Undici film da “leggere” in spiaggia
“Febbre a 90°” [tit. orig. “Fever Pitch”]
Di David Evans, 1997. Con Colin Firth, Stephen Rea, Ruth Gemmel
Da “Febbre a 90°” di Nick Hornby 1992
“Come fai a capire quando mancano 3 minuti alla fine e stai 2-1 in una semifinale e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce, stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi senza nient’altro nella testa”
Già, come fai? Ci devi essere dentro fino al collo, anche se la tua donna non capirà mai come un professore di scuole medie possa trasformarsi in un fan che canta, poga, grida in curva e continua a rimanere appassionato anche di fronte alle tragedie degli uligani. Bel libro, così leggero da essere in realtà molto profondo, come è tipico di Hornby. E bel film, sempre bilanciato, né troppo calciofilo né troppo melenso (ah, l’amour), anche lui leggero ma egualmente profondo. E occhio: la romanzesca partita finale che dà il titolo al film (gol decisivo al 90°) e il titolo all’Arsenal, non è leggenda. È proprio Storia. The gunners’ dream.
PS: David Evans, il regista della versione cine, carneade era e carneade è rimasto.
[ad]Da vedere nella località in cui la squadra per cui tifate svolge la preparazione estiva. Insieme alla persona che amate.
“Il sarto di Panama” [tit. orig. “The tailor of Panama”]
di John Boorman, 2001. Con Jamie Lee Curtis, Pierce Brosnan, Geoffrey Rush, Harold Pinter, Catherine McCormack, Daniel Radcliffe, Brendan Gleeson
Da “Il sarto di Panama” di John Le Carré, 1996
“Siamo fatti l’uno per l’altro: io ho i soldi, tu i debiti.”
Le Carré sotto l’ombrellone è l’ideale; leggero, appassionante, ma anche raffinato. Se siete una lei single, attirerete tanti bei ragazzoni, magari un po’ attempati, ma colti e avventurosi. Qui Le Carré non è ai suoi massimi livelli, è ancora nella fase in cui patisce la fine della Guerra Fredda ma ha dei contratti con gli editori da rispettare e si inventa allora una sorta di omaggio (o è proprio un plagio?) del suo grande Maestro, il Graham Greene de Il nostro agente all’Avana. Solo che al posto di Cuba c’è Panama, al posto di un venditore di aspirapolvere con una figlia, c’è un sarto con una bella moglie e a rappresentare i servizi segreti di sua Maestà c’è un Pierce Brosnan che si rifà il verso (era appena diventato il nuovo volto di 007). Ma va un po’ troppo sopra le righe e dopo un buon inizio il film svacca. Divertente l’aggancio tra la trama e la farneticante invasione USA del Paese negli ultimi giorni del 1989, così assurda da far pensare che magari è… andata proprio così. God bless America!
Da vedere vestiti con eleganza, ma senza prendersi troppo sul serio.
(per continuare la lettura cliccare su “6”)