Media sondaggi: il Pdl paga il caso Fiorito, il Pd guadagna (poco) dalle primarie
Questa settimana sembra consolidarsi il trend ascensionista del PD mentre il PDL regredisce nuovamente. Il M5S sembra aver assorbito la polemica Favia e torna a crescere.
Il centrodestra, nel suo complesso perde circa un punto percentuale delle preferenze degli elettori. A perderlo è soprattutto il Pdl, travolto dal caso Fiorito e dalle continue minacce di fuoriuscita dagli ex-An. In ottica di rinnovamento del partito, infatti, si dice che la pattuglia di deputati ex seguaci di Fini potrebbe essere decimata, e per questo motivo alcuni ex colonnelli del successore di Almirante stanno valutando l’idea di creare una ridotta per “salvare il salvabile”. Sostanzialmente stabile invece la Lega, che non ha però ancora deciso se candidarsi o meno alle elezioni: neanche la convention dello scorso fine settimana hanno chiarito le intenzioni di Maroni, ma è lecito aspettarsi per la prossima settimana un (almeno lieve) aumento dei consensi.
Nel centrosinistra, a guadagnare consensi questa settimana è il Pd, che è costantemente al centro delle attenzioni dei notisti politici per via delle primarie, che sabato prossimo avrenno fianlmente anche un regolamento. L’aumento di voti è però molto lieve, e questo dovrebbe far riflettere tanto i dirigenti quanto i candidati: forse qualcosa non va, se con la naturale esposizione mediatica che si ottiene in tempi di campagna elettorale per le primarie i consensi non aumentano che di pochi decimi di punto.
Quanto guadagnato dal Pd lo perdono Idv e Sel: si tratta di uno-due decimi di punto, poco o niente, ma è forse per questo che il leader di Sel ha deciso finalmente di candidarsi alle primarie: messo in ombra da Renzi, ha ritenuto fosse il caso di riprendersi il proprio spazio. Molto probabile che Sel nelle prossime settimane crescerà col progredire della campagna elettorale di Vendola, mentre per l’IdV dipenderà come sempre da come si muoverà Di Pietro.
Sostanzialmente stabili l’Udc di Casini e il Movimenento di Beppe Grillo. Per il primo non è una buona notizia, se l’ex presidente della Camera ambisce ad un ruolo nel prossimo scenario politico deve decidere cosa vuol far fare al suo partito da grande, il temporeggiamento non sta dando risultati. Per il movimento del comico genovese e dello spin doctor Casaleggio, si tratta dell’ennesima conferma di come ormai il progetto sia diventato una realtà, che tiene anche quando non è presente sui mass media.