Primavere democratiche o rivoluzioni coraniche? La seconda che hai detto

Pubblicato il 21 Settembre 2012 alle 11:50 Autore: EaST Journal
primavere democratiche, tunisia

Un deja vu? Non proprio

[ad]Chi ha memoria ed età per ricordare, non potrà che avere l’effetto del deja-vu. Trent’anni fa un militante estremista dei Fratelli Musulmani assassinava il presidente egiziano Anwar el Sadat, il 6 ottobre 1981. L’Egitto si trovava a fare i conti con l’estremismo islamico fin dagli anni Sessanta. Nel 1966 Nasser ordinò l’impiccagione di Sayyid Qutb, l’ideologo più radicale dei Fratelli Musulmani, creando il primo martire del movimento. Ma quello islamista è un movimento transnazionale, allora come oggi. Nel 1982 l’esercito e l’aviazione di Hafez al Assad (padre dell’attuale presidente siriano) attaccarono la città ribelle di Hama, radendo al suolo interi quartieri, e schiacciarono la rivolta guidata dalla Fratellanza siriana. All’epoca l’Occidente (quando l’Occidente stava ancora a occidente) salutò con favore la repressione operata dai regimi pretoriani, in nome di una “sicurezza” che significava affari. E non ci fu, nell’ideologismo di sinistra come di destra, una voce che si ergesse in difesa degli sconfitti: i regimi pretoriani si rifacevano al ba’atismo, versione araba del socialismo, garanti di una laicità che era bello pretendere dal mondo arabo ma che quello “occidentale” praticava a fatica. Il risultato è stato che l’oppressione dei regimi pretoriani ha esacerbato la violenza dell’islamismo. Ma molto è cambiato nel tempo.

I Fratelli musulmani, moderati o integralisti?

Cerchiamo di capire chi sono i Fratelli Musulmani. Il loro movimento politico-religioso nacque intorno agli anni Trenta del secolo scorso ad opera di Sayyid Qutb. Egli era promotore di un Islam puristico e radicale, di un “ritorno alle origini” che – come vedremo – è presente da secoli nella storia islamica.

La svolta moderata del movimento avviene negli anni Settanta, a seguito della sconfitta dell’Egitto nella guerra dei Sei giorni del 1967 che provoca una perdita di consenso del regime laico di Nasser, favorendo così la ripresa dei movimenti di ispirazione religiosa. A partire dal 1969, i Fratelli Musulmani iniziano a prendere le distanze dal loro leader più intransigente e storico ideologo, quel Sayyid Qutb impiccato da Nasser. Così il movimento abbandona l’ipotesi della lotta armata. Dopo la morte di Nasser, nel 1970, il nuovo leader egiziano Anwar Sadat sceglie una politica di apertura nei confronti dei movimenti islamisti, anche per contrastare le organizzazioni studentesche di sinistra, senza con questo legalizzare pienamente i Fratelli Musulmani. Questi, anzi, iniziano a perdere consensi tra i militanti più estremisti che dal 1979 torneranno a praticare la lotta armata, fino ad uccidere Sadat nel 1981, senza che questo porti alla caduta del regime. Con l’avvento di Mubarak i Fratelli Musulmani potranno partecipare alle elezioni, non direttamente ma in alleanza con i partiti laici di opposizione. Tornano così ad espandersi nella società, in particolare tra i professionisti urbani. Da questo momento il gruppo, presente in Parlamento, si troverà in una posizione intermedia tra il regime, che mantiene un controllo autoritario sulla società, e i gruppi islamisti dediti alla lotta armata, che invece i Fratelli Musulmani rifiutano.

Una guerra interna all’Islam

Oggi il partito dei Fratelli Musulmani è, dopo una lunga evoluzione, espressione di un Islam forte, ma non radicale. Gli integralisti sono altri: i salafiti e i wahhabiti, finanziati dall’Arabia Saudita, attivi in Siria come in Caucaso. Ma come sempre qui da noi si fa di tutta l’erba un fascio. Si dimentica, insomma, che è in corso all’interno dell’Islam una guerra tra moderati e radicali. Una guerra antica di cui si può trovare origine nel XII° secolo quando alle tesi di Averroè, sul primato della ragione rispetto alla fede e sulla doppia verità, religiosa e scientifica, si opposero quelle di al Ghazali, il quale affermò la supremazia del Corano rispetto alla logica aristotelica. Complice la grande paura seguita alla distruzione di Baghdad da parte dei mongoli, l’Islam (specialmente quello arabo) si chiuse progressivamente in sè stesso fino alla cattività rappresentata dal dominio coloniale e dai regimi autoritari del dopoguerra. Nella cattività, l’idea di un “rinascimento” arabo si associò facilmente all’islamismo.

Ma il mondo arabo è assai più complesso: esiste una società civile, esiste un’idea di democrazia, esiste un islam moderato e tollerante, esistono movimenti comunisti e socialisti, che complicano e arricchiscono il quadro che stiamo tracciando. Con buona dose di semplificazione possiamo dire che, nel corso del Novecento, l’islamismo si è diviso in una fascia moderata, di cui i Fratelli Musulmani possono essere una rappresentazione, e un’islamismo radicale che attualmente si combattono senza sconti.

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L'autore: EaST Journal

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