Settimana da dimenticare, per le italiane in coppa: sei squadre impegnate tra Champions e Europa League, una sola vittoria (l’Inter in casa con il Partizan), due pareggi (entrambi in trasferta, la Juve in recupero con il Nordsjaelland, Lazio rimontata dal Panathinaikos) e tre sconfitte (il Milan a Malaga, l’Udinese in Svizzera contro lo Young Boys e Napoli in Ucraina col Dnipro). Buttando un’occhiata alle classifiche dei gironi europei vengono i brividi: il Milan, oggi, sarebbe qualificata come seconda, la Juve sarebbe retrocessa in Europa League, Udinese e Napoli sarebbero eliminate, l’Inter è l’unica quasi tranquilla, distante 6 punti dall’eliminazione, mentre la Lazio rischia parecchio, con una classifica del proprio girone che vede le 4 squadre racchiuse in 3 punti di distacco). Ma, come diceva Elio, pensiamo al campionato.
Sabato inizia il nono turno di serie A e le squadre devono guardarsi dalla possibilità di incontrare i primi cedimenti alla stanchezza: nell’arco di 8 giorni, infatti, si giocheranno tre turni di campionato, essendo previsto il secondo turno infrasettimanale della stagione.
[ad]Alle 20.45 torna in scena il Milan, che affronta in casa il Genoa del neoallenatore Gigi Del Neri. Le società sono amiche e, magari, sperano di non farsi troppo male a vicenda. Da un lato c’è il Milan di Allegri, che non iniziava un campionato così male (5 sconfitte in 8 partite) da mezzo secolo. Dall’altro il Genoa che alterna vittorie insperate (lo 0-1 in casa della Lazio) a sconfitte brucianti (da 2-0 a 2-4 con la Roma), ma si trova 2 punti sopra gli avversari. I rossoneri possono sperare nei precedenti, i rossoblu nella cabala: il Genoa, infatti, non espugna la San Siro rossonera dal 25 maggio del 1958, quando uscirono vittoriosi addirittura per 1-5. Quell’anno il Milan aveva iniziato il campionato quasi come questa stagione, con la prima vittoria giunta solo all’8° giornata e la sconfitta subita nel derby. Chissà che la storia non si ripeta.
Domenica, come d’abitudine, si inizia all’ora di pranzo, con la sfida tra la capolista Juventus e il Catania. Si tratta di una partita che i siciliani soffrono maledettamente, nonostante negli ultimi anni sia stato sempre difficile per tutti uscire vittoriosi dal Massimino. Il Catania, infatti, non batte in casa la Juve dalla stagione ’64-’65 (3-1). Da allora 4 pareggi e 4 sconfitte. Quest’anno la speranza è quella di trovare una squadra stanca, magari anche abbattuta dopo il pari di Champions, ma la Juve ha già dimostrato che, se in Europa le cose si fanno difficili, in campionato, finora, non c’è storia, e basta guardare un po’ di statistiche: miglior attacco (con la Roma), miglior difesa, miglior media di possesso palla, squadra che effettua più di tiri in porta di tutte, nonché squadra che ha la migliore percentuale di passaggi riusciti a partita. Insomma, prima in tutto, con poche sbavature. Il Catania può sperare solo nell’impresa.
(per continuare la lettura cliccare su “2”)
[ad]Alle 15, tra le altre, si gioca Bologna – Inter. Si tratta di una partita che in quel di Bologna ci si ricorda soprattutto per una ricorrenza: lo spareggio del settimo e ultimo scudetto rossoblù del 63-64. L’ultimo scudetto del Bologna risaliva ad oltre vent’anni prima e quella stagione, dopo il quarto posto dell’anno precedente (con lo scudetto all’Inter), non prometteva nulla di positivo: le prime due partite videro il Bologna pareggiare prima col Genoa e poi col Torino. Poi la prima rimonta: vittorie in fila e recupero sul Milan, con titolo di campione d’inverno a pari merito con i rossoneri. Il 2 febbraio il Bologna riuscì a battere per 4-1 il Torino in casa, con una partita quasi perfetta. La settimana dopo, a causa della sconfitta del Milan con la Lazio, il Bologna si trovò solo in testa. Ma il 4 marzo il ciclone doping si abbatté sulla squadra felsinea: a seguito dei controlli effettuati dopo la sfida di un mese prima col Torino, 5 giocatori, l’allenatore e il medico furono squalificati per 18 mesi e la squadra penalizzata di 3 punti. La squadra provò a mantenersi in testa alla classifica, ma il 29 marzo perse per 2-1 la sfida in casa dell’Inter e si ritrovò i nerazzurri alle calcagna. Il 16 maggio, però, il CAF annullò le squalifiche a seguito di controlli più accurati: le provette erano state semplicemente manomesse, quella quantità di anfetamine rinvenute erano così eccessive che neanche un cavallo avrebbe potuto sopportarle. Dal 17 maggio a fine campionato le due squadre si ritrovarono appaiate e, alla fine del girone di ritorno, furono costrette a giocare uno spareggio. Il 7 giugno, a Roma, fu giocata la partita che assegnava lo scudetto. Il Bologna riuscì a portarla a casa grazie a un 2-0 dovuto a un autogol di Facchetti e alla rete del solito Nielsen (capocannoniere quell’anno con 21 gol). Fu scudetto.
Alle 15.00 si gioca anche la partita, probabilmente, più interessante del weekend: la Lazio che vuole continuare a stupire, dopo aver battuto il Milan ed essersi così mantenuta a soli 3 punti dalla capolista, va a sfidare al Franchi la Fiorentina di Montella, squadra che, giocando un bel calcio, sta dimostrando di poter puntare in alto. Montella, che da giocatore, ha fatto spesso molto male alla squadra romana, dal primo gol ai tempi della Sampdoria, nel 1997, agli ultimi 4 nel derby di Roma finito 5-1 nel 2002, da allenatore non ha mai perso con la squadra biancazzurra. La Lazio, però, nelle ultime due stagioni ha sempre vinto a Firenze, sempre per 2-1. Sarà una sfida interessante.
Ancora alle 15.00 si giocano anche Pescara – Atalanta, Sampdoria – Cagliari e Torino – Parma, prima dei due posticipi serali che vedranno di fronte il Napoli, voglioso di riprendere la camminata verso la testa della classifica, contro il Chievo e la Roma di Totti contro l’Udinese di Di Natale, autori, in carriera, rispettivamente di 13 e di 11 gol contro la squadra che si ritroveranno di fronte.
di Fabio Maneri