Repubblica Ceca, il Governo vacilla sotto i colpi dell’astensione (e dell’opposizione)
Due indizi fanno una prova. Questo sembra essere il verdetto delle elezioni tenutesi lo scorso fine settimana in Repubblica Ceca. Domenica si è votato sia per le elezioni regionali (in 13 delle 14 regioni) sia per il rinnovo di un terzo della Camera alta del Parlamento, il Senato. La traiettoria di fuoco condannante, momentaneamente, la coalizione governativa retta dal Primo Ministro Petr Nečas ha assunto una duplice conformazione. Da una parte la schiacciante vittoria, in entrambe le consultazioni, dei partiti all’opposizione, Partito Socialdemocratico (ČSSD) e Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSČM). Dall’altra, un preoccupante astensionismo che ha visto l’asticella dell’affluenza alle urne fermarsi sotto il 40% (37% degli aventi diritto al voto per le regionali e 35% per il Senato). Il probante messaggio è univoco e sentenzia una forte condanna alle misure impopolari di austerità e carico fiscale intraprese dal Partito Democratico Civico (ODS) al governo.
[ad]Se le consultazioni di metà mandato, quale sia la loro natura, sono indice utile al fine di prevedere i risultati elettorali delle tornate a venire, non pare complicato presumere una vittoria dell’opposizione alle parlamentari del 2014. Tutte le cautele del caso rimangono però necessarie. Analizzando nel merito i dati, la realtà che ne emerge non ha infatti tinte così definite. In primis, il partito dell’astensionismo potrebbe allargare ulteriormente i propri consensi da qui al 2014, minacciando anche chi si presenterà come ipotetico candidato-vincitore, risucchiandolo nel temuto calderone dell’anti-politica. In secondo luogo, la vittoria del Partito Socialdemocratico in nove regioni su tredici, esaltata dalla vetrina mediatica, nasconde una perdita di consensi sul totale a disposizione nelle assemblee regionali pari a 75 seggi (il ČSSD era infatti già al governo in tutte le tredici regioni al voto). In terzo luogo, l’acclamato vincitore della tornata, il KSČM, nonostante nella differenza tra seggi persi e seggi conquistati possa vantare un tonico +68, sarà obbligato ora ad abbandonare le redditizie posizioni barricadiere e ad assumersi le responsabilità imposte da logiche governative, sottoponendosi così al rischio effetto-boomerang in vista delle politiche del 2014.
É necessario inoltre attendere gli esiti dei ballottaggi di domenica prossima per ufficializzare il successo dell’opposizione, seppur dato per scontato, nel rinnovo del Senato. Il Partito Comunista di Boemia e Moravia, forte delle cariche governative conquistate in due delle tredici regioni al voto, presenterà anche un candidato in dodici dei ventisette collegi ai ballottaggi di domenica. E si dice pronto, in accordo con il Partito Socialdemocratico, qualora riesca l’impresa di conquistare al Senato la maggioranza costituzionale dei tre quinti, a proporre la rassegna delle dimissioni al governo in carica.
Dal canto loro, l’ODS, e l’alleato Top09, guidato dalla secolare personalità della politica ceca Karel Scharzenberg, non sembrano però averne alcuna intenzione. Nonostante l’unica coccarda elettorale conquistata nella regione di Plzen e nonostante la dichiarata volontà di rivedere il proprio programma di governo e la propria struttura di partito, fortemente condannati dalla crisi di credibilità e di fiducia emersa dai dati sull’astensionismo, essi hanno infatti rinnovato il proprio impegno nella prosecuzione del mandato governativo sino al termine della legislatura.
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