Termometro Finanziario: quali temi economici domineranno l’attenzione dei mercati nei prossimi mesi?

Pubblicato il 27 Agosto 2012 alle 11:38 Autore: Giovanni De Mizio
termometro finanziario

Termometro Finanziario: quali temi economici domineranno l’attenzione dei mercati nei prossimi mesi?

 

Si indebolisce il trend positivo che ha caratterizzato i mercati finanziari nelle ultime settimane: i rialzi erano infatti proseguiti provocando l’uscita delle quotazioni dal range che le controllava da ormai due ottave, salvo poi ritornarvi nella giornata di giovedì con crollo piuttosto vistoso, ma reso meno preoccupante dal rimbalzo degli indici sulla parte bassa del range (indicativamente 6900 punti per il tedesco DAX, 2400 per l’EUROSTOXX e 14500 per l’italiano FTSE MIB). Sarà dunque interessante osservare cosa accadrà nelle prossime settimane: quella che si apre lunedì è l’ultima settimana di vacanza e ci si aspetta il ritorno di molti operatori soprattutto dal 4 settembre, giorno che segue il Labor Day statunitense che segna la fine dell’estate americana.

[ad]Non pochi osservatori hanno lasciato intendere di ritenere che i mercati abbiano toccato un picco che li porterà nei prossimi mesi a rivedere livelli situati molto più in basso: i più pessimisti ritengono che ci sia una forte probabilità che le borse aggiorneranno i minimi degli ultimi anni, sancendo che per gli investitori la crisi è ancora lontana dal risolversi, nonostante politici e agenzie di rating, negli ultimi tempi, abbiano ribadito di vedere la luce in fondo al tunnel. I temi e relative incognite, però, sono ancora sul tavolo, e vale la pena approfittare dell’ultima settimana di vacanza per esaminare brevemente alcuni punti che occuperanno osservatori, analisti e investitori nel corso dei prossimi mesi.

 

L’Italia affronterà gli ultimi mesi di governo Monti: il Paese andrà al voto probabilmente nella primavera del 2013, ma c’è da aspettarsi che la campagna elettorale comincerà molto prima (e già si potrebbe dire che sia iniziata). Il clima potrebbe rapidamente accendersi, rendendo maggiormente difficoltoso il compito difficile e ancora lungo che il governo dei tecnici deve affrontare, e il rischio che il Paese torni ad affrontare la baraonda generale tutta chiacchiera e niente polpa tipica dell’ultimo decennio continuerà a pungere chiunque osservi l’Italia (e soprattutto chi deve decidere di investire sul futuro del Belpaese), soprattutto nel caso in cui le riforme strutturali si riveleranno essere una semplice mano di vernice.

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L’Europa si ritroverà ad affrontare la propria crisi, con la Grecia stretta fra la solidarietà di alcuni Paesi europei e l’intransigenza di altri, ovvero fra chi ritiene che l’austerità simultanea in molti Stati UE non porterà altro che nuova recessione e che quindi servono ragionevoli alleggerimenti nelle politiche monetarie e/o fiscali in contrapposizione a chi vede nella crisi una sorta di punizione divina contro il lassismo di certi governi, specie del Sud Europa, senza considerare che l’integrazione dell’area rende tutti i Paesi della zona e quelli limitrofi piuttosto sensibili ai crolli di questo o quel Paese, per non parlare del fatto che se non si riprende l’Europa non si riprende l’intera economia mondiale. Il ritorno alla ragione sembra ancora lontano specie nel Paese guida dei falchi, ovvero la Germania, che dovrà affrontare le elezioni nel corso del 2013. Va ricordato che per molti cittadini tedeschi non è la Germania a dover entrare in Europa, bensì il contrario, e gli altri Paesi dovrebbero pure ringraziare. In quest’ottica va letta la proposta della Merkel di un tribunale economico dell’Unione Europea che dovrà punire i Paesi che sgarreranno nel redigere i propri bilanci. Nella migliore delle ipotesi, si tratterà dell’ennesimo organo che cercherà qualche posto nella complicata struttura della UE, pronto ad essere demolito quando la Germania si ritroverà in difficoltà, come già avvenuto all’alba del millennio con il Trattato di Maastricht, quando la Germania ne sforò i parametri e perciò decise (d’accordo con Francia, Italia e altri) che il Trattato era un suggerimento, non certo qualcosa di vincolante.

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