In periodi nei quali l’esigenza di sobrietà viene venduta come elemento imprescindibile per tirare avanti, Bratislava appare il posto ideale nel quale rifugiarsi. Turismo silenzioso, una programmazione culturale oculata (la rassegna di canto tradizionale giapponese si sposa benissimo con la centralissima Hlavné námestie) e poco sfarzo nelle manifestazioni. Persino quelle più sentite e capillarmente diffuse nell’intero territorio nazionale. Esempio, le cerimonie per commemorare il sessantottesimo anniversario della nascita dello Slovenské národné povstanie (SNP) o Insurrezione nazionale slovacca, vale a dire l’organizzazione armata che nella seconda guerra mondiale tentò di rovesciare il governo collaborazionista di Jozef Tiso, sacerdote cattolico e presidente del Consiglio della Repubblica Indipendente Slovacca, strettissimo alleato della Germania nazista finito impiccato per alto tradimento. Nonostante le difficoltà, la vita breve e la sconfitta, un movimento capace di simboleggiare l’idea di resistenza fino all’arrivo in Slovacchia da parte dell’Armata Rossanel quarantacinque.
E’ il 1944 e nella zona della Slovacchia centrale viene calcolata la mobilitazione di circa quarantasettemila uomini. Le truppe tedesche, per sedare la rivolta, spediscono in loco quarantamila soldati. Fetta di terra che si fa nel breve imprevedibilmente popolosa nonché – pur con l’appoggio (ritardatario) di Stalin – palcoscenico di un epilogo che non tarda ad arrivare: migliaia di caduti, villaggi distrutti e la guerra che prosegue.
A distanza di tempo una impietosa nota-stampa segnala quanto «ogni anno diminuiscano i partecipanti diretti dello SNP alle cerimonie»: trattasi di fatto fisiologico che tuttavia poco toglie alla partecipazione emotiva che l’evento genera in varie fasce della popolazione. Miracoli a conseguenza di simili raduni: viene compattata – esigenze di facciata o reale spirito unitario non è dato sapere, in Slovacchia come ovunque – persino la classe politica locale, solitamente piuttosto agitata.
A tal proposito il Presidente della Repubblica Ivan Gašparovič: “oggi dobbiamo tutti trarre ispirazione dal SNP per il senso di unione che ha saputo generare e per quanto ancora sappia essere esempio per le giovani generazioni”. “Puoi finire male però abbi quantomeno il coraggio di esporti per quanto ritieni giusto” è un refrain sempreverde e difficilmente attaccabile. Controcanto affidato al premier Robert Fico, il quale sottolinea come sia necessario il sentimento di solidarietà umana e la capacità di stare assieme specialmente in periodi complicati. Evidente riferimento alle problematiche economiche del presente, meno violente di una occupazione militare ma capaci di generare profondissime crepe e disequilibri tra la popolazione.
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[ad]Nella capitale la cerimonia si è tenuta a ridosso del ponte detto dell’UFO, nei fatti Nový Most e prima ancora Ponte della Rivoluzione Nazionale Slovacca (l’idea di restituirgli il nome originario è attualmente al vaglio delle istituzioni: approvata da molti, desta gli unici dubbi l’interrogativo su come verrà presa la faccenda dai visitatori. Gente che tende a confondersi.) Presenti anche in questa sede il primo ministro assieme al ministro degli esteri Lajcak, il ministro della difesa Glvac, della cultura Madaric e il sindaco di Bratislava Milan Ftacnik. Immobili davanti alla corona di fiori per promuovere e rispolverare lo spirito di libertà e la suddetta necessità di solidarietà, apprezzabile e imprescindibile nonostante il fatto che svariati soggetti politici hanno tentato negli anni di rivendicare la natura del SNP tirandolo per la giacca e rendendo l’intero pacchetto un po’ confuso. Ma trattasi di particolari secondari in contesti con tutt’altro scopo.
di Gabriele Merlini