L’ultimo sondaggio IPR Marketing per Tg3 segna il progressivo declino del Pdl: come anche altri istituti demoscopici, anche l’istituto guidato da Antonio Noto registra ormai il sorpasso del Pdl (14,5%) da parte del MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo (16,5%). Il Pd rimane così saldamente in testa, con un consolidato 28%: ci si può aspettare di più, però, da un partito che ultimamente è costantemente sotto la luce dei riflettori.
Rispetto al sondaggio effettuato la scorsa settimana dallo stesso istituto, anche l’UDC perde lo 0,5%, ricongiungendosi con l’IDV al 7%. Tra i partiti di “media statura” a guadagnare qualcosa è la Lega (5,5%), che ora supera Sel, ferma da settimane – secondo IPR – al 5%. Anche l’astensione, resterebbe ferma alla ragguardevole quota del 45%.
Forse però il dato di maggiore interesse è quello relativo alle primarie del centrosinistra. Il sondaggio, effettuato subito dopo l’Assemblea Pd, vede infatti Bersani avvantaggiarsi del passo falso del sindaco di Firenze. Matteo Renzi, infatti, perde ben tre punti percentuali rispetto all’ultima rilevazione, tornando a quota 31%; Se ne avvantaggia il governatore pugliese e leader di Sel Nichi Vendola, che tre punti li guadagna portandosi così al 21%.
[ad]Sarebbe sbagliato però pensare ad un travaso netto di voti dall’uno all’altro competitor del segretario democratico. L’ufficializzazione della campagna elettorale di Nichi Vendola (“Oppure Nichi”) ha infatti ampliato l’elettorato interessato alla competizione, estendendolo ufficialmente a tutti i suoi sostenitori. I due elettorati – quello di Renzi e quello di Vendola – in alcuni punti, è vero, si intersecano, rappresentando entrambi i leader degli innovatori nel campo della comunicazione, perlomeno sul versante sinistro dello scenario politico: entrambi rappresentano se stessi come elementi di rottura, entrambi hanno vinto primarie contro l’establishment, ma il progetto politico di cui si fanno portatori è radicalmente opposto, e non è un caso che le prime dichiarazioni di Nichi Vendola sono state contro Matteo Renzi. Bersani invece, che partecipa alla competizione da favorito, pur non avendo di fatto cominciato la propria campagna elettorale – ammesso che non si consideri l’intervento in Assemblea Nazionale un primo atto della campagna stessa – guadagna un punto percentuale, portandosi ad un netto 40%.
Non è dato sapere se l’assenza all’assise romana sia stato per Matteo Renzi un autogol: probabilmente ha messo in luce lati del carattere del rottamatore che ad alcuni suoi supporter possono aver dato fastidio, e se così fosse allora “bene” (pro domo sua, s’intende) ha fatto il suo avversario a rimarcarlo in diverse occasioni.
Decisamente staccati gli altri concorrenti: l’apolide Tabacci è al 4%, il doppio rispetto ai democrats Gozi e Puppato.