Cantiere moderati-progressisti e agenda Monti: Bersani e il nemico in casa
“Casini penserà ad organizzare il fronte dei moderati, io quello dei progressisti”. Così Pierluigi Bersani aveva commentato l’abbozzo di un accordo ai primordi tra Pd ed Udc per le prossime elezioni. Il cauto ottimismo iniziale del leader Pd ha subito dovuto fare i conti però con i paletti dell’altro alleato fulcro della futuribile coalizione centro – sinistra, ovvero Nichi Vendola.
[ad]Il leader di Sel, infatti, sta tentando in tutti i modi di riportare sul carro anche l’irruente Antonio Di Pietro a cui Bersani oppone invece un fermo niet, dopo le continue ed insistenti sparate del leader Idv contro Monti e Napolitano. La condotta di Di Pietro è infatti considerata inaccettabile per chi sostiene il governo tecnico e spera nel prossimo anno di continuarne l’operato. E il segretario democratico è deciso ad andare avanti per la sua strada nonostante Vendola lanci sinistri avvertimenti, appoggiando la candidatura di Claudio Fava a governatore della Sicilia invece di sostenere Rosario Crocetta, indicato da Pd ed Udc. Ma sono marachelle estive, un verdetto sull’alleanza tra moderati e progressisti si avrà in autunno quando si delineerà anche il candidato del centro destra, ancora indeciso sull’ennesima candidatura di Silvio Berlusconi.
Le insidie maggiori per Bersani arrivano però da alcuni esponenti del suo stesso partito. Infatti alcuni maggiorenti del Pd non nascondono più la loro insofferenza per l’operato di Monti e non vedono l’ora di essere alle redini del governo per cambiare la rotta. A questo proposito, non sono passate inosservate le parole del responsabile dell’economia del Pd, Stefano Fassina, che in un’intervista al Foglio (giovedì 9) ha dichiarato senza mezzi termini che “nel 2013 il Pd non dovrà prestare il fianco alle scellerataggini dell’Europa delle destre e dei tecnocrati”. Secondo Fassina, infatti, nessuno dei paesi europei che ha seguito piani d’austerità “ha visto ridursi il suo debito pubblico”, segno che “l’agenda Merkel è autodistruttiva”.
E la soluzione per Fassina è una sola, niente Monti bis e nessun tecnico nella compagine di un governo di centro sinistra. “E’ questa l’unica chance che abbiamo di salvare la nostra moneta unica e la qualità delle nostre democrazie: cambiare governo; e il discorso naturalmente vale sia a livello europeo sia a livello italiano” ha chiosato Fassina.
Le parole del responsabile economia del Pd stridono se messe a confronto con quelle rilasciate nello stesso giorno da Bersani in un’intervista al Sole 24 Ore che invece giura “lealtà al governo Monti, lealtà verso il grande obiettivo europeo, responsabilità nella tenuta dei conti, della riduzione del debito e nella costruzione di un avanzo primario”.
Il segretario dei democratici è sicuro: “la continuità con Monti sarà la salvezza di un’Italia che è europea ed europeista”. Dovrà farlo capire anche a Fassina, se no l’accordo tra moderati e progressisti rischia di naufragare prima del varo.