Regionali 2010: vincitori e vinti
In un Nord oramai dominato dalla Lega permane solo la “fortezza ligure”: un voto non scontantissimo che ha visto l’affermazione di Claudio Burlando sostenuto da uno schieramento che va dalle sinistre all’Udc.
[ad]La seconda regione in bilico, il Lazio, ha registrato invece una sproporzione altissima tra la città di Roma e il resto della regione: la Bonino stravince in città ma subisce una sconfitta in provincia. Andando malissimo nelle altre quattro provincie nel Lazio. In questo caso il voto d’opinione non è bastato a smuovere una situazione politica ed elettorale dominata ancora da storiche logiche d’appartenenza (i politologi potrebbero ben dire che nel Lazio si registra la vittoria dell’”immagine di regime”). E’ molto interessante notare un aspetto delle elezioni in Lazio: l’assenza della lista del Pdl nella provincia di Roma ha creato una situazione a dir poco anomala. Ma questa situazione anomala comunque ci mostra un centrodestra in grado di veicolare un gran numero di voti verso una e una sola lista. L’affermazione della civica Polverini nel collegio romano ricalca pressappoco il dato del Pdl. E’ una caratteristica su cui bisognerebbe stare attenti per capire oggi come oggi, anche a livello nazionale, come è strutturato il sistema politico che vede un Pdl che rappresenta il 90% (nonostante le neo-insidie leghista) di uno schieramento di centrodestra. Con ovvie conclusioni: Pdl partito di maggioranza relativa anche in regioni dove il centrodestra perde.
Sul resto d’Italia la situazione è chiara e gli stessi network nazionali hanno potuto annunciare in poco tempo l’esito delle urne: in Calabria Loiero paga una cattiva gestione della regione e un’alleanza “piccola” con un centro schierato con Scopelliti e l’Italia dei Valori con Pippo Calippo. In Campania Stefano Caldoro stacca notevolmente Vincenzo De Luca, nonostante lo stratosferico dato ottenuto nella città di Salerno (poco meno del 72%).
In Basilicata Vito De Filippo si conferma il governatore più votato d’Italia. In Emilia-Romagna Vasco Errani vince, ma cala notevolmente. Sta ora ad una classe dirigente moderna, che da decenni governa quella regione, creare innovazioni di tipo politico in grado di riacquistare i grandissimi consensi che il centrosinistra è solito prendere in questa regione.
Una situazione leggermente diversa si registra invece in Toscana dove Enrico Rossi è abile a tenere tutte le roccaforti e ad essere eletto con percentuali molto simili a quelle di Martini nel 2005. L’ex assessore alla sanità infatti giustamente rivendica il miglior risultato del Pd in Italia.
Nelle Marche Spacca e la sua alleanza “Udc without sinistra” domina e in Umbria la Marini prende una buona percentuale nonostante il calo rispetto alla Lorenzetti (che dopo De Filippo fu la governatrice più votata nel 2005).
Nel lombardo-veneto dati scontati: solo da segnalare, oltre al sorpasso leghista in Veneto, Bortolussi sotto il 30 e Formigoni, in Lombardia, che aumenta i consensi rispetto alla sfida contro Sarfatti nel 2005.
Ha vinto l’astensione dunque. Ma c’è anche un vincitore morale (oltre a Renzo Rabellino, ovviamente): le liste “Cinque stelle” dei grillini fanno un ottimo risultato in Emilia-Romagna e in Piemonte. In ambiente sabaudi già si definisce Davide Bono come “il Ralph Nader della Val di Susa”.
Che trarre da queste elezioni? In primo luogo che, per quanto riguarda lo schieramento di centrosinistra, c’è ancora molto da fare. Nei prossimi tre anni non ci saranno test elettorali di valore nazionale. Spetta quindi al Partito Democratico stabilire una propria agenda innovatrice per le riforme in questo paese. Ma deve essere di vera alternativa, se non si vuole tenere Berlusconi ancora in sella al cavallo del comando (con Bossi che intanto egemonizza a destra e a manca).
Ma soprattutto, dal punto di vista politico, il voto ci insegna una cosa: occorre un reale cambio dell’assetto politico nazionale. Altrimenti il Pdl, o i suoi simili, non potranno che avere vita facile. E l’asse Berlusconi-Bossi non potrà che continuare a rafforzare il suo blocco sociale.