Nel cuore degli swing state. La sfida elettorale americana nel dettaglio
Nel cuore degli swing state. La sfida elettorale americana nel dettaglio
Il New York Times ha presentato una attenta analisi della sfida elettorale tra il presidente Obama e Mitt Romney in grado di compulsare la situazione stato per stato. Obama guida saldamente le proiezioni in stati che contano 185 voti elettorali, ed è ben posizionato in stati che rappresentano altri 58 per un totale di 243, secondo poll e interviste di provenienza bipartisan. Romney ha una posizione ormai solida in stati che contano 180 voti elettorali ed ha buone chance per altri 26 voti, raggiungendo un totale di 206 voti.c’è bisogno di 270 voti elettorali per vincere le elezioni. Alla chiusura della campagna elettorale sette stati che rappresentano 89 voti elettorali – Colorado, Florida, Iowa, New Hampshire, Ohio, Virginia e Wisconsin — sono considerati in bilico.
[ad]Naturalmente l’attenzione degli analisti è concentrata sui cosiddetti swing state, ovvero gli stati spesso di modesta popolazione, ma che in base al sistema elettorale americano sono decisivi nella elezione del presidente. Il lavoro degli attivisti repubblicani e democratici è molto intenso. Ad esempio in Colorado gli uomini di Romney stanno avvicinando piccoli imprenditori ispanici che non hanno mostrato di apprezzare la legge sul sistema sanitaria nazionale.
In questa fase della campagna elettorale gli attivisti concentrano il loro lavoro direttamente sul campo, grazie alle analisi dei flussi elettorali e dei cambiamenti demografici che hanno realizzato nei mesi precedenti. Obama cerca ancora il voto dell’elettorato di giovani, donne e minoranze etncihce, mentre Romney è orientato verso gli elettori bianchi, anziani e conservatori.
Al di là degli swing state veri e propri la campagna di Romney cerca di espandere la battaglia verso la Pennsylvania, il Wisconsin e il Minnesota, tre stati che i democratic considerano sicuri.
Obama ha raggiunto nei giorni scorso il New Hampshire per proteggere i 4 voti elettorali dello stato, utilizzando la chiave del voto anticipato. Naturalmente la più grande paura per i democratici è che l’onda lunga di Romney si rafforzi sempre di più, fino a includere tanto il malcontento per l’economia che la voglia di novità a Washington.
In senso speculare i timori per Romney sono dati dal fatto che l’ondata di entusiasmo abbia già raggiunto il suo apice, e la mobilitazione degli elettori più conservatori e degli indecisi non sia sufficente a sconfiggere Obama.
Riguardo la Florida ad esempio è evidente come sia essenziale per Romney mantenere questo stato per avere qualche possibilità di vincere la presidenza. nel quartier generale di Obama a Chicago l’aria che si respira è molto ottimista a riguardo soprattutto per l’alta percentuale di voto postale e per la grande ondata di giovani cubano-americani nel sud della Florida. Non diversa pare la posizione dei democratici nel piccolo stato del New Hampshire, il quale vale solo quattro voti elettorali, ma ha segnato – ad esempio- la sconfitta di Al Gore nel 2000. Anche il Colorado ha guadagnato per alcuni analisti la qualità di “nuova Florida”, come stato che deciderà le elezioni. Per fare ciò Romney dovrebbe vincere altri quattro stati –New Hampshire, Virginia, Florida e Wisconsin — lasciando ad Obama solo l’Ohio e l’Iowa. Proprio l’Iowa ha un significato speciale per Obama dal momento che nel 2008 vinse i caucus proprio in questo stato. Nonostante il basso tasso di disoccupazione Obama non ha risparmiato energie in questo stato, anche con la sua presenza personale.
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