Matteo Renzi non si è affrancato nel corso degli ultimi sette giorni dall’immagine di “amico della finanza” che tanta impopolarità gli sta portando nell’elettorato di centrosinistra. Nel frattempo la campagna canonicamente socialdemocratica – con venature operaiste – ai fini delle primarie fa decollare Pierluigi Bersani. Già la settimana scorsa l’aggancio del sindaco di Firenze sul segretario del Pd era sfumato.
Nel sondaggio Ipsos di ieri sera le prospettive sono ulteriormente migliorate per il front runner: Bersani fra gli elettori di centrosinistra disposti ad andare a votare – su un campione cospicuo di 3.000 persone – arriva al 43%. Due punti in più in soli sette giorni. Mentre il rottamatore arretra al 32%.Dal tentativo di sorpasso al distacco record, il vento di questa campagna incoraggia il cammino di Bersani, che così è passato da 8 punti di vantaggio agli 11 odierni.
E per Renzi c’è poco da provare soddisfazione nel fatto che il 45% dell’elettorato – rispetto al 34% che indica il suo diretto avversario – lo indica come fonte di rinnovamento vero nel Pd. Perché – ha precisato ieri sera Nando Pagnoncelli – i rapporti di forza si ribaltano all’interno dell’elettorato democrat che considera, specialmente dopo le autorottamazioni di D’Alema e Veltroni, il ricambio già in atto con il segretario a guidarlo.
Morale della favola: Renzi in queste settimane si è ulteriormente spostato a destra nella percezione dell’opinione pubblica. L’irrigidimento nelle regole, fra l’altro, disincentiverà parte di questo elettorato deluso dal berlusconismo a presentarsi ai gazebo della coalizione “Italia bene comune” per votarlo. In Bersani – nell’ambito dei progressisti – continua a pagare la strategia opposta, quella di presidiare il territorio più propriamente di sinistra.
Emblematico, ad esempio, il ritorno di un leader nazionale di un partito con aspirazioni di governo ad un comizio in fabbrica. È successo in Toscana lunedì, con la visita alla Nuova Pignone di Firenze e la manifattura Bardazzi di Prato.
Nella corsa a due è rimasto finora adombrata la posizione di Nichi Vendola. Stagna da un mese attorno alla quota 10-13%. Frutto in buona parte di una campagna asfittica e allineata a quella di Bersani nell’aggredire le tesi liberiste di Renzi. Frutto, d’altro canto, del procedimento in corso per abuso d’ufficio.
L’assoluzione di stamane aprirà sicuramente una nuova fase della campagna, quella di battaglia vera per il leader Sel. È lui stesso ad ammetterlo in queste ore: “Dopo l’assoluzione penso che comincerà la cavalcata delle primarie. Finora sono stato frenato”.