Domani, 28 ottobre, in Ucraina i cittadini saranno chiamati al voto per eleggere il nuovo Parlamento. Nel paese si respira la vibrante atmosfera precedente le Grandi Occasioni. Una vertigine apocalittica attraversa le sconfinate pianure tra Ovest e Est, come se tutto stesse per cambiare.
La realtà dice però altro. La consultazione elettorale ha infatti un peso specifico rasente lo zero. Tre, le ragioni principali:
[ad]In primis, si tratterà di elezioni parlamentari in un sistema semi-presidenziale in cui il capo dello Stato possiede, quindi, il potere di veto su ogni disposizione legislativa, salvo essa venga approvata da una maggioranza qualificata dei due terzi (traguardo a cui nessuna opposizione sembra poter aspirare);
In secondo luogo, il Parlamento ucraino è oramai organo legislativo non dello Stato ma degli oligarchi e quindi chi verrà eletto conosce bene il vero referente-finanziatore del suo mandato;
In terzo luogo, chi dovrebbe simboleggiare una discontinuità con il disastroso e arrogante modello al Governo non sembra oggi in grado di rappresentare e proporre una prospettiva di cambiamento capace di creare immagini utili a scuotere la società, ad accompagnarne il percorso.
Detto ciò, i sondaggi elettorali consentono di svolgere alcune considerazioni sui possibili esiti. Il partito delle Regioni, espressione del Presidente Yanukovych, sembra poter ottenere un’agile riconferma e prolungare così la protezione dei monopoli dei suoi oligarchi e la ritrovata amicizia tra Kiev e Mosca. Le sue percentuali di consenso variano infatti tra il 27 e il 29%, garantendogli la leadership demoscopica e una salda maggioranza in Parlamento. Il secondo gradino del podio si presume vedrà, a seguito di un’incessante rimonta di Klitschko, una battaglia all’ultimo voto tra il suo partito Udar (15%-17%) e il Fronte del Cambiamento-Batkivshchyna (17%-19%) guidato da Arseniy Yatsenyuk (erede momentaneo di Yulia Tymoshenko). Entrambi presentano una fervente aspirazione europeista e invocano processi di riforme liberali. Ciò che li differenzia è il carisma dei leader e il merito delle loro competenze. Yatsenyuk, avvocato e dirigente politico di lungo corso, Klitschko, prestito sportivo al ring elettorale, di dubbie competenze politiche ma di grande fama nazionale. Il campione del mondo dei pesi massimi è infatti la vera rivelazione della tornata. Sfruttando la popolarità di cui godono le sue imprese sportive, egli è riuscito a raccogliere consensi al di là di ogni rosea aspettativa, divenendo così il vero ago della bilancia parlamentare. Consapevole della posizione acquisita, Klitschko ha inoltre rifiutato venerdì scorso la firma del documento sottopostogli dalle opposizioni unite. Se gli esiti elettorali confermeranno le previsioni demoscopiche egli sa infatti di poter utilizzare il proprio tesoretto elettorale in Parlamento, intraprendendo misure capaci di generare ampio consenso e garantendosi così un vantaggio in termini di nuova popolarità capace di issarlo a principale candidato dell’opposizione in vista delle presidenziali del 2014. Nonostante risulti evidente che il suo appeal politico-elettorale sia frutto della rendita dei suoi successi sportivi, essendosi rivelato più volte semplice attore mediatico di una regia politica più ampia, il popolo ucraino sembra apprezzare, giustificando il suo sostegno con la consolante-sconsolante argomentazione “almeno lui ha tanti soldi, sicuramente non ne ruberà a noi”.
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Tra i restanti aspiranti l’investitura parlamentare, il Partito Comunista Ucraino, grazie ad un rassicurante 10%, potrà agilmente arginare la soglia di sbarramento del 5%. Gli altri due contendenti, Svoboda, espressione del nazionalismo più estremo, e Ucraina Avanti!, forte della candidatura dell’altra faccia-da-copertina dello sport ucraino Andriy Shevchenko, sembra debbano accontentarsi delle briciole elettorali. Il primo, particolarmente radicato nelle regioni dell’Ovest, non dovrebbe superare il 4% dei consensi. Il secondo potrebbe addirittura fare peggio, fermandosi al 3%.
[ad]Nonostante il 70% della popolazione ucraina dichiari la propria sfiducia nelle parlamentari come motore incentivante il cambiamento, sembra evitato il pericolo astensionista. I dati riportano un’affluenza alle urne che dovrebbe oscillare tra il 68 e il 73%, scongiurando così i timori dei candidati rispetto al partito dell’anti-politica. Prevalgono, infatti, nelle intenzioni di partecipazione elettorale, coloro che, nonostante i moniti di condanna alla rapacità della classe politica, percepiscono il voto come un dovere civico (45,2%), garantendo così un’affluenza ai seggi cozzante con il messaggio di sfiducia lanciato alla politica.
Il test più importante, in termini di credibilità internazionale e conseguente futuro avvicinamento all’Unione Europea, si giocherà infine sulla correttezza del procedimento elettorale. Diversi i messaggi che, in questi giorni, le autorità politico-istituzionali hanno lanciato sull’impegno intrapreso per garantire un adeguato svolgimento della consultazione. Non così convinti sembrano però essere i cittadini, i quali nel 37% dei casi si dicono dubitanti sull’assenza di brogli e nel 24% dei casi si dicono addirittura sicuri questi avverranno.
L’unica certezza che possa darsi ad oggi acquisita, anzi rinvigorita dalla scelta dei leader di presentare con toni apocalittici la contesa e i suoi esiti, è il carattere gattopardesco della politica ucraina. Occorre che (fintamente) cambi tutto perché non cambi niente.