L’intervista. Il pastore Jones: “Obama sta distruggendo lo spirito americano”
Il pastore Terry Jones sarebbe uno dei tanti semplici predicatori di provincia negli Stati Uniti. Guida una piccola chiesa a Gainesville, la città universitaria e progressista dove ha sede l’Università Statale e dove, forse pochi sanno, fu inventata la famosa bibita “Gatorade” (che prese il nome, per l’appunto, dal “gator”, alligatore, simbolo dell’università locale).
Diciamo sarebbe perchè, pochi mesi fa, ha raggiunto la ribalta nazionale quando, come segno di protesta nei confronti del Presidente Obama e della sua politica “troppo tollerante” nei confronti del mondo arabo minacciò e infine organizzò il “Burn a Coran Day”. Numerose copie del libro sacro dell’Islam vennero bruciate nel cortile della sua chiesa, creando scompiglio e indignazione a livello planetario.
[ad]Una pazzia, penserete voi. E tale sarebbe rimasta, dopo aver fatto notizia per qualche giorno, sarebbe finita nel dimenticaio ma il Pastore Jones non si è fermato. E’ di poche settimane fa la notizia che, nello stesso cortile, era comparsa un’effige del Presidente Obama “impiccato” a un patibolo con la scritta “Obama sta uccidendo l’America”.
E ora, nel pieno della campagna elettorale che si concluderà il 6 Novembre prossimo e che sancirà la riconferma di Obama a presidente o l’ascesa del repubblicano Mitt Romney, il pastore Terry Jones decide di lanciare la sua ultima provocazione: “Mi candido Presidente”.
Pastore Jones, le sue azioni e visioni “estremiste” sul rapporto che il mondo occidentale dovrebbe avere con l’Islam hanno creato scompiglio e indignazione nell’opinione pubblica, cosa le ha fatto credere che fossero necessarie? Dopo le numerose critiche ricevute ritiene che fossero ancora la cosa giusta da fare, o forse si rende conto di “aver superato il limite”?
Ciò che mi ha convinto sulla necessità di tale azione è la condizione in cui versa il mondo. Non sono una persona “con le bende sugli occhi”, ho viaggiato molto dall’Asia, all’Europa, all’Africa e, quando sono tornato negli Stati Uniti dopo trent’anni da “pellegrino”, non ho potuto che notare la condizione in cui versa la nostra nazione. C’è un decadimento morale, economico e spirituale in atto. Siamo in questa condizione ormai da anni, ma stiamo peggiorando sempre di più e la gente sembra non interessarsene. Le nostre azioni erano quindi necessarie per “svegliare” il popolo americano dal suo torpore e dalla sua indifferenza. Come ho detto allo U.S. Secret Service che mi ha interrogato dopo il “Burn a Coran Day” non ho superato alcun limite, nel rispetto delle leggi della nostra terra, rivendicherò sempre i nostri diritti di libertà così come sanciti dal Primo Emendamento se questi ci concederanno di raggiungere i nostri obiettivi.
Lei ritiene quindi che il mondo occidentale, e in particolare gli Stati Uniti, non dovrebbero avere alcun rapporto con quelle nazioni dove l’Islam è la principale religione, o sostiene invece il dover instaurare un diverso tipo di rapporti?
No, ritengo che si possano mantenere dei rapporti ma serve un cambiamento radicale. Non è l’Islam in quanto religione il motivo per cui bisogna “troncare” i rapporti con determinate nazioni, quello che non deve essere tollerato è quando i diritti umani non sono rispettati: la libertà di pensiero, la libertà di parola e ovviamente la libertà di religione. Quando le nazioni islamiche uccidono le persone perché sono cristiane, omosessuali o quando lapidano le donne adultere, violano i diritti umani più basilari. Sono queste le nazioni con cui dovremmo rifiutarci di avere qualsiasi rapporto in futuro. Questi paesi andrebbero esclusi dalle Nazioni Unite e dovrebbero rimanere isolate dal resto del mondo fino a quando non si decideranno a rispettare la santità della vita umana.
Ha fatto scalpore la sua recente decisione di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti, ci spiega il motivo di questa sua scelta?
Abbiamo deciso di candidarci alla presidenza per un motivo molto semplice: per dare una “wake up call” al popolo Americano. Tutti gli altri candidati, di destra o sinistra che siano, sono politici di professione che dicono ai cittadini quello che loro vogliono sentire, e non la verità sulle condizioni in cui versa l’America. Non parlano dei nostri problemi di deficit, della piaga dell’immigrazione clandestina, non parlano di quanto costa mantenere le nostre truppe su suolo straniero. Non hanno gli “attributi” per farlo, sono politici. Noi invece continueremo il nostro sforzo per far sì che gli americani capiscano quale è la verità, o l’esistenza stessa degli Stati Uniti d’America sarà in pericolo.
