Regionali 2010: analisi dal seminario S.I.S.E.
Il 10 maggio scorso nella sala del Consiglio Provinciale di Milano (Palazzo Isimbardi) si è svolto, come di consueto dopo ogni tornata elettorale, il Workshop della “Società Italiana di Studi Elettorali” (sito) attualmente presieduta dal Prof. Carlo Fusaro.
Durante la giornata si sono succeduti numerosi interventi, la maggior parte dei quali incentrati su analisi relative alle appena trascorse elezioni regionali. Noi di Termometro Politico abbiamo presenziato all’appuntamento e ne abbiamo tratto alcuni spunti interessanti che proponiamo in questo articolo.
Udc e politica delle alleanze
[ad]Un primo aspetto significativo, messo in luce dal Prof. Roberto D’Alimonte (Università di Firenze), concerne la politica delle alleanze operata dall’Udc in queste ultime regionali. La forza politica centrista perde, rispetto alle elezioni europee del 2009 (nelle 13 regioni dove si è votato), circa il 23% dei voti. Nello specifico, perde il 35% quando corre da sola (effetto “voto strategico”?) e ben il 40% quando si allea con il centro-sinistra, mentre alleandosi con il centro-destra guadagna il 6-7% dei voti.
A prima vista il fattore determinante per interpretare il rendimento dell’Unione di Centro sembra essere la collocazione sull’asse destra/sinistra, ma approfondendo l’analisi scopriamo che non è così. A pesare in modo decisivo sembra essere più che altro il fattore territoriale. L’Udc, infatti, sembra avere un elettorato, ancorché moderato e di opinione, profondamente diversificato: al Nord non trasportabile da destra a sinistra, mentre al Sud facilmente trasportabile da una coalizione all’altra a causa della sua natura clientelare.
Chiari esempi di ciò sono il Piemonte e la Basilicata, due casi in cui l’Udc aveva deciso di allearsi con il centro-sinistra. Nel primo caso vengono smarriti il 50% dei voti rispetto al 2009, al contrario nel secondo caso non ne viene perso neanche uno. Questo a dimostrazione di come una stessa alleanza praticata al Nord possa rivelarsi perdente mentre al Sud, almeno in parte, vincente.
“Personalizzazione della politica”
Altra questione importante riguarda la c.d. “personalizzazione della politica” che può essere misurata attraverso il “tasso di preferenze espresse”ed i “voti ai soli candidati presidenti”. Analizzando quest’ultimi vediamo che essi sono maggiori al Nord, minori al Centro ed ancora minori al Sud. In particolare i valori più alti sono quelli della Toscana, dove il 14% dei voti validi non è accompagnato da un voto di lista, del Piemonte (14%) e del Lazio (11%).
La questione del “tasso di preferenze espresse” appare invece più importante e meritevole di qualche attenzione ulteriore. Come abbiamo avuto modo di vedere in un nostro precedente articolo, la macroarea dove è più utilizzato il voto di preferenza è indiscutibilmente il Sud. Questo rappresenta una costante del nostro sistema politico, che con qualche lieve variazione viene confermata ad ogni tornata elettorale. La novità importante è invece che per queste ultime elezioni regionali gli elettori che accompagnavano il loro voto con l’espressione di una preferenza sono diminuiti invertendo un trend positivo che durava da anni.
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