Ucraina, il ruolo della religione nella società
[ad]Secondo gli ultimi dati, fonte di una ricerca in materia, essa gode della fiducia di ben il 72% della popolazione ucraina, distanziando di gran lunga le varie istituzioni politiche costrette ad accontentarsi della seguente miseria percentuale: Opposizione (24%), Presidente della Repubblica (22%), Governo (16%), Parlamento (12%). Se si indagano, più nel dettaglio, le ragioni della fiducia concessa alla bussola religiosa si scopre la fragilità di un popolo che si autopercepisce eterno infante, incapace di riconoscere l’importanza della propria emancipazione e felice di trovare un soggetto ancora capace di perpetrare il proprio bisogno di delegare responsabilità ed essere destinatario di indirizzi. Incrociando i dati di diversi studi condotti sul tema nell’arco degli ultimi anni emergono i seguenti dati. Le tre motivazioni principali che spingono i credenti a rivolgersi a Dio vengono rintracciate nelle seguenti affermazioni “quando io o un mio parente è malato”(59%), “quando mi sento in pericolo o ho paura”(56%), “quando sento ansietà spirituale”(54%). Approfondendo poi il ruolo che il popolo ucraino assegna alla religione all’interno delle strutture sociali emergono due tipi di funzione: una salvifica, “i leader religiosi devono difendere i cittadini poveri quando le autorità prendono decisioni per ridurre lo standard di vita della popolazione”(90%), e una istituzionale, “la religione deve disporre su moralità e spiritualità della popolazione”(91%). Il ruolo della religione come agenzia di socializzazione primaria viene confermato da un’altra serie di dati che la vedono, dietro a famiglia (80%) e scuola (50%), come terzo soggetto promotore il codice morale e valoriale che la società ha da darsi (30%). Ultimo aspetto indagato, consentente di evidenziare la doppia funzione salvifico-istituzionale attribuitale, è la definizione di religione-credo data dagli intervistati: essa è tradizione (42%), fonte di norme morali (32%), fonte di salvezza personale (24%).
Questa immagine da nuovo Medioevo non è da considerarsi però principale fonte di sgomento. Ciò che più sembra preoccupare per i processi di cambiamento che la società ucraina ha urgentemente bisogno di intraprendere è, infatti, la nuova delega concessa da chi dovrebbe farsi soggetto trainante del cambiamento. La società, in primis le nuove generazioni, cresciute e socializzate ancora all’interno del modello di welfare universalistico e deresponsabilizzante di stampo sovietico, compresa la nocività degli indirizzi offerti dalle ingannevoli bussole, non ha voluto intraprendere il percorso che l’avrebbe condotta ad essere bussola di se stessa, decidendo di percorrere per l’ennesima volta la strada più semplice: la delega. L’unico soggetto casto, impuro, estraneo agli scandali ed alle sofferenze inflitte sino a quel momento dalle interessate bussole era la Religione e così, un popolo che sino a ieri berciava santi e madonne, si genuflette oggi ogni volta che si imbatte nella sagoma sacra di un luogo di culto. Come la Storia ci ha insegnato il passo da potere secolare a potere temporale, definito dai dizionari contemporanei strumentalizzazione politica della religione, è breve. Le conseguenze di ciò sul futuro ucraino risultano oggi difficili da tracciare. Una dolorosa certezza si palesa però in maniera evidente: nel caso in cui la Religione si riveli soggetto conservante lo status quo e non agente di cambiamento, l’eterno infante popolo ucraino, avrà ancora una volta a disposizione un soggetto imputabile, additando responsabilità e rimandando nuovamente la doverosa presa di coscienza di se stesso. E ciò, per chi ha paura di essere bussola di se stesso, è un gran bel sollievo.