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Lei ha recentemente fatto realizzare nel suo cortile una “scultura” dove il presidente Obama è “condannato a morte” e impiccato. Ci spiega questa sua decisione?
[ad]Inizialmente avevamo rappresentato il presidente Obama come il “boia” che impiccava lo Zio Sam. Il motivo era far capire agli americani come Obama stia uccidendo l’America, la sua economia e il suo spirito. Abbiamo deciso poi di “cambiare” e l’impiccato è diventato Hussein (secondo nome di Obama ndr). Ha promesso e non ha mantenuto, questo è il motivo di questa nostra scelta. Aveva promesso di chiudere la base di Guanatanamo, e non l’ha fatto. Aveva promesso di riportare a casa le nostre truppe, e non l’ha fatto. Racconta bugie per compiacere l’elettore medio, cosa non “nuova” per un politico di razza quale è lui. Ha più volte detto che “l’Islam ha una lunga storia e tradizione di tolleranza”, ma questa è una gravissima bugia. Ancora, aveva promesso di ridurre il debito nazionale del 50% ma tutti sanno come in realtà questo debito sia andato alle stelle. E’ il presidente che più aumentato il debito pubblico, partendo da George Washington e arrivando a George W. Bush. “Obamacare” è stata la pietra miliare della sua politica pericolosa e spendacciona. Alcune idee potrebbero anche essere giuste ma una cosa è certa: non possiamo permetterci una riforma di questo tipo. Tutti hanno il diritto ad avere un’assicurazione sanitaria, ma non è il Governo a doverla fornire mentre questo presidente sembra credere che il governo debba prendersi cura di ciascuno, dalla culla alla tomba. Il ruolo del Governo è invece quello di creare un “ambiente”, una “atmosfera” in cui l’iniziativa dei singoli cittadini e dei privati possa permettere la realizzazione di ciò di cui abbiamo bisogno, a partire dall’assicurazione sanitaria.
Parlando sempre del Presidente, qual è la sua posizione sul dibattito dei “birthers” secondo i quali non sarebbe nato negli Stati Uniti?
La mia opinione personale è che il presidente Obama non sia nato negli Stati Uniti. Credo sia invece nato in Kenya. E’ questo è ampiamente provato. Per esempio ci sono numerose testimonianze di suoi parenti, compresa sua nonna, i suoi fratellastri e l’ambasciatore del Kenya che dicono esattamente questo. Sono venuto anche a conoscenza del fatto che i cittadini del suo villaggio in Africa hanno eretto un monumento di fronte alla sua casa natale, per poterlo celebrare. Il Presidente si è inoltre più volte rifiutato di mostrare il suo certificato di nascita e quello che ha infine mostrato è chiaramente un falso. Solo il fatto che si sia rifiutato di produrlo per anni dovrebbe far venire a tutti qualche dubbio. Il governatore dello Stato delle Hawaii, dove lui dice di essere nato, giustificò il ritardo dicendo che il certificato era andato perso ma come mai allora per un qualsiasi cittadino nella stessa situazione ottenere una copia è facile, rapido e indolore. Possibile che non sia lo stesso per il Presidente degli Stati Uniti? Il fatto che Obama abbia impiegato quattro anni per mostrarne uno è la prova “sovrana” del fatto che non sia nato in territorio americano e che, essendo uno straniero, non avrebbe alcun diritto di essere presidente.
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Lei si ritiene un “pastore” nel senso generico del termine, ovvero una guida spirituale per i suoi concittadini?
[ad]Mi considero a tutti gli effetti un pastore, e lo sono stato per gli ultimi trentacinque anni. Sono un pastore nella concezione tradizionale del termine, non sono né voglio essere un pastore com’è considerato oggi. Faccio tutto ciò che un pastore tradizionale dovrebbe fare, predico messa la domenica, visito gli ammalati e chi ha bisogno di consiglio o conforto, celebro matrimoni e funerali. Certo, questo avviene anche nella concezione moderna. Quello che mi rende differente dagli altri è una semplice cosa: io predico la verità. Il ruolo del pastore non dovrebbe essere quello di far felice la gente, ma solo quello di servire Dio. Deve rendere i fedeli disciplinati, deve metterli di fronte ad uno specchio. Nella Chiesa d’oggi abbiamo purtroppo perso questo aspetto, non dobbiamo essere amichevoli a tutti i costi, dobbiamo servire il Signore e farlo a qualunque prezzo.
