Rispetto alla rilevazione di Emg riportata ieri, il sondaggio Ipsos smentisce alcune tendenze ma rivela altre novità degne di nota.
LISTE | % |
PD | 28 |
PDL | 18,5 |
M5S | 17,6 |
UDC | 6,4 |
IDV | 6,3 |
SEL | 6 |
LEGA NORD | 5 |
FDS | 2,6 |
FLI | 2,2 |
LA DESTRA | 2,2 |
VERDI | 1,3 |
ALTRI | 3,9 |
AREA NON VOTO | 40 |
In primo luogo partiamo dagli elementi certi. Il Pd guadagna un punto percentuale, si conferma essere il primo partito e le prossime settimane di campagna elettorale per le primarie potranno generare due effetti. Da una parte è logico aspettarsi un effetto traino, dall’altra i toni esasperati potrebbero produrre anche una certa disaffezione specialmente da parte dei democratici meno “fidelizzati”.
[ad]Troviamo anche una conferma nel Pdl, costretto a rimontare uno svantaggio che trova una parziale spiegazione negli scandali degli ultimi giorni. Bene Grillo che, praticamente in tutte le rilevazioni, risulta in crescita e non sembra lontano dal 20%.
Le novità invece sono due: l’Idv, che nel sondaggio Ipsos non appare in difficoltà (almeno non quanto riportato ieri sera da Emg) e sopratutto la Lega che si riporta al 5% e si prepara ad affrontare una campagna elettorale “all’attacco” dell’euro e dell’ Europa in generale.
L’astensione è l’unico elemento costante di tutti i sondaggi elettorali degli ultimi dieci giorni. Interpretare questo dato non è semplice perché la cosiddetta “zona grigia” è molto variegata e individua l’elettore reticente che non vuole dichiarare la propria disponibilità a votare un partito tradizionale (ma che nel segreto dell’urna potrebbe convincersi), e allo stesso tempo l’area del non voto tiene al suo interno gli astenuti storici e i nuovi disillusi.
Probabilmente l’unica considerazione pacifica da fare in merito, riguarda la non incisività delle classi dirigenti, che appaiono sprovviste di argomenti in grado di riportare la quota di indecisi e astenuti ad un livello coerente con la storia elettorale del nostro Paese.