Le responsabilità di Ankara nel conflitto siriano
[ad]Tuttavia, all’inizio del conflitto il governo turco ha puntato tutto sulle sue relazioni, istituzionali e personali, col governo siriano. Ma se è vero che da un lato l’opposizione siriana si presentava molto frammentata, incapace quindi di offrire un chiaro ed affidabile interlocutore, la scelta di dialogare esclusivamente con al-Assad è stata voluta con coscienza da Ankara. Quando poi al-Assad si è invece dimostrato un cruento Rais e l’Esercito Libero Siriano un attore militarmente efficace, era ormai troppo tardi per cercare una mediazione per la quale nessuna delle parti in conflitto era più disponibile. Con un deciso ma repentino cambio di rotta, la Turchia ha quindi deciso di supportare gli insorti, offrendo loro riparo in territorio turco e garantendo loro l’accesso alle armi saudite.
Tale sostegno molto probabilmente non ha provocato solo l’abbattimento dell’aereo militare turco, ma sta anche dietro l’escalation di violenza di tipo terroristico che si sta verificando di recente nel sud-est del paese. L’ultimo attentato a Gaziantep ha fatto nove morti e sessanta feriti. E le ritorsioni, non solo guidate dall’agonizzante regime di al-Assad, ma soprattutto dai gruppi terroristici legati allo Sciismo come Hezbollah, non potranno che intensificarsi in futuro. Un tale stato di caos aprirebbe inoltre nuovi spazi per azioni violente del tradizionale spauracchio turco, il Pkk, che però ha immediatamente preso le distanze dall’autobomba di Gaziantep.
La Turchia, che poteva vantare una posizione intermedia tra tutti gli attori internazionali nella gestione della crisi siriana, non è riuscita a valorizzare tale potenzialità. Questo scegliendo di schierarsi nettamente prima per una soluzione che non eliminasse completamente al-Assad ed in seguito al contrario sostenendo i suoi più fieri oppositori. In questo modo Ankara non è mai riuscita a dare di sé l’immagine di una terza parte arbitra e neutra nel conflitto. Le conseguenze sono state una perdita di credibilità e autorevolezza tra i suoi alleati e tra la popolazione siriana, ma soprattutto l’essersi esposta alle azioni di ritorsione violenta dei sostenitori di una o dell’altra fazione. Il risultato è che in Siria le violenze non si fermano e le vittime aumentano di giorno in giorno.
di Sebastiano Sali