Regionali 2010: Tutti i numeri

Pubblicato il 2 Aprile 2010 alle 18:15 Autore: Salvatore Borghese
elezioni regionali - Termometro Politico

CALABRIA

Anche la Calabria, come la Basilicata, registra un aumento, e pure sostanzioso, dell’affluenza rispetto al 2009, di circa il 6% (anche se resta bassa, sotto il 60%). E anche i voti alle liste di conseguenza crescono, addirittura di oltre il 29%.

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Il centrosinistra si è presentato diviso in Calabria, con l’Italia dei Valori e i Radicali che hanno scelto fin da subito di non appoggiare il governatore uscente Agazio Loiero in favore dell’imprenditore del tonno Pippo Callipo; Loiero ha successivamente vinto le primarie del PD formando un’alleanza con la sinistra. Ma la vittoria del centrodestra, guidato dal sindaco di Reggio Calabria, Scopelliti, è stata schiacciante. Il recupero delle liste di centrodestra rispetto alle Europee è stato enorme, ed è stato accompagnato anche dall’ottima performance dell’Udc, nuovamente premiato dall’alleanza col centrodestra. Le due formazioni di centrosinistra, pur presentandosi divise, guadagnano qualcosa in numeri assoluti rispetto al 2009, ma non arrivano nemmeno al 40%.

ITALIA – 13 REGIONI

Passiamo infine al riepilogo complessivo delle regioni al voto, confrontando il dato aggregato delle 13 regioni di Regionali 2010 ed Europee 2009 per ogni partito. Complessivamente notiamo un calo dell’affluenza assoluto di circa due punti percentuali (il dato affluenza del 2009 si riferisce però al totale nazionale), e un calo complessivo di oltre 4 milioni di voti in meno per le liste (-13,72%).

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Vediamo quindi che bilancio possono trarre i partiti da queste elezioni regionali, escludendo l’esito delle sfide tra i governatori (che hanno visto il centrosinistra confermare solo 7 delle 11 regioni in cui aveva vinto 5 anni fa e il centrodestra conquistarne in totale 6).

Popolo della Libertà: Il PdL rimane saldamente primo partito del centrodestra, tranne in Veneto (dove subisce l’esplosione della Lega, che esprimeva anche il candidato presidente) e nel Lazio, dove però l’assenza della lista nella provincia di Roma ha dirottato quasi tutti i suoi voti potenziali sulla lista di Renata Polverini. Nel complesso, il PdL perde formalmente quasi 9 punti percentuali, che però vengono quasi tutti compensati dagli 8,2 punti presi dalle liste di centrodestra collegati ai presidenti (quasi ovunque espressi dal PdL) e dalle liste minori che già alle Politiche 2008 e alle Europee 2009 si erano presentati nelle liste del PdL (come l’Udeur). Il valore reale del PdL in queste 13 regioni, in occasione di un voto politico con un’affluenza equivalente o simile, dovrebbe facilmente attestarsi sopra il 30%.

Lega Nord: esaltata da molti come la vera vincitrice di queste elezioni, la Lega spicca per la capacità di confermare molti degli elettori del 2009, cosa che le consente di veder crescere la propria percentuale di un punto netto, dall’11,27% al 12,20%. In termini assoluti bisogna però rilevare la perdita di quasi 200.000 voti. La vittoria della Lega dunque sta più nel fatto di avere due suoi esponenti alla presidenza di due regioni grandi e importanti (Piemonte e Veneto) che nei voti presi.

La Destra: Il movimento di Storace, pur presentandosi pressoché ovunque in coalizione col centrodestra, non riesce a ottenere un risultato soddisfacente, anche se il confronto col dato – già negativo – del 2009 è viziato dal fatto che all’epoca si presentò nella stessa lista con altri movimenti minori, in primis l’Mpa di Lombardo. Significativo comunque che anche nel Lazio, con la lista PdL non votabile dai 3/4 degli elettori, la lista dell’ex presidente della Regione non abbia raggiunto il 4%.

[ad]Udc: Il leader dell’Udc, Casini, avrà di che riflettere dall’esito di queste elezioni; potendo scegliere fra tre diverse opzioni, le ha scelte tutte: si è alleato in alcune regioni col centrosinistra, in altre col centrodestra, ed è andato da solo in quelle regioni dove andare con l’uno o con l’altro non avrebbe modificato in alcun modo l’esito. Il risultato è stato che, a fronte di una perdita complessiva di quasi 400.000 voti (e un dato aggregato del 5,5% dal 6,2% che era nel 2009), il partito di Casini risulta molto penalizzato specialmente in quelle regioni (Piemonte, Liguria, Marche) in cui si è alleato col centrosinistra, perdendo rispettivamente il 2,1%, l’1,1% e l’1,4%; viceversa, mentre tiene abbastanza bene o perde lievemente dove corre da solo (si può supporre perché schiacciato dal carattere bipolare della competizione regionale), risulta molto tonico nelle regioni in cui si è alleato col centrodestra, in particolare Lazio, Campania e Calabria, dove aumenta, anche se di poco, la sua percentuale. Ma forse più che Casini sarà il segretario del PD Bersani a doversi interrogaresu quanto sia “naturale” l’alleanza con i centristi, per 15 anni fino al 2008 alleati con il centrodestra.

Partito democratico: Il PD esce frastornato da una tornata elettorale che doveva segnare la riscossa nei confronti del centrodestra e una chiara inversione di tendenza. I dati sono contrastanti, poiché, a fronte di sconfitte inaspettate in regioni chiave come Piemonte e Lazio e a vere e proprie “asfaltature” in Campania e Calabria (oltre alle solite Lombardia e Veneto), il PD conserva tuttavia la percentuale di voti presa l’anno scorso, perdendo meno dello 0,7%: il dato però non tiene conto delle liste collegate ai presidenti – quasi tutti del PD – con cui il dato complessivo del Partito democratico si attesta intorno al 28%. Ma i grattacapi per Bersani, come detto, gli verranno dalle critiche alla stategia delle alleanze (e delle candidature) ben più che da quelle al risultato elettorale, e questo è comprensibile, essendo lui stato eletto sulla base di un programma di alleanze larghe per tornare a battere il centrodestra.

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L'autore: Salvatore Borghese