Competizione e competenza condividono la stessa origine etimologica dal lat. competĕre, der. di petĕre “dirigersi, andare”, col pref. con-, propr. “andare, chiedere insieme”.
Insomma se la competizione e’ rimasta come significato fedele all’origine latina, cioè il dirigersi tutti verso un obiettivo comune, il significato di competenza si puo’ dire sia traslato ad indicare le qualità necessarie per partecipare alla competizione.
Dunque la competizione richiede ed affina le competenze che sono una condizionesine qua non per la quale una competizione possa aver luogo. Senza competenze si sprofonda nella mediocrità e quindi non esiste competizione ma selezione con altri mezzi, i.e. cordate di potere o amicali entro una logica di clan.
Ed e’ fondamentalmente questo il problema della classe politica italiana: a fronte di una debole competizione tra coalizioni e partiti negli ultimi 20 anni, che comunque e’ stata una competizione a includere pezzi dello schieramento avversario più che a un confronto tra programmi elettorali, la competizione interna ai partiti e’ stata nulla.
Niente, nada, zero.
Tant’è che protagonisti e comprimari sono i medesimi degli ultimi 20 anni, tolti i naturali decessi e aggiunte le new entry per cooptazione più o meno amicale.
E anche nel governo tecnico, che dovrebbe essere competente per definizione operativa, spiccano tecnici la cui qualità principale e’ di aver collaborato nelle medesime posizioni con entrambi gli schieramenti.
Fanno eccezione qua e’ la’ alcune mutazioni genetiche: i Renzi, i Civati e pochi altri che sono visti e vissuti con un misto di sufficienza e di paura perché gli unici capaci in nuce di smuovere lo status quo, di portare variazioni al patrimonio genetico della politica italiana e quindi essendo più adattati al mondo moderno con maggiori chanche di sopravvivenza nel medio-lungo periodo, e non certo per ragioni puramente anagrafiche visto che comunque, ed e’ il pericolo maggiore per l’attuale classe cosiddetta dirigente,
Ed e’ per questo che necessitiamo disperatamente di primarie: per riattivare competizioni che mostrino competenze nuove e/o affinate in un processo di selezione (naturale) della classe politica che da troppo tempo s’e’ fermata ed ha prodotto gli incistamenti che subiamo da troppo tempo con relativi effetti collaterali nell’apparire degli Scilipoti, dei Lusi, delle Minetti.