Quale è allora la sua missione?
La mia missione è svegliare l’America, far capire ai miei concittadini quale sia la verità. Stiamo lentamente distruggendo le fondamenta della nostra nazione, spendendo soldi che non abbiamo, uccidendo la vita tramite più di settecento aborti al giorno, imprigionando persone senza motivo. E gli americani hanno fatto come gli struzzi, infilato le loro teste nella sabbia pur di non vedere, pur di non capire. Le nostre comunità, quella bianca, quella afroamericana, quella ispanica, hanno tutte problemi morali e spiriturali da risolvere. La nostra missione è non nasconderci, affrontare i nostri problemi cercando di risolverli. Solo la verità rende l’uomo libero, per quanto questa possa essere dolorosa.
Lei si considera un Repubblicano? Un membro del Tea Party? O qualcosa di diverso?
Non sono né un repubblicano né un membro del Tea Party. Sono però un vero conservatore. I repubblicani non ci offrono le soluzioni ai nostri problemi, sono certamente meglio dei democratici ma sono comunque dei politici. Il Tea Party sarebbe un buon movimento, hanno un buon programma e le idee giuste per risollevare il paese. Tuttavia hanno un grande problema: sono un branco di codardi, così come tutti gli altri politici. Hanno bisogno dei voti della gente e dicono qualsiasi cosa pur di ottenerli. L’America non ha bisogno di politici o di belle bugie, ha bisogno di sapere la verità.
La maggior parte dei commentatori politici ritiene che, nonostante, come spesso succede, ci siano numerosi candidati “fuori dai principali partiti” a vincere saranno o Barack Obama o Mitt Romney. In caso di vittoria di quest’ultimo, cosa si aspetta da una Presidenza Romney?
Niente, è molle come un “pancake”, è un politico maestro dei “flip-flops”, è una persona senza alcuna convinzione o ideologia. Sarebbe però certamente meglio di Hussein. Mi piacerebbe che fosse capace di prendere decisioni forti: tagliare il deficit, riportare a casa le nostre truppe, tagliare l’inutilmente enorme budget per l’esercito, affrontare una volta per tutte la piaga dell’immigrazione clandestina. Mi piacerebbe che Romney fosse capace di tutto questo, ma purtroppo non esiste un singolo politico nell’arena tanto coraggioso da fare ciò che sarebbe giusto. Io sono forse l’unico. Se però insiste e vuole sapere se c’è qualche politico per cui nutro qualche simpatia, devo ammettere che sì, esiste. Il senatore Ron Paul.
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Secondo lei, cos’è la libertà? Lei crede nella libertà di pensiero politico e religioso così come sancita dalla Costituzione o ritiene che il cristianesimo sia “l’unica via”? come ritiene che l’uomo e i governi dovrebbero ambire alla pace e all’ordine mondiale?
[ad]Libertà è concedere all’uomo il libero arbitrio. Concedergli, nei limiti della legge, di determinare cosa sia giusto per la sua vita, quale siano le strade e iniziative da intraprendere, e soprattutto decidere quale sia il suo credo religioso. L’uomo ha anche il diritto alla libertà di pensiero, al protestare contro i governi, a patto che sia una protesta non violenta e che rispetti quanto stabilito dai padri costituenti nel primo emendamento. E’ giusto poi che i governi ambiscano all’ordine mondiale tramite le leggi, ma queste dovrebbero essere il minimo indispensabile. Più regolamenti creiamo, più disordine avremo. Gli Stati Uniti hanno troppe leggi, l’Europa ancora di più. Per quanto riguarda la Pace nel mondo invece credo che questa sia raggiungibile solo tramite l’applicazione dei principi contenuti nella Bibbia. Pur rispettando i credi di ognuno (personalmente credo che l’Islam sia sbagliato e dannoso così come credo che l’omosessualità sia contro natura ma mai vorrei che una persona fosse discriminata per il suo credo o per ciò che è), ritengo che il cristianesimo sia l’unica verità e che Gesù Cristo sia la nostra unica via, il nostro unico Salvatore. Quando tutti i governi impareranno a rispettare i diritti umani e la sanità della vita, a seguire i sacri principi della Bibbia nell’applicazione della legge e far propri i sentimenti di perdono e carità cristiana otterremo finalmente stabilità, pace e ordine a livello mondiale.