Bersani deve essersi sorpreso non poco leggendo l’articolo di Antonio Funiciello sul giornale Europa (testata ufficiale del Pd), dello scorso venerdì. “Perché più che per le primarie del centrosinistra, i temi dell’Agenda Monti saranno cruciali per lo sviluppo della contesa politica e chi saprà meglio incarnarne la prosecuzione progressiva, avrà in tasca la vittoria alle prossime elezioni. Che nel Pd si faccia finta di niente proseguendo in modi farseschi l’abitudine della doppiezza togliattana – spiega Funiciello – oltre ad essere grossolano è controproducente ”.
[ad]Un attacco in piena regola, quello del quotidiano che critica i progetti democratici di destrutturazione delle riforme più importanti attuate dal governo Monti ovvero quelle del lavoro e delle pensioni. Un’accusa rivolta soprattutto a chi, all’interno del Pd, non perde mai l’occasione per criticare l’operato del governo tecnico. I detrattori dell’agenda Monti, hanno un appellativo, “giovani turchi”, e sono capeggiati dal responsabile economia Fassina e dall’ex ministro del lavoro Damiano, due figure di spicco dei democratici e primi sostenitori di un premierato con a capo il segretario Pd, Bersani.
Secondo Funiciello “l’idea di rimettere in discussione, prima che singole scelte di policy, l’impianto generale di politics del governo Monti, testimonia della cecità di chi non vede che l’Europa sta provando a darsi una seconda chance nel tentativo di costruire un’unità politica in grado di costruire un nuovo secolo di prosperità e giustizia”. A quanto pare l’idea di una rottura con la cosiddetta Agenda Monti, tanto invocata dal (forse) futuro alleato Vendola (secondo il quale “è da capovolgere interamente”), non piace a tutti all’interno del partito democratico. Non si tratta di un caso, quindi, lo sfogo diretto del quotidiano che lancia l’allarme.
O si diventa promotori delle riforme montiane sotto l’egida del Pd oppure si corre il rischio che qualcun altro se ne attesti il merito. Se il Pd infatti si arroccasse nel suo fortino, alleandosi con la sinistra radicale – che nei precedenti governi Prodi ha rappresentato più una spina nel fianco che una risorsa – potrebbe vedere il grande bacino dell’elettorato moderato navigare verso nuovi lidi. Sarebbe un suicidio in piena regola. L’ennesimo.