Assemblea del Pd: diario di una delegata “qualunque”

Dunque oggi c’è l’Assemblea Nazionale.

Non una “qualsiasi”. Il PD sembrerebbe essere quasi “sull’orlo di una crisi di nervi“, parafrasando Pedro Almodovar.
Modifica dello Statuto, regole delle primarie, tanta carne al fuoco. Non si può mancare proprio questa volta.
Del resto partecipare all’Assemblea è un mio diritto/dovere e dunque esserci è scontato (altrimenti non accettavo di farmi eleggere nell’Assemblea).
Stesso treno della volta scorsa, 6.20 del mattino, stessa densità di altri delegati lombardi.
Scrivo su facebook quello che è il mio auspicio per questa giornata:  “Che la saggezza sia con noi”. E sì, perché al di là delle scelte personali, dei convincimenti, c’è in gioco qualcosa di più, dimostrare che il PD è un partito all’altezza della situazione, capace di superare positivamente le diversità per condividere un percorso e un progetto comune. Mica poco.

 

[ad]Il programma della giornata che ci è stato inviato prevede la chiusura lavori intorno alle 18.30.
Ultimo treno utile per tornare a Milano alle 19.15.
Vista l’importanza della giornata, nel dubbio riempio uno zainetto con l’essenziale per la notte. Casomai si facesse troppo tardi trascorrerò un’amena serata a Roma. Tanto, come ha scritto il Giornale, “i delegati cammellati da Bersani hanno diritto a una diaria di ben 185 euro”, sciambola! (Si vergognino questi pseudo giornalisti, se va bene abbiamo diritto a un rimborso di 80 euro, io sto ancora aspettando quelli di gennaio e di luglio).
A Roma è una giornata calda e luminosa. A noi dell’Assemblea interessa poco, tanto andremo a rinchiuderci in una sala di un albergo sull’Aurelia. Ma tant’è, attraversare la città così bella e così diversa da Milano, mette di buonumore.
Si arriva agli accrediti, come sempre divisi per regione. “Teresa Cardona”, “Un documento prego”. Accidenti, la cosa è davvero seria, il documento non me lo avevano proprio mai chiesto.
Infilo al collo la mia delega verde di cui, comunque, vado sempre molto orgogliosa. Conterò poco o nulla ma “quella” delega mi ricorda in modo inequivocabile la mia scelta, di cui continuo a essere convinta, stare dentro al PD.
L’albergo pullula di giornalisti e televisioni, riconosco Curzio Maltese, Aldo Cazzullo, Alessandro Sortino di Piazza Pulita, Alessandra Sardoni del TgLa7 e Alessandro Poggi di Ballarò.
Io e Beatrice Biagini (segretario del PD di Parigi) veniamo intercettate da Diego Bianchi, in arte Zoro, scambiamo con lui qualche battuta simpatica.
Con un’ora abbondante di ritardo comincia l’Assemblea. Ma si sa, il momento è abbastanza epocale e ci sono frenetiche riunioni, contatti, mediazioni pre-assemblea per vedere di trovare la quadra.
La sala è ampia e gremita, a occhio ci siamo, il numero necessario per modificare lo Statuto (e consentire ad altri del PD di partecipare alle Primarie) potrebbe esserci.
In effetti ho visto persone che raramente si erano palesate alle precedenti Assemblee. Si vede che sono state richiamate all’ordine.

La security è abbastanza accurata, alla sala possono accedere solo i delegati e alcuni invitati “selezionati” (il criterio di selezione non mi è chiaro ma del resto m’interessa poco, l’importante è avere i numeri necessari).
Inno d’Italia, tutti in piedi.
Apre l’Assemblea la presidente Bindi per un “saluto”. Lungo. Così lungo che qualcuno su twitter scrive ironicamente: “dopo la relazione della Bindi, ora tocca a Bersani per il saluto”. Ci sta.
Il segretario Bersani inizia la  sua relazione (rimando ad altri più autorevoli per un commento puntuale. La relazione comunque la potete trovare qui http://www.partitodemocratico.it/doc/244305/il-coraggio-ci-fa-bene.htm?t=/ilpartito/assemblea_nazionale_2012_ottobre/documenti/dettaglio.htm).

