Regionali 2010: vincitori e vinti
Il centrosinistra poteva solo conservare, e non conquistare. Il centrodestra sicuramente conservava, e partiva alla riscossa per conquistare caselle. Alla fine è finita 7-6.
E’ questo in estrema sintesi il quadro della situazione per le elezioni regionali del 2010. Effettivamente i plenipotenziari berlusconiani da tempo ripetevano che strappare una regione in più, oltre alle sicure Lombardia e Veneto, sarebbe stata una grande vittoria per il “governo del fare”. E questo ragionamento era dovuto al fatto che molti sondaggi davano un centrodestra vincente in Campania e Calabria. In tal caso avremo parlato di un 9 a 4. Un’altra storia quindi.
[ad]Invece questa volta, anche questa volta, le regioni in bilico decidono la partita. E non solo. Sono proprio queste regioni che fanno pendere la bilancia a favore o a sfavore degli schieramenti. Tanto che il centrosinistra, pur avendo conquistato più regioni, perdendo quelle in bilico di fatto perde le elezioni regionali e, il centrodestra, trionfando in Lazio e Piemonte può esultare nonostante gran parte del Pdl si incominci a preoccupare per la golden share leghista sulle sorti del paese.
Il grandissimo trionfo del centrosinistra nel 2005 fu sancito proprio dal fatto che a Torino, Roma e Bari si insediavano governatori “amici”. In Puglia questa volta la partita era meno incerta, seppur non sicura.
Questo sia per le divisioni del centrodestra sia per l’alto livello di popolarità guadagnato dal carismatico Vendola, capace di stravincere primarie di coalizione super-partecipate a scapito del candidato sostenuto dal Pd Boccia.
Appunto per questo le regioni in bilico in questa tornata erano soprattutto Piemonte e Lazio che con il loro esito hanno marcato l’esito e le conseguenze politiche di questa tornata elettorale.
Per quanto riguarda il Piemonte possiamo ben dire che la Lega Nord, dopo anni in cui non ha mai avuto presidenti di regione, egemonizza gran parte del Nord (pur senza esplodere in questa regione rispetto alle Europee) e arriva ai vertici in una regione storicamente alla “periferia” dello zoccolo duro leghista lombardo-veneto. Lo stesso zoccolo duro che si è fatto sentire in Lombardia, dove la percentuale leghista è cresciuta molto dando un contributo importante all’affermazione del “Presidente Eterno” Formigoni, e in Veneto dove si sancisce un dato già immaginabile: la Lega è il primo partito della regione con il 37% dei consensi.
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