Il sondaggio di oggi racconta di un dramma tutto italiano: l’Ilva di Taranto.
La domanda che abbiamo rivolto al nostro campione di intervistati è semplice,ma riflette l’immane dilemma che da anni investe Taranto e la Puglia intera ossia la scelta tra il lavoro e la salute.
[ad]Le risposte appaiono abbastanza nette. Una grande maggioranza si schiera a favore della salute, mentre un consistente 36% ritiene indispensabile trovare un equilibrio tra le due necessità che, ad essere del tutto onesti, appare molto difficile.
Infine, soltanto un 10% ritiene più importante il lavoro rispetto al resto mentre il 5% degli intervistati si schiera a favore di una moratoria di almeno due anni.
Commentare questa slide non è semplice perché la situazione sta evolvendo tra ricorsi e provvedimenti della magistratura. Esprimere quindi una valutazione, anche parziale, non è possibile o almeno non ora.
E’ possibile comunque fare e farsi alcune domande. In primo luogo sarebbe curioso capire come si è arrivati a dover scegliere tra la salute e il lavoro, due diritti costituzionalmente garantiti o, più semplicemente, due diritti complementari e non certo contrapposti.
La seconda domanda è rivolta alla politica e potrebbe essere riassunta così: A cosa serva la politica? I provvedimenti della magistratura segnano il fallimento di chi doveva governare certi processi. E’ la politica che ne esce distrutta, sostituita dalla magistratura e senza alcuna capacità di rappresentanza rispetto alle istanze del territorio.
Proprio per questo l’Ilva rappresenta il dramma italiano perché a livello locale ripropone le stesse domande che tante volte ci poniamo, ad esempio, parlando della crisi: a cosa serva la politica? Se i mercati governano i Paesi e i giudici decidono, di fatto, sullo sviluppo industriale di un territorio a cosa servono gli organi di governo e di rappresentanza?
Domande che dovrebbero interrogare tutti, in particolare i politici del Meridione i quali molto spesso accusano il Nord, alcune volte tirando in ballo l’ Unità d’Italia, di aver derubato il povero Sud. La verità è che sono state proprio le classi dirigenti del Sud a condannare il Sud ad un perenne stato di miseria. Una miseria che, 50 anni dopo la costruzione del più grande impianto siderurgico d’ Europa, ci propone quella famosa domanda: Salute o Lavoro? Il problema è che quella scelta è stata già fatta anni fa e i tumori, l’inquinamento del mare e del suolo, più di ogni altra sentenza, ci dicono quanto e come sia stata pagata quella scelta.
Il riconoscimento della prevalenza della salute sugli altri interessi (economici) da tutelare non vieta agli italiani di essere per una larga parte favorevoli ad una rinascita del polo industriale. Questa esigenza è avvertita in particolar modo dagli uomini, mentre le donne nutrono maggiori riserve.
Pur essendo disponibili ad un rilancio dell’Ilva, il campione si divide pressoché a metà quando si tratta di scegliere chi dovrà investire per consentire una ripresa della produzione: lo Stato, in ragione dell’alto interesse industriale legato all’area, opzione di poco prevalente sommando la seconda e la terza risposta. Oppure il privato, dal momento che la proprietà dell’azienda è privata e sarebbe logicamente inaccettabile destinarvi soldi pubblici.