Ucraina: Mazepa, sovranità o tradimento? Un dibattito europeo
M come Mazepa. Protagonista dell’omonimo poema di Byron, che lo ritrae come un eroe romantico, e di “Poltava”, opera giovanile di Aleksandr Pushkin in cui l’eroe è al contrario lo zar Pietro il Grande, la figura di Mazepa, il cui volto severo e provato campeggia sulla banconota da 10 hryvni, è ancora oggi fonte di dispute tra storici russi e ucraini. Descritto come un traditore dalla storiografia zarista e sovietica per la sua alleanza con gli svedesi nella battaglia di Poltava (1709) – ogni anno fino al crollo dell’Impero russo tutte le chiese ortodosse scagliavano il loro anatema contro il “tradimento” – a partire dal 1991 è stato riabilitato dall’Ucraina repubblicana che lo considera un eroe nazionale per la sua resistenza contro l’imperialismo russo.
[ad]Uomo di grande cultura, amava l’arte, la letteratura e viaggiare, Ivan Mazepa (1687-1709) è dopo Khmelnytskyi il maggior politico dell’Ucraina cosacca. Tra i più grandi feudatari e mecenati dell’Europa dell’epoca, Mazepa, che al contrario di Khmelnytskyi simboleggia non tanto la tradizione federativo-autonomista quanto piuttosto una vera e propria aspirazione alla sovranità nazionale, investe gran parte delle sue ricchezze nella costruzione di chiese e nello sviluppo di istituzioni culturali. Grazie alla sua abilità politica riesce inizialmente a conciliare gli interessi dell’Ucraina e buoni rapporti con Mosca. Con Mazepa le terre ucraine ritrovano la loro unità grazie a uno sviluppo economico e culturale senza precedenti. Governante elitario e politico di grande caratura, l’etmano, che non s’illude minimamente nei confronti dell’assolutismo russo, conduce una sua personalissima e abilissima linea diplomatica al solo scopo di rendere l’Ucraina uno stato autonomo. Quando l’Ucraina viene lasciata sola dai russi a fronteggiare l’invasione polacca e svedese, Mazepa si sente libero dall’impegno di fedeltà allo zar e gioca la sua carta alleandosi con Carlo XII di Svezia, ritenuto il male minore
Interessante la lettura offerta da Oxana Pachlovska che nel saggio Nazione vs imperium. Ideologie libertarie nell’Ottocento polacco e Ucraino (con suggestioni italiane) colloca la figura di Mazepa nel solco di una tradizione europea, liberale e pre-illuminista.
“Mazepa, per la prima volta nella storia ucraina, elaborò il concetto dell’Ucraina come res publica indipendente (una sorta di monarchia parlamentare sul modello polacco, però!), il cui futuro si poteva progettare solo mantenendo la necessaria equidistanza tra Polonia e Russia. […] Nella sua ottica, la libertà come fonte di virtù civili è alla base di una res publica europea moderna, mentre il terrore resta appannaggio del dispotismo di matrice asiatica. […] Malgrado il drammatico sconquasso del Paese a seguito alla disfatta di Mazepa nella battaglia di Poltava (1709), il fallimento storico di Mazepa non fu vano. Egli, in effetti, riuscì a consolidare enormemente la tradizione dell’indipendentismo ucraino, lasciando un’eredità politica che il Novecento saprà poi raccogliere.”
di Massimiliano Di Pasquale