Monti chiede più libertà per i governi, i partiti (quelli tedeschi) non ci stanno
L’intervista rilasciata ieri dal Premier Mario Monti allo Spiegel non è passata inosservata ai principali esponenti della politica tedesca. L’inquilino di Palazzo Chigi aveva parlato di diverse questioni inerenti i rapporti tra i due Paesi e l’Unione stessa, paventando il rischio dell’inasprimento dei toni antitedeschi in Italia e di una contrapposizione tra i sentimenti del Nord e del Sud Europa, dettata anche e soprattutto da disinformazione -molti tedeschi ritengono di stare pagando il debito italiano, quando in realtà non è vero: il bassissimo e a volte negativo tasso d’interesse sui titoli tedeschi si deve, secondo Monti, anche agli alti tassi pagati sui titoli italiani, che così finanziano il debito di Berlino.
[ad]In un’intervista dai toni come sempre pacati, Monti ha quindi lanciato diverse frecciate nei confronti della politica europea della Merkel, mettendo “i puntini sulle i” relativamente alla situazione economica-finanziaria dell’Italia e sull’apporto del nostro Paese al fine di superare la crisi europea, ma per farlo ha anche espresso un concetto che si è trasformato in un Cavallo di Troia per permettere le repliche di Berlino. Sostenendo le dichiarazioni di Mario Draghi a favore dell’impegno BCE in sostegno al debito degli stati nazionali, Monti ha dichiarato che è necessario fornire ai governi uno spazio di manovra più ampio dalle deliberazioni dei parlamenti nazionali, affinché dall’integrazione europea non si arrivi alla disintegrazione dell’UE: egli stesso, se avesso dovuto dar retta al proprio Parlamento, avrebbe dovuto negare il sostegno alle misure prese a fine giugno (misure per le quali si è invece battuto).
Dai liberali ai socialdemocratici, ai cristiano-sociali bavaresi, nessuno si è astenuto dal pungolare il Premier per questa (obiettivamente infelice) uscita: “Il signor Monti ha evidentemente bisogno di una chiara presa di posizione. Noi tedeschi non siamo pronti a cancellare la nostra democrazia per finanziare i debiti italiani” (Dobrindt, CSU); fare attenzione a che “l’Europa rimanga sufficientemente legittimata dal punto di vista democratico” (Bruederle, FDP); “Monti vuole risolvere i suoi problemi facendoli pagare ai contribuenti tedeschi” (Schaeffler, FDP); “l’accettazione dell’euro e del suo salvataggio viene rafforzato dai parlamenti nazionali e non indebolito” e “gli anni di Berlusconi hanno indebolito l’immagine del ruolo del Parlamento” (Poss, SPD). Anche esponenti del governo, come Westerwelle fanno notare che “il controllo parlamentare della politica europea è fuori da ogni discussione”, c’è infatti “bisogno di un rafforzamento, non di un indebolimento della legittimazione democratica in Europa”.
Difficile, quindi non notare che, almeno per gli esponenti della maggioranza, come le dichiarazioni siano soprattutto frutto di quello stesso sentimento di contrapposizione tra Nord e Sud Europa evocato dal Premier, ma il Monti-pensiero, in materia di parlamentarismo, necessiterebbe urgentemente di una rettifica.