Le elezioni si avvicinano, e nei partiti maggiori c’è fermento per il posizionamento dei principali leader.
Nel campo dei democratici, si sa, il principale argomento di discussione sono le primarie, una competizione che vede già contrapposti – all’interno del Pd – il segretario Bersani, il sindaco di Firenze Matteo Renzi, l’ecologista Puppato e (probabilmente) il consigliere regionale lombardo Giuseppe Civati. A questi vanno aggiunti il rutelliano Tabacci, Valdo Spini e Vendola.
[ad]Proprio su quest’ultimo però si concentra la più recente discussione interna al Pd, che proviene dall’interno del campo bersaniano, area “popolari”: con una missiva indirizzata al numero 1 del Partito, Fioroni ed altri parlamentari democratici hanno infatti chiesto di modificare il regolamento delle primarie (che a dire il vero, ancora non c’è), per dare la possibilità di candidarsi solo ad esponenti di partiti il cui programma è compatibile ed integrabile con quello dei democratici. Chiaro riferimento al governatore pugliese, tra i firmatari del referendum sul mercato del lavoro, referendum bocciato (nel metodo) dal Pd: “Iniziative” – si legge nel documento – “come quella referendaria abrogativa per leggi che possono essere sicuramente migliorate, ma la cui abrogazione recherebbe nocumento al paese, non sono di certo compatibili” con il programma del Pd. La necessità di non rappresentare una coalizione litigiosa, come fu l’Unione prodiana, già alle primarie è quindi demandata al segretario, che da par suo ha già rispedito al mittente la richiesta.
Vendola, per Bersani, dev’essere un protagonista “di questa vicenda” e, ad ogni modo, nella carta di intenti del partito sono presenti anche modalità di risoluzione dei conflitti sulle quali il Pd è pronto a non transigere: in caso di dissenso, infatti, saranno i gruppi parlamentari a votare a maggioranza la linea da seguire.
Il Presidente della Regione Puglia non ha ancora sciolto le riserve sul posizionamento del proprio partito e quindi sulla sua stessa partecipazione alla contesa d’autunno: preoccupato dal clamore mediatico riservato a Renzi ed allo stesso Bersani, il governatore aspetta forse un momento più propizio per lanciare la sua candidatura, e nel frattempo corteggia l’IdV, partecipando venerdì alla consueta kermesse vastese del partito di Di Pietro.
Nell’altro schieramento le cose vanno però ancor peggio: mentre sui media impazzano le foto dei festini dei consiglieri del Pdl Lazio, volano gli stracci tra i ras locali, con il commissario europeo Tajani che cerca di mettere nell’angolo l’ala ex-forzista guidata da Cicchitto relativamente al controllo del partito nel Lazio, e gli ex-aennini, guidati da La Russa, che pensano di creare un movimento di destra esterno al PdL, ricongiungendosi con Storace ma non con Fini. La patata bollente sarà gestita stasera stessa da Berlusconi in persona, ma non è detto che già oggi si arriverà a chiarimenti decisivi.