Oggi i maggiori quotidiani si occupano della spinosa questione delle intercettazioni della procura di Palermo nella quale è coinvolto il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Il presidente ha reso noto un carteggio riservato del 19 giugno scorso tra lui e il suo consigliere per gli affari alla giustizia Loris D’Ambrosio, scomparso lo scorso luglio. Nella missiva inviata dal consigliere a Napolitano si legge tutta la preoccupazione di D’Ambrosio, per il suo coinvolgimento in alcune telefonate (rese pubbliche) intercorse tra lui e l’ex ministro Mancino, indagato per falsa testimonianza nella cosiddetta trattativa stato-mafia. “Tutto ciò è inaccettabilmente calunnioso – scrive D’Ambrosio – Ma non mi è difficile immaginare che i prossimi tempi vedranno spuntare accuse ancora più aspre che cercheranno di colpire me per colpire Lei”. Napolitano risponderà al consigliere rinnovandogli fiducia e stima “Fronteggeremo insieme gli attacchi”. Per Michele Ainis sul Corriere, il conflitto tra Quirinale e pm di Palermo va “sanato per tutelare la giustizia”. Per Repubblica si tratta di “una stagione avvelenata” mentre il Giornale spiega che ora anche i “dottori” si sono accorti che “questa giustizia è moribonda”.
Da leggere:
Il Fatto Quotidiano: Immoral Dissuasion 2 (commento di Marco Travaglio sul carteggio tra Napolitano e D’Ambrosio)
[ad]Altro tema caldo di giornata è il taglio delle detrazioni fiscali (con attuazione retroattiva), una delle norme più contestate all’interno del dl Stabilità che il governo ha consegnato nella sera di ieri al Quirinale per la firma. In un primo momento si era pensato di prorogare questo provvedimento dopo le polemiche suscitate dai partiti per l’ennesimo carico fiscale che i cittadini dovranno sopportare. Poi è stato deciso che tutto resterà come prima. Per il Giornale “lo Stato è uno strozzino” mentre Libero si chiede se “i prof tassatori siano o bugiardi o marziani”. Il Corriere mette a disposizione dei lettori una “guida alle nuove mini detrazioni”.
Altre notizie. Il passo indietro di Veltroni ha scosso la classe dirigente del Pd. Soprattutto quegli esponenti che Renzi vuole “rottamare”. Primo fra tutti Massimo D’Alema (da 23 anni in Parlamento) che infatti ieri ha dichiarato: “Facciamo argine all’ondata. Mi candido se il Pd me lo chiede”. Un modo per difendere la dignità sua e del partito messo alle strette dopo l’addio di Veltroni. Pubblico fa un elenco di chi “dovrebbe essere rottamato”. L’Unità si chiede “Rottamare o rinnovare?” per poi affermare che “rottamare è un’idea fascistoide” ma è anche vero che “senza facce nuove il Pd rischia”. Su Repubblica Nicola Latorre (esponente Pd) rende “onore a Massimo” ma avverte “firmare per lui è un autogol”, riferendosi alla raccolta firme sulle pagine dell’Unità per chiedere la candidatura di D’Alema. Il Giornale parla di un Massimo “beffato da quell’addio premeditato”
Capitolo Formigoni. Il governatore della Lombardia chiede di andare alle elezioni al più presto. Ma Pdl e Lega puntano ad aprile. In un’intervista al Corriere, Maroni rivela: “L’alleanza con il Pdl va salvata. Non nascondo che mi piacerebbe fare il governatore”. E sempre il Corriere invita il “governatore a non candidarsi”.