Le bussole sono sempre state fedeli compagne dei soggetti esposti alla navigazione in acque agitate. Esse, con pretesa precisione empirica, hanno sostenuto le rotte dei marinai coinvolti in epiche e travagliate traversate. Nei momenti di forte sconforto si facevano infatti unico appiglio evitante la tetra minaccia della morte. Il mare magnum chiamato società, attraversando i ripetuti maremoti di ordine politico, economico, sociale, al fine di rintracciare l’agognata retta via, si è sempre servito dei suddetti strumenti bramosamente offerti dai soggetti a ciò preposti: classe politica, istituzioni, intellettuali. Esistono però tsunami di portata epocale durante i quali anche le bussole vengono messe in discussione se il loro ago calamitato non si dimostra capace di tracciare una speranza sul campo magnetico restaurato.
[ad]Il roboante tsunami che ha condotto all’implosione dell’Unione Sovietica ha generato, all’interno delle strutture sociali e politiche di Paesi che in un niente si sono ritrovati a dover navigare in solitario, un effetto di totale perdizione. È così che è potuta incominciare la sfilata di chi, sfruttando il proprio appeal, ha cercato di diventare monopolista di indirizzi. Le bussole, griffate con brand occidentali e rivendicanti l’intercessione conducente all’auspicato collasso (leggi Usa e Ue), hanno provato ad indicare la rotta, lunga e ancor oggi incompiuta, illustrando una possibile direzione a popoli in quel momento alla deriva. Le bussole, griffate con brand ora post-sovietici (leggi Russia), hanno tentato di riconsegnare gli strumenti in uso sino a quel momento nel tentativo di presentare l’epocale cambiamento con un non-evento mai avvenuto. Le bussole, nobilmente griffate da slogan quali viva-la-libertà-a-morte-la-dittatura (leggi Intellettuali), felicitandosi dell’accaduto, hanno portato a prova di ciò che sino a quel momento avevano sostenuto la tangibilità di un cambiamento finalmente realizzatosi, invitando i proseliti a proseguire sulla strada oramai in discesa. Le bussole, griffate con brand ora nazionalisticamente in voga (leggi Nuova Classe Politica Ucraina), hanno infine incominciato a riportare in auge la tradizione e l’importanza della memoria nazionale per giustificare, in anticipo, l’illegalità delle azioni che di lì a poco avrebbero incominciato ad intraprendere. In questa entropica confusione di indirizzi, i naviganti alias il popolo dei paesi ora indipendenti, si è bramosamente riversato sul banchetto.
Dopo aver timorosamente assaggiato le differenti pietanze, e non avendone trovata ad oggi una sufficientemente appetibile, essi hanno volto il loro sguardo sotto l’imbandito tavolo su cui il banchetto era generosamente offerto. E cosa hanno scorto? Hanno scovato la bussola, sacralmente griffata da incensi e icone sacre, che l’oscurantismo sovietico aveva relegato ai margini del banchetto e che era ora bramosamente pronta a ritrovare le simpatie delle pecorelle smarrite. Esse infatti, stanche dei colpevoli ed interessati errori di rotta volutamente suggeriti dalla coralità delle bussole consultate, non sapevano più a chi votarsi e, vista la fortunosa coincidenza, quale santo migliore di chi ti permette, annaffiandola, di rinverdire una sin lì minacciata attitudine alla de-responsabilizzazione. La Chiesa, sia essa Patriarcato di Mosca o Patriarcato di Kiev o Chiesa greco-cattolica, gode infatti oggi del più alto livello di fiducia tra le istituzioni deputate agli indirizzi dei sottoposti.
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[ad]Secondo gli ultimi dati, fonte di una ricerca in materia, essa gode della fiducia di ben il 72% della popolazione ucraina, distanziando di gran lunga le varie istituzioni politiche costrette ad accontentarsi della seguente miseria percentuale: Opposizione (24%), Presidente della Repubblica (22%), Governo (16%), Parlamento (12%). Se si indagano, più nel dettaglio, le ragioni della fiducia concessa alla bussola religiosa si scopre la fragilità di un popolo che si autopercepisce eterno infante, incapace di riconoscere l’importanza della propria emancipazione e felice di trovare un soggetto ancora capace di perpetrare il proprio bisogno di delegare responsabilità ed essere destinatario di indirizzi. Incrociando i dati di diversi studi condotti sul tema nell’arco degli ultimi anni emergono i seguenti dati. Le tre motivazioni principali che spingono i credenti a rivolgersi a Dio vengono rintracciate nelle seguenti affermazioni “quando io o un mio parente è malato”(59%), “quando mi sento in pericolo o ho paura”(56%), “quando sento ansietà spirituale”(54%). Approfondendo poi il ruolo che il popolo ucraino assegna alla religione all’interno delle strutture sociali emergono due tipi di funzione: una salvifica, “i leader religiosi devono difendere i cittadini poveri quando le autorità prendono decisioni per ridurre lo standard di vita della popolazione”(90%), e una istituzionale, “la religione deve disporre su moralità e spiritualità della popolazione”(91%). Il ruolo della religione come agenzia di socializzazione primaria viene confermato da un’altra serie di dati che la vedono, dietro a famiglia (80%) e scuola (50%), come terzo soggetto promotore il codice morale e valoriale che la società ha da darsi (30%). Ultimo aspetto indagato, consentente di evidenziare la doppia funzione salvifico-istituzionale attribuitale, è la definizione di religione-credo data dagli intervistati: essa è tradizione (42%), fonte di norme morali (32%), fonte di salvezza personale (24%).
Questa immagine da nuovo Medioevo non è da considerarsi però principale fonte di sgomento. Ciò che più sembra preoccupare per i processi di cambiamento che la società ucraina ha urgentemente bisogno di intraprendere è, infatti, la nuova delega concessa da chi dovrebbe farsi soggetto trainante del cambiamento. La società, in primis le nuove generazioni, cresciute e socializzate ancora all’interno del modello di welfare universalistico e deresponsabilizzante di stampo sovietico, compresa la nocività degli indirizzi offerti dalle ingannevoli bussole, non ha voluto intraprendere il percorso che l’avrebbe condotta ad essere bussola di se stessa, decidendo di percorrere per l’ennesima volta la strada più semplice: la delega. L’unico soggetto casto, impuro, estraneo agli scandali ed alle sofferenze inflitte sino a quel momento dalle interessate bussole era la Religione e così, un popolo che sino a ieri berciava santi e madonne, si genuflette oggi ogni volta che si imbatte nella sagoma sacra di un luogo di culto. Come la Storia ci ha insegnato il passo da potere secolare a potere temporale, definito dai dizionari contemporanei strumentalizzazione politica della religione, è breve. Le conseguenze di ciò sul futuro ucraino risultano oggi difficili da tracciare. Una dolorosa certezza si palesa però in maniera evidente: nel caso in cui la Religione si riveli soggetto conservante lo status quo e non agente di cambiamento, l’eterno infante popolo ucraino, avrà ancora una volta a disposizione un soggetto imputabile, additando responsabilità e rimandando nuovamente la doverosa presa di coscienza di se stesso. E ciò, per chi ha paura di essere bussola di se stesso, è un gran bel sollievo.