Settimana dominata da volatilità tipica di agosto, con volumi in calo a causa dell’assenza di molti operatori sui mercati azionari. Gli indici principali chiudono in positivo, digerendo bene la frenata cinese, che lascia comunque trasparire diversi motivi di cautela.
[ad]La Cina ha fatto segnare un calo sia nell’export che nell’import, evidenziando che la crescita globale rischia un rallentamento in futuro: se la Cina esporta meno, significa che gli acquirenti (come gli europei: export in calo del 16%) spendono meno anche in prodotti made in China, complice la recessione ormai realtà in vari Paesi europei, mentre le importazioni in calo segnano un rallentamento anche della congiuntura cinese. Il significato che possiamo attribuire a questa situazione è probabilmente fosco: anche le economie emergenti rischiano di rallentare, e visto che il loro peso sul PIL mondiale aumenta molto in fretta, c’è da attendersi un periodo di crescita a marce piuttosto ridotte.
Non che la Cina rischi la recessione, sia ben chiaro: il PIL dovrebbe crescere ancora dell’ordine dell’8%, ma siamo comunque ben lontani dalle crescite a due cifre cui il dragone ci aveva abituati nei trimestri scorsi. Le cose sono comunque destinate a cambiare, e non poco, in autunno, quando il Partito Comunista al potere in Cina deciderà nel corso del suo congresso il cambio della guardia ai vertici della superpotenza.
Qualche buona notizia, però, c’è: l’inflazione cinese rallenta. Va detto, infatti, che la Cina ormai esporta la propria inflazione verso i propri partner commerciali, e dunque con l’Europa. Un rallentamento dell’inflazione anche nell’area Euro aumenterebbe i margini di manovra della BCE, il cui obiettivo principale è proprio la stabilità dei prezzi, e dunque ci si potrebbero aspettare novità sul fronte dei tassi di interesse nei prossimi mesi.
La settimana di ferragosto, intanto, si preannuncia comunque ricca di nuove informazioni macroeconomiche: lunedì si segnalano soltanto la stima del PIL giapponese (prevista a +0,6% contro il +1,2% del trimestre precedente) e l’asta di BOT a 3 e 12 mesi in Italia. Martedì sarà la volta del PIL tedesco, previsto a +0,2% contro +0,5% trimestre su trimestre, e quindi dell’indice ZEW che misura il sentiment economico, che dovrebbe rimanere stabile intorno ai -20 punti. Conosceremo inoltre anche il dato sulla produzione industriale e la stima preliminare del PIL europeo, entrambi previsti in territorio lievemente negativo. Negli USA occhi puntati sulle vendite al dettaglio, che dovrebbero ritornare in territorio lievemente positivo dopo la contrazione subita nel mese precedente.
Mercoledì, Ferragosto, l’agenda prevede dati interessanti dagli USA: si comincia con l’indice dei prezzi al consumo, misura dell’inflazione, che dovrebbe rimanere stabile al 2,2%, e si continua con la produzione industriale, prevista ancora lievemente in territorio positivo.
Giovedì conosceremo l’inflazione europea: il dato su base annua è atteso in rialzo a +1,9%, sulla soglia del 2% che desterebbe preoccupazione presso la BCE. Per gli Stati Uniti, oltre al dato sui sussidi di disoccupazione (previsti ancora intorno ai 360mila), sarà interessante seguire il numero dei nuovi cantieri residenziali, che aiuteranno a farsi un quadro più preciso dell’andamento futuro dei consumi e della fiducia delle famiglie. Il dato, comunque, non dovrebbe discostarsi troppo dai numeri ancora depressi precedenti.