La videointervista concessa ieri da Bersani a Repubblica.it e la conseguente replica dell’ex Premier Massimo D’Alema avevano mostrato un certo nervosismo nel Pd alle prese con la “grana” ricambio/rottamazione.
[ad]Tutto era cominciato con l’intervista con cui Veltroni da Fazio annunciava la propria intenzione di non ricandidarsi al Parlamento. Volutamente o meno, il gesto dell’ex Sindaco della Capitale ha aperto una sorta di caccia alle streghe nei confronti dei parlamentari di più lungo corso, ed in particolare al più “pesante” di loro, il Presidente del Copasir Massimo D’Alema. La vicenda ieri è stata trattata con oggettivo nervosismo da tutte le parti in causa, ed era sembrato ad alcuni che il segretario volesse approfittare dell’occasione per “scaricare” il suo sodale: a tal proposito la “Velina Rossa”, organo d’informazione di ortodossia dalemiana, ha pungentemente rimarcato il ruolo svolto dall’ex Premier nella candidatura a segretario del Pd, e lo stesso D’Alema, aveva avvisato dalle colonne di Repubblica del suo persistente consenso politico nel cosiddetto “paese reale”.
Dalle modalità con cui D’Alema e lo stesso Pd risolverà la controversia – si diceva ieri – dipenderà anche la qualità della futura classe dirigente del centrosinistra. Oggi Bersani ha provato a spiegare meglio quanto detto ieri: “io i deputati non li nomino e che nell’Italia che ho in testa io i deputati non li nomina né Berlusconi, né Renzi, né Bersani”, ragion per cui non richiede all’ex Premier di ricandidarsi (“ci sono delle regole”). Su D’Alema, però, si è detto certo di poter contare per il processo di rinnovamento che dice di voler portare avanti nel partito e nella prossima compagine di governo.
Ad approfittare delle acque agitate nel fronte bersaniano, era stato Roberto Reggi, coordinatore dello staff renziano, il quale affermava ieri sera di aspettare sulla riva del fiume di veder passare i rivali del sindaco fiorentino. Ribattezzato dall’omologa bersaniana Alessandra Moretti il “Casaleggio di Renzi”, ed attaccato da più fronti per i toni ripetutamente “violenti”, lo stesso Reggi ha però oggi dovuto condannare la pessima scenetta fatta da un (probabile) sostenitore del sindaco mascherato da D’Alema e “asfaltato” dal camper renziano. Il clima, ammettono da entrambe le parti, può essere ruvido, ma non deve scadere in una barbara caccia all’uomo, come invece pare stia avvenedo.