Il Cav. morde, Alfano può diventare leader
[ad]Se fino a ventiquattr’ore fa l’appoggio al governo Monti era coinciso con notizie positive sul fronte processuale, la condanna spezza con un colpo di penna il legame fra il Pdl e l’esecutivo. E per maggiore nettezza il cielo politico creato dal Berlusconi odierno è stato riempito delle nuvole nere del populismo e della sovranità monetaria. Da questo discende la risposta al vetriolo a distanza di un anno della sua derisione al vertice europeo fra Merkel e Sarkozy: “Con i loro sorrisetti hanno assassinato la mia credibilità politica”. Spiega il ritorno al Silvio “stampatore di moneta” ostile al fiscal compact e all’indipendenza della Banca Centrale. Con un abbozzo di programma, dall’abolizione dell’Imu alla sostanziale inibizione dei metodi spicci per recuperare l’evasione fiscale di Equitalia, di certa presa populista e di grande spavento per la coalizione montiana. In attesa di poter tornare a trattare sul tavolo a lui più caro, quello della giustizia.
Oltre non potrà spingersi, perché lo scenario apocalittico di un ritorno anti-euro e da sfasciatore dell’Unione Europea all’estero era stato previsto: un italiano in America, Luigi Zingales condensò questo suo incubo in un editoriale sull’Espresso. Ma la condizione fondamentale per il successo dell’operazione era che Monti fallisse e uscisse di scena da uomo sconfitto dallo spread. Il debito pubblico sarà pure al 126% – Obama per molto meno rischia di lasciarci le penne fra dieci giorni –, le riforme economiche somministrate con dosi da erboristeria, tutto vero, ma il default è stato quantomeno allontanato dall’orizzonte.
Un elemento di speranza, specie per chi nel Pdl vorrebbe trovare finalmente stabilire dopo 18 anni da fedeli scudieri l’emancipazione politica. Sarebbe, quindi, il grande momento di Angelino Alfano. In parte bruciato dalle battute dell’ex premier sulla sua mancanza di “quid” e non sufficientemente midollato da bloccare in estate la minaccia di fare per la sesta volta consecutiva il candidato per Palazzo Chigi, il segretario del Pdl ha fra i piedi un assist rocambolesco per dire almeno questa volta “no” a Berlusconi e cominciare una nuova storia politica almeno con un gesto di discontinuità. Il Cav. Potrebbe finire per odiarlo, ma migliaia di eletti e milioni di elettori – smarriti politicamente dal dover concentrarsi sulla singola disavventura giudiziaria di una sola persona – potrebbero innalzarlo finalmente a loro guida.
Perché alcune volte le leadership nascono con un messaggio televisivo di 8 minuti dopo che la magistratura ha lasciato il campo vuoto, altre volte per la scadenza naturale dei mandati (dinamica conosciuta in Italia solo su base amministrativa), nella maggior parte dei casi col nuovo presidente che si spende in un parricidio del vecchio leader. Renzi docet.