Dopo la relazione del segretario si aprono gli interventi.
Sarà anche un’Assemblea importante ma, come nelle migliori tradizioni, si ripete il solito copione, sala che si svuota, chiacchiericcio, appena Bersani finisce di parlare. Io comunque sono seduta in seconda fila, la stessa di Massimo D’Alema, lui centrale, io laterale destra. Lo tengo d’occhio…

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[ad]Alcuni della “vecchia guardia” iniziano a sparare su Matteo Renzi. Perché non c’è (qualcuno fa notare che non è un membro dell’Assemblea e che ha dato la sua fiducia al segretario sul tema delle regole delle primarie. Ma non basta). Perché non è “adatto” (già sentita), perché addirittura “non è veramente del PD”, perché “non possiamo avere come nocchiero uno che si chiama Schettino” (Flavio Zanonato, sindaco di Padova), imbarazzante e deprimente, almeno per me.

Fortunatamente a ri-alzare il tono del dibattito arrivano Salvatore Vassallo e Piero Fassino.

Salvatore Vassallo ringrazia il segretario per l’atto di coraggio e di fiducia nel partito che sta nella sua scelta di voler rendere contendibile la  candidatura alla leadership, anche nel PD. Ricorda i principi dello Statuto che parlano di primarie aperte a tutti i cittadini elettori del centrosinistra. Rivendica il “nostro” modello di primarie  come il migliore del mondo, tant’è che anche i francesi ci hanno copiato (http://www.youdem.tv/doc/244337/salvatore-vassallo-assemblea-nazionale-pd.htm).

Finalmente un intervento “positivo”.

Piero Fassino, con la chiarezza che gli è propria, ci ricorda che abbiamo bisogno di una partecipazione di milioni e milioni di persone. Che la certezza delle regole è garanzia che il percorso e il risultato, qualunque esso sia, legittimi, in modo forte e inequivocabile il vincitore delle primarie che, per la prima volta, sono davvero contendibili (http://www.youdem.tv/doc/244352/piero-fassino-assemblea-nazionale-pd.htm).

Arrivano le conclusioni del segretario, sempre molto efficace quando parla “a braccio” (http://www.youdem.tv/doc/244344/relazione-conclusiva-di-pier-luigi-bersani-assemblea-nazionale-pd.htm). “Se usciamo bene da queste primarie e facciamo le cose per bene, a noi non ci ammazza più nessuno”.

Ora siamo al momento forse più atteso, si devono votare i dispositivi relativi a “sospensiva” dell’articolo 18 (!) dello Statuto per consentire altre candidature di esponenti PD (e per questo serve “il voto favorevole della maggioranza assoluta dei componenti”  – art.42, comma 1), regole per le primarie e per la presentazione delle candidature, mandato al segretario a discuterle con il resto della coalizione (http://www.partitodemocratico.it/doc/244348/i-documenti-approvati-dallassemblea-nazionale-di-ottobre-2012.htm).

La presidente Bindi, con lo stile che la contraddistingue, chiede agli invitati di prendere posto nel “recinto” (cit) a loro riservato per lasciare posto nella platea ai soli delegati.

In sala si percepisce un’attenzione e un pathos molto intensi. Massimo D’Alema è in piedi davanti a me, continuo a tenerlo d’occhio…

Enrico Letta illustra il primo documento, quello sulle regole per le primarie e il mandato al segretario a discuterle con la coalizione. Franco Marini tenta un’incursione per ri-prendere la parola ma viene respinto. Si vota.

Unanimità. Si comincia bene.

Maurizio Migliavacca illustra il documento sulla sospensiva della norma dello Statuto.

“Chi è favorevole alzi la delega”.

La delegata della Sicilia seduta vicino a me, proprio non ce la fa a tirarla su sta benedetta delega, l’amica che è con lei le ordina di farlo…

E’ fatta – Matteo Renzi, Laura Puppato, Sandro Gozi, Stefano Boeri (forse) e chi altro vorrà – potranno candidarsi, salvo aver raccolto le firme del 10% dei delegati dell’Assemblea o del 3% degli iscritti.

Non sono neanche le quattro del pomeriggio e l’Assemblea si chiude. E si chiude bene. La saggezza auspicata all’inizio della giornata, alla fine ha prevalso.

La saggezza del segretario Bersani che ha difeso caparbiamente la sua scelta di aprire, contrastando tutti i tentativi di chiudere messi in atto da chi proprio non vuole capire cosa ci sta succedendo intorno.

La saggezza di Matteo Renzi che ha dato fiducia al segretario e ha accettato di affidarsi alle decisioni dell’Assemblea, smentendo nei fatti chi lo vuole o lo pensa “fuori” dal PD. Non è così.

Ora, come ha detto Piero Fassino, dobbiamo impegnarci perché le primarie siano un momento di straordinaria mobilitazione. Compito difficile e impegnativo. Ma si può fare, certo che si può fare.