Chiudiamo gli occhi. Ecco lo scenario politico: un partito “anti-sistema” in ascesa (e che già amministra a livello locale), la Guardia di Finanza che indaga e mette a soqquadro i partiti in tutta Italia, importanti esponenti politici nazionali indagati, crisi economica che rischia di cacciare l’Italia dall’Europa, un sindaco di un grosso Comune che conquista la ribalta nazionale, un governo tecnico “del Presidente” e un Capo dello Stato che deve smentire voci di un possibile “bis” presidenziale.
[ad]Tutto nuovo? Non proprio. Le coincidenze – si sa- non esistono e, come è noto, la storia si ripete. Nell’Italia dell’immobilismo e dell’eterno ritorno, lo scenario di questi giorni appare non proprio nuovissimo, almeno per chi ha avuto modo di vivere, o di sentirsi raccontare, l’Italia tra il 1992 ed il 1993.
Il partito anti-sistema venti anni fa era la Lega Nord, guidata da un Umberto Bossi che saliva all’8% nazionale nelle elezioni amministrative dell’aprile 1992. La Guardia di Finanza iniziava ad indagare nella Milano del Psi, la “Milano da bere” che negli anni ’80 era diventata la capitale della moda, del calcio e della voglia di vivere. Gli esponenti politici indagati erano ex presidenti del Consiglio, segretari e tesorieri dei partiti che avevano retto la democrazia italiana dal 1946. L’importante sindaco? Leoluca Orlando, al primo mandato a Palermo, che fonda la Rete e si smarca dalla Democrazia Cristiana.
Il governo tecnico è quello dell’economista Carlo Azeglio Ciampi, una vita alla Banca d’Italia, prima della convocazione del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro; ed il Capo dello Stato che ha corso “il rischio” di andare verso il bis? L’inquilino del Quirinale precedente a Scalfaro, quel Francesco Cossiga che per “la Repubblica” nell’aprile del 1991 (ma il mandato sarebbe andato a scadere un anno dopo) potrebbe avvantaggiarsi di “intese volte a assicurare al Quirinale una certa continuità di gestione”.
Un anno fa, forse ottimisticamente, si parlava di una prossima “terza repubblica”, all’indomani dell’incarico a Mario Monti. Ma la realtà di questi giorni evidenzia sempre più il perdurare di una situazione che non cambia, nemmeno di fronte all’ingresso di “uomini nuovi” (allora imprenditori milanesi, oggi sindaci fiorentini) o alla richiesta di “pulizia”.