Termometro Finanziario: l’Italia verso la stretta fiscale, e verso una nuova recessione

Mario Monti, Italia

Termometro Finanziario: l’Italia verso la stretta fiscale, e verso una nuova recessione

 

Mercati in ribasso questa settimana anche se in recupero venerdì grazie al PIL USA che nell’ultimo trimestre è cresciuto in modo meno anemico del previsto. I mercati sono ancora in attesa di un evento che dia un indirizzo, che faccia capire se il 2013 sarà realmente l’anno del recupero oppure sarà ancora l’anno della recessione. Al momento il consenso va verso una crescita molto debole, ma i margini di manovra sono ancora elevati.

[ad]Negli USA, ad esempio, ci sarà da affrontare la questione del fiscal cliff, la stretta fiscale che rischia di avere un impatto sul PIL per 4 punti percentuali, mentre la stagione delle trimestrali si sta rivelando estremamente debole, nonostante le stime fossero state già ridotte nei mesi passati, il che stride, in un certo senso, con una crescita economica meno debole delle attese.

L’incertezza resta grande anche in Europa, dove si voterà, in particolare, in Italia e Germania. Lo stivale è il primo motivo di preoccupazione, visto che il 2013 potrebbe essere l’anno dell’elefante nella cristalleria europea, ovvero l’Italia e il suo enorme debito pubblico. Il governo Monti sta preparando una nuova stretta fiscale che, trasferendo la tassazione dal reddito (IRPEF) ai consumi (IVA) aumenterà il carico fiscale per i due decili più poveri della popolazione, mentre lo diminuirà o lo lascerà invariato per la i decili meno poveri, ricchi e più ricchi. L’IVA, infatti, è un’imposta progressiva rispetto ai consumi, ma è regressiva rispetto al reddito, dunque chi può oggi permettersi il superfluo potrà semplicemente rinunciarvi per attutire l’impatto dell’aumento dell’IVA, mentre chi già fatica a procurarsi l’essenziale subirà maggiori difficoltà a farlo in futuro.

Ovviamente il Parlamento potrà rimodulare la manovra purché a saldi invariati, fanno sapere da Palazzo Chigi, dimostrando che il Governo pare più preoccupato della tenuta dei conti pubblici nel breve periodo che non nel medio periodo, ovvero appena oltre le elezioni. Il problema è sempre lo stesso: buco nei conti pubblici implica (secondo i fautori dell’austerità) stretta fiscale che implica (secondo le più basilari dinamiche economiche) recessione, la quale crea nuovi buchi di bilancio, che implicano nuove strette fiscali e così via (a parità di altre condizioni).

Sembra, in poche parole, che il Governo sia pronto a fare cassa nel modo più semplice possibile, ovvero mungendo la mandria, senza cercare modi diversi per redistribuire il carico fiscale in modo da mitigarne gli effetti recessivi, magari con una riforma fiscale maggiormente incisiva, che pare destinata, ormai, a tornare al mondo dei sogni.

In un momento del genere hanno gioco facile i populismi, come la Tobin Tax, tassa che avrà effetti molto duri per l’economia reale (nuovi disoccupati nel settore, nel popolino, maggiori costi per le imprese), nessun effetto sui piani alti e “oscuri” della finanza (i banchieri, gli hedge fund, i grandi speculatori dovranno solo prendere l’elicottero e andare all’estero) e una stima di gettito che viene continuamente ridotta, e che comunque non tiene conto delle minori entrate in termini di IRPEF, IRES e IVA causate dalla Tobin Tax. Insomma, sembra tutta una boutade volta a dare panem et circenses al popolo, mentre la politica continua a mettere le mani nelle sue tasche.

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Altro sintomo del populismo che morde è invece il lamento di Silvio Berlusconi, che, pur con un partito ridotto a uno straccio nei sondaggi, ha ancora dalla sua una folta pattuglia di persone fra Camera e Senato che potrebbero minare l’unica cosa che ancora tiene in piedi il Paese, ovvero la stabilità del governo. Se questo sarà l’andazzo, sembra proprio che il 2013 sarà l’anno del caos.

[ad]E passiamo ai principali appuntamento macro della settimana. Lunedì andranno in asta BOT a sei mesi, mentre la Germania renderà nota la stima preliminare dell’indice dei prezzi al consumo, misura dell’inflazione, molto cara ai tedeschi. Si attende un dato stabile. Martedì sarà la volta del tasso di disoccupazione tedesco, atteso in lieve rialzo, mentre l’Italia metterà in vendita BTP a 5 e 10 anni.

Il tasso di disoccupazione italiano verrà invece reso noto mercoledì, ed è atteso in lieve rialzo, come pure quello europeo, atteso poco più tardi. Conosceremo, per entrambe le aree, anche il tasso di inflazione (stima preliminare), atteso in frenata rispetta all’anno precedente, ma in rialzo rispetto al mese scorso. Negli USA il PMI di Chicago dovrebbe dare qualche segnale di prossima ripresa economica.

Giovedì conosceremo il PMI manifatturiero cinese, atteso in leggero recupero. Negli USA, oltre agli ultimi jobless claims prima delle elezioni del 6 novembre (previsti sempre sulle 370mila unità), sapremo se l’indice ISM manifatturiero riuscirà a non segnalare tempi bui per l’economia a stelle e strisce.

Tuttavia, come spesso accade, il giorno più importante sarà venerdì. Oltre al PMI manifatturiero italiano (atteso, ovviamente, sempre in depressione), sarà il giorno dell’ultimo report sull’occupazione prima dell’election day e con il quale Obama rischia di giocarsi la rielezione. Se infatti è vero che il mercato del lavoro sembra avere fermato la propria caduta, appare altrettanto reale che veri e propri segnali di ripresa non sono ancora tra noi.