Il sondaggio di oggi commissionato dal programma di Raitre “Cominciamo Bene” ci porta ad un tema di strettissima attualità , che nei prossimi mesi avrà sempre più spazio per via delle elezioni politiche del 2013. Parliamo della alleanze future e del centrismo che informa, a nostro avviso, l’intero dibattito sull’offerta politica delle prossime elezioni.
Per quanto riguarda l’ alleanza tra il Pd e l’ Udc diciamo che la reazione dei nostri intervistati è alquanto freddina. Un 40% ritiene che sia una mossa disperata di Casini e un 1/3 ritiene innaturale un accordo elettorale tra questa due forze.
Soltanto un 16% si dimostra un po’ più aperto mentre un esiguo 15% degli intervistati si schiera apertamente a favore di questa alleanza.
Molto interessante risulta la seconda slide ,che dimostra la tendenza “bipolarista” dell’elettorato italiano. A dire il vero, chi non vede l’ Udc e il centro come protagonisti della politica italiana nei prossimi mesi fonda le proprie considerazioni su diversi aspetti. Infatti tra il campione troviamo chi attribuisce la debolezza del centro a Grillo mentre altri si concentrano su variabili di sistema come la legge elettorale o il bipolarismo (stentato aggiungiamo noi) che ha caratterizzato la politica italiana negli ultimi anni.
Questa slide evidenzia quindi come, se pur tra molte difficoltà, la logica bipolare si è fatta strada tra l’elettorato italiano. In questo senso, possiamo dire, che il sistema politico italiano va verso l’Europa dove il concetto di centro politico sostanzialmente non esiste e dove le elezioni si giocano tra due grandi blocchi (o partiti) di stampo progressista o conservatore.
[ad]Certo esistono elementi di sistema come la legge elettorale o i governi tecnici ( o meglio la possibilità di formare governi non espressione della maggioranza uscita dalla urne) che possono tenere a galla residue forme di centrismo ma ormai,anche grazie all’elezione diretta di sindaci, presidenti di regione e di provincia, la strada del bipolarismo sembra segnata. Certo può accadere che gruppi dirigenti timorosi ripropongano modelli da Prima Repubblica. In questo senso la riforma elettorale, sostenuta anche dai dalemiani tramite Violante, che si vuole approvare, rappresenterebbe un grande passo indietro. Tuttavia l’elettorato non è né sordo né cieco e l’alternativa Grillo potrebbe innescare un voto di protesta in grado di attrarre elettori di ogni provenienza e sopratutto dal Pd.
Inoltre, rispetto al potenziale elettorale, la vera prova che l’Udc dovrò affrontare nelle prossime settimane sono le elezioni in Sicilia. Da questa tornata elettorale si potrà comprendere la reale consistenza del partito di Casini e da lì fare tutte le valutazioni sugli scenari futuri.
Infine una considerazione generale è d’uopo. Il centrismo, al di là di un legame storico col Sud spesso segnato da rapporti clientelari, appare un’opzione relegata ad un passato che l’elettorato fa fatica a ricordare in termini di gradevolezza o di efficienza. La nostalgia per alleanze postdemocristiane potrebbe seriamente stonare col clima politico, che richiederà sempre di più decisioni nette da prendere in tempi relativamente brevi. E se per un verso legittimare ampie alleanze per tagliare fuori dal governo permanentemente alcuni segmenti significativi del paese (la Lega Nord piuttosto che Sel o il Movimento 5 Stelle) sarebbe la riproduzione di una conventio ad excludendum fuori dal tempo, d’altra parte le riforme sociali non potranno essere accettate bene dai mercati se frutto di mediazioni interminabili.
Non bisogna essere giovani della generazione Apple per misurare la distanza fra quel passato e il nostro presente, bensì basterebbe citare la fine del mondo in blocchi post muro di Berlino e l’arrivo della globalizzazione, che spesso rendono spuntate pure le procedure improntate a rapidità e decisionismo del mondo anglosassone.