Siria: come ti estremizzo un conflitto
Il ruolo dei guerriglieri fondamentalisti islamici nel conflitto siriano comincia a diventare
sempre più importante e sembra riuscire laddove hanno fallito i governi occidentali: mettere in
seria difficoltà il regime.
[ad]Ce lo rivela l’International Crisis Group, ONG esperta in crisi internazionali e nel monitoraggio
dei conflitti, nell’ultimo rapporto sul medio oriente, uscito qualche giorno fa. Per quanto riguarda
la Siria si segnala un aumento dell’attività dei gruppi estremisti salafiti che approfittano della
mancanza di fiducia della popolazione nelle autorità.
Questo sviluppo della situazione potrebbe rivelarsi problematico per l’opposizione perché
i salafiti, possedendo conoscenze militari e capacità organizzative, stanno pian piano
monopolizzando la scena, prendendo il sopravvento sulla fazione moderata: in questo vi è una
critica del Crisis Group nei confronti dell’opposizione che, pur di avere un supporto, si sta pian
piano comprimendo verso le posizioni più estremiste.
Sin dall’inizio, infatti, la questione salafita è stata sottovalutata ma ora spaventa soprattutto
le minoranze e i non-islamici che, quindi, si trovano tra Assad che attacca indiscriminatamente
la popolazione civile ma che negli anni ha permesso alle minoranze di vivere in pace e le
opposizioni che dovrebbero proteggerle ma rischiano di essere una minaccia maggiore.
Il rapporto dell’ ICG analizza passo passo la strategia di islamizzazione del conflitto messa in
campo e ne chiarifica le origini, la crescita e l’impatto sull’opposizione: secondo questa analisi
l’estremizzazione religiosa farebbe prospettare uno scenario di tipo Irakeno.
Fa colpo che un Paese storicamente laico come la Siria subisca l’infiltrazione salafita che ha
aumentato la tensione facendo leva su motivazioni religiose, utilizzando come leva la
considerazione del regime come “apostata” e “non-musulmano”.
Sono anni che i salafiti provano a fare blocco con il resto dei sunniti contro gli alawiti (Bashar Al-
Assad è di quest’ultima fede) che in questi anni sono stati appoggiati dai “cugini” sciiti iraniani,
ma solo la guerra civile, con il conseguente disordine sociale, sono riusciti a dargli qualche
possibilità.
In conclusione: questa prospettiva preoccupa molti osservatori e attori della scena
internazionale; la Siria è sempre stata patria di un islamismo moderato e “laico”: che possa, con
la scusa della liberazione dalla dittatura di Assad, diventare una nuova e ingovernabile Irak?
di Riccardo Marchio