SDE, verso la casa del futuro

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Mentre si sforbiciano gli incentivi alle fonti rinnovabili – smettendo da un lato di drogare il libero mercato ma dall’altro rinunciando a indirizzare lo sviluppo tecnologico ed energetico del Paese verso le energie alternative ai combustibili fossili – appare quasi una delle classiche contraddizioni all’italiana la partecipazione di una delegazione del nostro Paese alla seconda edizione del Solar Decathlon Europe di Madrid, la cui fase conclusiva avrà luogo dal 14 al 30 di settembre.

[ad]Nato nel 2002 sotto l’egida del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, il Solar Decathlon è una sorta di torneo che vede sfidarsi team di ricerca impegnati nella realizzazione di abitazioni al tempo stesso belle e sostenibili, grazie all’utilizzo e allo sfruttamento dell’energia solare. Dopo la prima edizione del 2002, il Solar Decathlon è stato ripetuto nel 2005 e da quella data si tiene regolarmente ogni due anni.
Nel 2007, da una collaborazione tra il governo USA e quello spagnolo, è nato Solar Decathlon Europe, che si ripropone i medesimi obiettivi su scala europea pur essendo comunque aperto a delegazioni di ogni parte del mondo.
La prima edizione si è tenuta nel 2010 e, con la seconda in corso in questo 2012, si andrà a creare un’alternanza con l’edizione americana tale da garantire uno svolgimento generale a livello annuale.

L’edizione del 2010 ha visto partecipare ben diciassette delegazioni provenienti da sette nazioni, e si è conclusa con la vittoria di misura del progetto Lumenhaus del Virginia Polytechnic Institute & State University sul progetto tedesco Ikaros_Bavaria.

Classifica SDE 2010

 

Specifiche del progetto Lumenhaus

 

Valutazione del progetto Lumenhaus

Come riportano le schede tecniche del progetto vincitore, si tratta di una competizione estremamente articolata, con valutazioni dettagliate che tengono conto di una molteplicità di fattori destinati a riprodurre il più fedelmente possibile da un lato la vivibilità ed il pregio architettonico della costruzione, e dall’altro la sostenibilità energetica.
Il Solar Decathlon Europe, quindi, si propone l’ambizioso obiettivo di fissare i parametri tecnici e al tempo stesso qualitativi dell’abitabilità sostenibile del futuro, cercando di promuovere e premiare progetti in grado di calare i grandi temi energetici e ambientali nel vivere quotidiano superando quell’insidioso confine che separa il mondo prettamente scientifico e sperimentale da quello del sentire comune.

La ferrea volontà di perseguire un simile obiettivo è evidenziata sin dalla strutturazione della giuria, suddivisa in sei ambiti di valutazione:

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[ad]Altrettanto articolata sarà la struttura delle competizioni, allo scopo di coprire il più possibile tutti gli aspetti della qualità della vita quotidiana in una casa del futuro. Saranno dieci, come suggerisce il Decathlon del nome della sfida, le prove che le abitazioni dovranno affrontare:

La candidatura italiana farà parte di una platea di venti proposte (+18% sul 2010) provenienti da tredici nazioni (+86% sul 2010), Brasile, Cina, Danimarca, Egitto, Francia, Germania, Giappone, Italia, Portogallo, Regno Unito, Romania, Spagna, Ungheria, e parteciperà con il progetto MED in Italy, che ruota intorno all’idea di una casa adatta al clima mediterraneo, in grado quindi di sfruttare le peculiarità naturali di tale area per trarre dall’ambiente circostante la propria energia.

Banner del progetto MED in Italy

Il sito del progetto italiano è dotato di un’amplia area progettuale, che mostra l’elevato backgroundscientifico e tecnologico dietro la partecipazione del nostro Paese alla competizione.

Oltre naturalmente al patriottismo che spinge a tifare per MED in Italy, è indubbiamente una buona notizia che il nostro Paese sia in grado di competere ai massimi livelli con le principali potenze mondiali su un tema così sensibile e delicato come quello della sostenibilità energetica e ambientale delle abitazioni.
Per un Paese fortemente importatore di energia, si tratta di un settore chiave dell’intera economia nazionale: che un’équipe sia stata in grado di pensare, progettare e costruire abitazioni di questo genere, tanto più inserite in un contesto in cui la facilità di realizzazione su scala industriale e l’estetica hanno una parte rilevante, è una notizia che non può che far riflettere.
Forse, prima di trivellare le Isole Tremiti per avere qualche kilowattora di energia in più, sarebbe necessario dare maggior spazio a progetti come questo, e consumare parecchi kilwattora in meno…