Molto si è giocato sulle posizioni in fatto di politica estera. Lo scontro in differita (si tratta infatti di due diverse interviste) è andato in onda sulla CBStv, domenica sera, negli Stati Uniti. Protagonisti i due candidati alle presidenziali Usa 2012, Barack Obama e Mitt Romney. Durante il programma di approfondimento giornalistico 60 minutes, uno dei più seguiti dal pubblico americano, i due politici hanno espresso le loro opinioni, hanno risposto alle accuse reciprocamente scagliate.
[ad]Accusato di essere un debole, Obama ha mostrato fermezza e risolutezza: “If Romney is suggesting that we should start another war, he should say so” (Se Romney suggerisce che dovremmo cominciare un’altra guerra, dovrà dirlo).
L’agenda degli impegni internazionali parla chiaro, domani al Palazzo di vetro di New York ci sarà l’apertura annuale dei lavori dell’ONU. Anche di fronte al confronto con le Nazioni Unite, Obama ha difeso gli sforzi della sua amministrazione per portare a conclusione le guerre in Iraq e in Afghanistan, anche grazie alla cattura, lo scorso anno, di Osama Bin Laden. Non ha parlato di Guantanamo, né delle military commissions, che pure erano le promesse che fece nel 2008. “When it come to our security decisions, any pressure that I feel is simply to do what’s right for the American people” (Quando si tratta di prendere decision sulla sicurezza nazionale, la pressione che sento è semplicemente quella di fare ciò che è giusto per gli americani).
Ce ne ha anche per il premier israelita Benjamin Netanyau, Barak Obama. Il presidente in carica ha respinto le pressioni del governo di Tel Aviv di individuare le condizioni necessarie per lanciare un attacco militare contro l’Iran, per scongiurare il pericolo che il paese di Ahmadinejad si procuri armi nucleari. L’incontro con Netanyau alle Nazioni Unite si è rivelato impossibile, fa sapere la Casa Bianca, a causa di conflitti di programmazione. “I am going to block out any noise that’s out there” (Ho intenzione di smorzare qualsiasi rumore ci possa essere fuori di qui), taglia corto il Nobel per la Pace del 2009.
Mitt Romney ha però sottolineato che questo inconcludente modo di trattare la questione israeliana dell’attuale Amministrazione democratica “sends a message throughout the Middle East that somehow we distance ourselves from our friends and I think the exact opposite approach is what’s necessary” (Invia il messaggio in tutto il Medio Oriente che in qualche modo ci stiamo allontanando dai nostri amici e io credo che sia necessario un approccio esattamente opposto).
Romney non ha mancato di ricordare che Obama ha cambiato posizione spesso e volentieri su questioni di interesse nazionale e internazionale (proprio lui, che durante la corsa alle primarie era accusato da destra e manca d’essere una banderuola al vento e che reagiva a quelle accuse rispondendo “Solo i paracarri non cambiano mai idea”). Lo ha accusato di non aver mai chiuso la base militare di Guantanamo, di aver fatto retro front sulla decisione di eliminare i tribunali militari per giudicare i terroristi e i presunti terroristi, e di aver gestito male l’attacco contro il consolato americano in Libia che ha portato alla morte dell’ambasciatore Christopher J. Stevens.
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[ad]Anche il problema economico ha tenuto banco nelle due interviste della CBS. “The problem that Gov. Romney has is that he seems to only have one note: tax cuts for the wealthy and rolling back regulations as a recipe for success” (Il problema del governatore Romney è che sembra avere una sola idea: tagli alle tasse per i ricchi e un ritorno al passato come ricetta di successo), ha detto Obama.
Romney ha invece pubblicizzato il proprio piano fiscale che prevede una riduzione delle imposte sul reddito del 20%, ma anche ammonito gli americani che non devono aspettarsi un “a huge reduction in the taxes they owe” (una forte riduzione delle tasse): il suo scopo è – ha sottolineato l’ex governatore del Massachusetts – una riduzione fiscale per le famiglie della classe media, possibile tagliando su interessi, dividendi e plusvalenze.
Un po’ spavaldo, come piace agli americani, estremamente sicuro di sé, quando Scott Pelley, il giornalista, gli chiede di valutare sinceramente le sue possibilità di riuscita, Romney non esita: “Oh, I think I’m gong to win” (Oh, penso che vincerò).
di Claudia Osmetti