Il risultato delle elezioni del 20 marzo in Sachsen-Anhalt, il secondo appuntamento del lungo anno elettorale tedesco, riconsegna il land nelle mani della CDU, ma, come spesso accade in politica, la continuità dell’esito finale arriva attraverso un mutamento abbastanza profondo degli equilibri interni della regione.
Come evidenziato dalla tabella e dal relativo grafico, il centrodestra tedesco si accusa una perdita complessiva di voti che va oltre i 6,5 punti percentuale; anche se la CDU il partito a soffrire di più l’emorragia di consensi, le conseguenze più pesanti sono per i liberali della FDP, che scendono al di sotto della soglia del 5% ed escono dal Parlamento regionale.
[ad]Discorso opposto per il centrosinistra: alla sostanziale stabilità della SPD, che si riconferma terza forza del land, si affianca il grande successo dei Grünen, il partito ambientalista che volta oltre il 7% e riconquista dei seggi nel landtag dopo un lungo stop che durava ormai dal 1994. Difficile dire, vista la quasi concomitanza degli eventi e l’assenza di indagini demoscopiche mirate, se le vicende giapponesi abbiano influito o meno sull’ottima prestazione del partito. Dal canto suo la SPD, sicura della propria presenza al governo del land o con la Linke o con la CDU, non ha forzato la mano in campagna elettorale (kuschelwahlkampf) limitandosi a mantenere i propri consensi.
Analizzando le ali estreme dello scacchiere politico locale, invece, appare in primo luogo la riconferma della Linke come secondo partito, sia pure in lieve calo; determinanti in tal senso le polemiche relative al legame tra Linke e comunismo scoppiate negli ultimi momenti della campagna elettorale. Ancora più importante è però il risultato conseguito dalla formazione di estrema destra NPD. Il partito neonazista, creatosi dalla fusione di più gruppuscoli estremisti, è riuscito grazie ad una costosa campagna elettorale impregnata di antieuropeismo e xenofobia a raggiungere il 4,5%, un valore che, anche se non sufficiente a permettere l’accesso al Parlamento regionale, suona come un campanello d’allarme per il centrodestra conservatore e liberale, incapace evidentemente di raccogliere sotto il proprio cappello le frange più estreme ed insoddisfatte del proprio emiciclo elettorale.
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Sotto il profilo della partecipazione, le elezioni 2011 hanno segnato una forte inversione di tendenza rispetto al 2006, facendo segnare il ritorno sopra la maggioranza assoluta – 51% circa – dopo il baratro raggiunto nel 2006 con il 44%. Sono così aumentati anche i seggi a disposizione nel land, fattore che ha permesso a tutte le forze entrate nel landtag di vedere incrementata in senso assoluto la propria compagine indipendentemente dal risultato elettorale.
Proprio la composizione del nuovo parlamento regionale è l’indice della profonda incertezza che regna in Sachsen-Anhalt a livello elettorale: dal punto di vista prettamente matematico la maggioranza assoluta dei seggi può essere raggiunta in senso stretto – senza ridondanze – con ben tre combinazioni differenti:
- CDU – Linke
- CDU – SPD
- Linke – SPD
[ad]In realtà la prima ipotesi è politicamente irrealizzabile, quindi resta la scelta tra una riedizione della Große Koalition che ha governato la regione dal 2006 ed un governo rosso-rosso. La SPD sfrutta quindi la propria posizione centrale tra i due maggiori partiti per essere sempre presente qualsiasi sia l’indirizzo del governo di coalizione.
Proprio il fatto che la Linke si sia tenuta al di sopra della SPD è tuttavia il maggior indizio sul tipo di governo che avrà luogo nel land: come da prassi in Germania, in un governo di coalizione il presidente è espressione del partito di maggioranza, quindi, in caso di accordo tra SPD e Linke, si avrebbe un presidente di estrema sinistra per la prima volta dall’unificazione dello stato tedesco.
Anche se i rapporti tra le forze progressiste tedesche sono ormai sufficientemente distesi da permettere governi di coalizione con la Linke, la SPD ha sempre rifiutato di esserne il partner di minoranza consegnandole la presidenza del governo di turno, preferendo piuttosto un analogo ruolo di subalternità rispetto alla CDU.
Nulla di fatto, quindi, per quanto concerne il Bundesrat: il prolungarsi della Große Koalition manterrà il Sachsen-Anhalt tra i lander neutrali, senza rafforzare né la maggioranza né l’opposizione.
Proprio le ripercussioni nazionali permettono di offrire un quadro più generale del quadro politico tedesco: la SPD, malgrado con una svolta a sinistra più radicale e un rapporto più stretto con la Linke potrebbe mettere in seria difficoltà il governo federale compiendo grandi balzi verso il controllo del Bundesrat, preferisce una politica più attendista e distesa verso il Cancelliere Angela Merkel.
Se da un lato questo può stupire in Italia, dove vige spesso la logica delle alleanze a tutti i costi pur di arrivare alla spallata al Governo sfiduciandolo pena l’accusa di “inciucio”, non bisogna dimenticare una serie di fattori relativi alla politica e all’ordinamento tedesco che reinseriscono la scelta della SPD in un alveo di normale convenienza politica.
In primo luogo il Bundesrat, il Consiglio Federale, è diverso dal Senato della Repubblica Italiana: in Germania non vige un bicameralismo perfetto, e solo le leggi appartenenenti a determinati ambiti, definiti dalla Costituzione, necessitano del voto del Bundesrat. Per tutti gli altri, un eventuale parere negativo del Consiglio Federale può essere rovesciato se il Bundestag lo approva con una maggioranza pari o superiore. Soprattutto, il Bundesrat non partecipa alla votazione di fiducia al Governo Federale, quindi il controllo di tale Aula del Parlamento non può essere utilizzato per eventuali spallate all’esecutivo.
Inoltre lo shock provocato dall’elezione di un presidente di land della Linke rischierebbe di avere effetti controproducenti per le cinque consultazioni che ancora devono tenersi nel 2011, soprattutto nei ricchi e popolosi lander dell’ovest dove il partito di Lafontaine è ancora guardato con grande sospetto.
Matteo Patané
(Blog dell’autore: Città Democratica)