Le elezioni regionali siciliane strizzano l’occhio alle nazionali
Le elezioni regionali siciliane strizzano l’occhio alle nazionali
Di nuovo un appuntamento importante per la Sicilia, da sempre terra di prova per le coalizioni a livello nazionale.
Il 28 ottobre i siciliani saranno chiamati a votare per il nuovo governo dell’Isola. Dopo Lombardo, che tanto ha fatto parlare di sé sia per il ribaltone avuto tre anni fa quando il governatore ha creato una nuova maggioranza con il PD, dopo esser stato eletto con il supporto del PDL, sia per il numero di consulenti e assessori che si sono moltiplicati con il passare dei giorni financo ad essere nominati fino a poche ore prima della sue dimissioni, tocca ad altri cercare di governare una realtà difficile come quella siciliana.
[ad]I contendenti in campo sono molti ma quelli che hanno maggiore possibilità di raggiungere la poltrona più alta della politica isolana sono quattro: Gianfranco Micchichè, Nello Musumeci, Rosario Crocetta e Claudio Fava.
Miccichè era partito come leader del centro-destra. Per circa un mese è stato il candidato unico di quella componente dell’Isola fin quando non è stato scelto Nello Musumeci – storico esponente di Alleanza Nazionale, prima , e de La Destra, ora – che correva, si dice, in ticket proprio con Miccichè. Dapprima i due pare andassero d’accordo, ma poi è avvenuto lo strappo: Miccichè ha deciso di staccarsi da Musumeci provando a cercare l’alternativa con il nuovo movimento di Lombardo, il FLI e, naturalmente, Grande Sud.
Strappo che non è stato gradito ai maggiorenti del PDL isolano e nazionale i quali si erano concentrati tutti su Musumeci. Pare, anzi, che egli sia stato scelto dallo stesso Berlusconi per cercare di arrestare la fuoriuscita di esponenti siciliani dal suo partito e ricompattare un elettorato deluso attorno ad una figura di rilievo come quella dell’amministratore catanese. Egli quindi è sostenuto da un’alleanza che vede insieme PDL, PID e La Destra.
Crocetta, ex parlamentare europeo ed ex sindaco di Gela, si è candidato da solo, molto prima di ricevere l’appoggio da parte del suo partito. Infatti i suoi manifesti in giro per la Sicilia non hanno simboli di partito proprio per dimostrare la sua volontà di candidarsi nonostante tutto e senza attendere ordini dall’alto.
Prima del PD, l’ex sindaco ha avuto l’appoggio da parte dell’UDC, mentre il suo partito ha dato il suo benestare solo il 30 agosto, forse titubante se raccogliersi attorno ad una figura come Crocetta, da sempre indipendente e poco propenso ad accettare compromessi. La sua fama risale a quando, sindaco di Gela, uno dei comuni della provincia di Caltanissetta dove il fenomeno mafioso è preponderante, si è schierato faccia a faccia contro la Stidda, la mafia egemone in quella parte di Sicilia.
Fava, altro candidato che dell’antimafia ha fatto la sua bandiera, essendo figlio di Pippo, direttore della testata “I siciliani” ucciso dalla mafia catanese nel 1984, si è mosso anche lui presto. Riunisce attorno a se il voto di SEL e IDV e ripromette di essere una spina nel fianco di qualunque governo dovesse uscire dalle urne siciliane. Si ripropone di riportare i valori della sinistra di un tempo senza giochetti o apparentamenti “tecnici”, fedele alla linea dei suoi sponsor Vendola e Di Pietro.
Una parentesi a parte merita Ragusa. La città siciliana pare essere al centro di molte novità politiche che potrebbero avere ripercussioni sulla Regione. Nello Dipasquale, fondatore del movimento “Territorio” e dimessosi da sindaco di Ragusa il 30 agosto, era stato sin dall’inizio indicato da Zamparini come candidato unico alla presidenza della regione per il “Movimento per la gente Sicilia e Territorio”. L’ex sindaco, circa una settimana fa, ha però deciso di non accettare la candidatura e di appoggiare invece Crocetta. Pare sia questo il motivo dell’allontanamento tra Zamparini e Dipasquale.
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