Grillo tra Orwell e Berlusconi
Che il blog di Grillo salga spesso alla ribalta a causa dei suoi contenuti provocatori e delle sue affermazioni spesso volutamente iperboliche non è certamente una novità, ma con l’intervento del 2 settembre il comico genovese pare aver oltrepassato una linea di demarcazione importante nel suo percorso di progressiva politicizzazione, nel senso più completo – e per certi aspetti deteriore – del termine.
[ad]Il post sul blog si intitola “I Due Minuti d’Odio”, e in massima parte riprende e parafrasa un celebre passaggio del 1984 orwelliano: i Two Minutes Hates, un periodo giornaliero in cui i membri del Partito, in Oceania, devono guardare un film che mostra i nemici della società – Goldstein ed i suoi seguaci – ed esprimere il loro odio verso di loro.
Grillo rielabora il passaggio dei Two Minutes Hate assegnando a sé stesso e al MoVimento 5 Stelle il ruolo di Goldstein, arrivando, nella chiosa conclusiva del suo intervento, a temere una vera e propria istigazione a delinquere finalizzata alla sua eliminazione:
E dopo? Cosa verrà dopo? Dal tiro al bersaglio metaforico, si passerà a quello reale? L’informazione sta sconfinando in molti casi in istigazione a delinquere come avvenne negli anni di piombo.
Sicuramente è legittimo per Grillo vedere sé stesso ed il MoVimento che rappresenta nel ruolo degli eroici avversari di un sistema oppressivo e autoreferenziale, anche se già in questo si coglie un certo passaggio di visione dalla semplice pars destruens verso “gli altri” alla celebrazione del “noi”, ma ciò che stupisce è in qualche modo la conclusione del messaggio, il sentirsi direttamente minacciato come persona.
L’intervento di Grillo, malgrado alcune opinioni emerse su Il Fatto Quotidiano che vedrebbero il post come una sorta di sfogo del comico genovese, è sicuramente ben congegnato e ha una forte valenza propagandistica e in ultima analisi elettorale, ma nella sua metaforica violenza, quella evocata e quella verbale del messaggio, mette in mostra senza più coperture alcuni dei punti più controversi del complesso rapporto tra Grillo ed il MoVimento 5 Stelle.
È presente in effetti una vera e propria sovrapposizione tra il partito ed il suo leader e fondatore che, partendo dal passaggio sulla proprietà del simbolo, si snoda nel contenuto del messaggio sfruttando anche l’ardito paragone con Goldstein.
Grillo parte infatti dalla premessa che i media attaccano lui mentre dovrebbero discutere del programma del moVimento 5 Stelle, quindi in qualche modo il tono personalistico del messaggio è giustificato; ciò che lo è forse di meno sono le conseguenze che si traggono dal paragone usato. 1984 è un romanzo terribilmente pessimista, ed il finale non è certamente tra i più lieti, come sintetizza in maniera mirabile la scena del 2+2=5. La scelta di paragonarsi a Goldstein, e quindi di accettare implicitamente il mondo di 1984 come significativa rappresentazione di quello reale, ha due importanti implicazioni: la prima è che Grillo paragona sé stesso – e non il MoVimento – a oppositore della Casta e del pensiero unico; la seconda è che senza di lui ogni tentativo di riforma o rivoluzione è destinato a fallire. Grillo si ripropone quindi come elemento fondante, essenziale e inamovibile del MoVimento 5 Stelle, imponendo una volta di più la propria autorità e lanciando anche un messaggio di avvertimento a quei militanti che tendono a smarcarsi in maniera eccessiva dalla sua figura. Sebbene Grillo sia pronto a considerarsi e presentarsi come nulla più che un veicolo di idee e una figura di aggregazione di cittadini comuni, la scelta di ritagliare per sé stesso – e non per il movimento – la figura di Goldstein è estremamente chiara su quali siano i reali rapporti di forza all’interno del partito.
(per continuare la lettura cliccare su “2”)