Consiglio Europeo interlocutorio, in agenda coordinamento dei bilanci e autorità bancaria

Consiglio Europeo – Oggi e domani sono riuniti a Bruxelles i Capi di Stato e di Governo dei 27 Paesi dell’Unione per discutere della cosiddetta unione bancaria.

In realtà in questo Consiglio non si deciderà molto ma si farà piuttosto il punto su proposte fondamentali per la risoluzione della crisi: l’autorità bancaria unica e il coordinamento dei bilanci.

 

Il progetto di autorità bancaria unica

[ad]Per realizzare a pieno titolo l’integrazione economica e monetaria, è necessario avere, a livello dell’Unione, una forma di controllo, di gestione e di risoluzione crisi: è sotto gli occhi di tutti come la gestione nazionale della finanza abbia portato ad una balcanizzazione del sistema bancario europeo con ripercussioni negative sul credito; per ridare slancio all’economia c’è bisogno di un quadro integrato che abbia come soggetto un’autorità unica che faccia riferimento ad un quadro comune di risoluzione delle crisi.

Oggi le autorità europee ABE (autorità bancaria europea) e CERS (comitato europeo di rischio sistemico), create nel 2010, hanno unicamente competenze di coordinamento in quanto i controlli sono ancora nelle mani delle autorità nazionali.

Nel nuovo sistema in discussione vi sarà un assetto diverso: mentre l’ABE continuerà nel suo lavoro di creazione di corpus unico di norme europee, il CERS avrà le sue competenze rafforzate; il primo intervento da attuare è sui depositi di garanzia di tipo nazionale che, se armonizzati ad uno standard comune, saranno in grado di assicurare parità tra i vari sistemi.

 

Il coordinamento dei bilanci

Il secondo punto riguarda il quadro di bilancio integrato: gli Stati, riconoscendo la forte interdipendenza delle economie europee, cercano di voltare pagina creando un coordinamento ex ante dei bilanci e rafforzando la sorveglianza dei Paesi in difficoltà finanziarie. In questo consiglio, in realtà, si anticipano dei temi che dovrebbero essere discussi a dicembre: l’idea è che l’Unione Monetaria debba avere una propria capacità di bilancio tale da poter far fronte a temporanei shock economici che vadano oltre le limitate risorse del meccanismo europeo di stabilità. Il problema fondamentale dell’Unione Europea è che, a differenza delle altre unioni monetarie, all’interno dell’Unione Europea gli shock sono molto più difficili da assorbire: tra i Paesi europei vi sono differenze di lingue e di culture mentre che in un Paese come gli Stati Uniti, dove  la mobilità tra gli Stati è molto più facile – in soldoni, negli USA chi perde il lavoro in uno stato dell’est non ha particolari problemi a trasferirsi in uno dell’ovest, cosa un po’ più complessa per un cittadino dell’Unione.

Sul tema del rigore il Consiglio non ha intenzione di allentare la presa sulle politiche di pareggio di bilancio e di riduzione del debito che, anzi, sono considerate essenziali, piuttosto prevede per il futuro delle “concessioni”: per periodi limitati, i Paesi potranno dare facilitazioni e incentivi alle proprie imprese o a particolari settori ma in cambio l’Unione potrà chiedere una serie di riforme indicate da raccomandazioni specifiche del Consiglio; vi sarà, inoltre, la possibilità del Consiglio di apportare dei correttivi, anche ex-ante, alle politiche economiche nazionali.

In sostanza si discute all’insegna della “politica macroprudenziale”.

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E la democrazia?

[ad]Il Consiglio è consapevole del fatto che accentrare competenze importanti come il controllo delle banche e la gestione del bilancio può portare ad uno squilibrio democratico, per questo si vuole mettere a punto il principio secondo il quale il controllo dovrebbe essere fatto al livello nel quale sono state prese le decisioni; si vuole creare una sorta di joint venture tra il Parlamento Europeo e i parlamenti nazionali, estendendo il coinvolgimento del Parlamento Europeo nel processo decisionale di Bruxelles e implementando il coordinamento tra i parlamenti nazionali e il Parlamento Europeo al fine di colmare l’eventuale gap democratico che si verrebbe a creare.

di Riccardo Marchio