Da Nord a Sud, analisi del voto amministrativo

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Da Nord a Sud, analisi del voto amministrativo

Chi ha vinto le elezioni provinciali? Un’analisi partendo dai dati ottenuti dalle liste. L’avanzata della Lega e di Di Pietro. Il calo dei partiti maggiori. La scomparsa della sinistra radicale. Il successo delle liste locali del centrodestra.

ARTICOLO, ANALISI E TUTTE LE TABELLE

 

 

[ad]Nel 2004 alle elezioni provinciali il centrosinistra otteneva, complice anche il divorzio tra Lega e Berlusconi, un successo senza precedenti andando al governo in 50 province su 59. A 5 anni da allora la situazione pare cambiata. Ancora più drasticamente se guardiamo ai dati delle singole liste. Prima di addentrarci nell’analisi però voglio spendere due parole sulla divisione dei dati:

1.Innanzitutto nel centrodestra 2009 come in quello 2004 è già escluso il dato dell’UDC, ormai considerabile in tutto e per tutto un piccolo “terzo polo” in grado di allearsi con entrambi gli schieramenti.

2. E’ invece inclusa nel centrodestra 2009 (tra gli “Altricdx”) La Destra, alleatasi con la coalizione del Premier in province importanti come Torino e Napoli.

3. Il PDL 2004 è dato dalla somma di Forza Italia e Alleanza Nazionale, per via della presenza in numerose province di liste presentate da forze politiche in realtà aderenti al PDL stesso, e il PD 2004 è la somma di DS e Margherita.

4. La “Sinistra” 2004 è data dalla somma del 47% di Rifondazione Comunista (come da congresso), con lo SDI e i Verdi. Il Nuovo PSI è stato inserito nel centrodestra, con cui si presentò nella maggioranza delle province all’epoca.

5. RC-CI 2004 è dato dal restante 53% di Rifondazione Comunista e dai Comunisti Italiani. Non è insomma “depurato” delle scissioni di Turigliatto e Ferrando, considerati tra gli “altri” nel 2009.

Fatte queste dovute premesse, passiamo ai dati.

L’ITALIA CAMBIA COLORE

Nel 2004 il centrosinistra era largamente maggioritario a livello amministrativo. Con il 53% dei voti validi, staccava nettamente il centrodestra, anche considerando questo alleato con l’Udc. La vittoria alle provinciali fu ampia nel numero di amministrazioni non solo grazie alla separazione avvenuta a Nord tra la Lega e il resto del centrodestra. Fu figlia di una vera e propria avanzata in quasi tutto il paese.

Il 2009 offre invece uno scenario diverso: il centrodestra effettua il sorpasso aumentando il proprio peso di 9 punti percentuali, esattamente l’opposto fa invece il centrosinistra che perde 1.8 milioni di voti, soprattutto al Sud.

Interessanti sono soprattutto le dinamiche interne alle due coalizioni. Nel centrodestra il partito del premier mostra le solite e note difficoltà, addirittura arretrando rispetto alla somma di FI-AN del 2004. A trainare la maggioranza di governo ci pensano la Lega (più che raddoppiata come voti assoluti e capace di incrementare il proprio peso di 6 punti percentuali) e le liste minori (liste civiche e partitini). Sommate assieme rappresentano un italiano su cinque, nel 2004 era uno ogni dieci. Senza infamia e senza lode la prestazione del Movimento per le Autonomie del governatore Lombardo che conferma la sua difficoltà ad uscire dai confini siciliani.

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[ad]Nel centrosinistra l’emorragia di voti riguarda soprattutto le forze della sinistra radicale. Divisi e scissi, i due poli (quello comunista di Ferrero-Diliberto e quello rosso-verde di Vendola) perdono insieme più di un milione di voti. Pur riuscendo ad andare meglio rispetto alle Europee, in particolare le forze guidate da Vendola (grazie però soprattutto alle liste del Partito Socialista di Nencini), entrambe le forze vedono e di molto ridotto il loro peso elettorale ed amministrativo. In particolare i comunisti, pur perdendo meno voti dei loro cugini, si vedono fuori da quasi la metà delle amministrazioni provinciali in cui si è votato.
Anche per il Partito Democratico il calo è pesante. Non più prima forza d’Italia a causa del sorpasso del PDL, perde più di cinque punti confermando il calo delle Europee. Questo flusso in uscita è solo parzialmente recuperato dalla crescita del movimento di Di Pietro che si attesta sotto al risultato delle Europee, mentre stabili appaiono le liste locali del centrosinistra.

L’UDC dimostra invece una invidiabile stabilità, aumentando impercettibilmente il suo bagaglio di voti assoluti nonostante il lieve calo di questi a livello nazionale.

IL NORD-OVEST: LA DEBACLE DELLA SINISTRA RADICALE

Il Nord Ovest presenta dinamiche simili a quelle nazionali, fatta eccezione per il PD e per le liste alla sua sinistra. Rispetto alle preoccupazioni espresse, tra gli altri, da Civati e Andrea Mollica, è bene precisare che il PD nel Nord Ovest tiene più che nel resto del Paese, complice anche il fatto che era già debole in queste zone nel 2004. Se perde terreno, nel computo delle amministrazioni, è soprattutto perché la Lega, stavolta, va con il PDL. E cresce. Quanto alle liste di sinistra, invece, calano più che nel resto d’Italia, confermando la debolezza già mostrata alle concomitanti elezioni Europee.

Nel centrodestra è interessante il calo del peso delle liste civiche, contrariamente a quanto visto a livello nazionale. Questo si può spiegare con la presenza della Lega Nord, in grado di presentarsi già lei come forza “civica” e “locale”.

IL NORD-EST: LA LEGA SFONDA IN EMILIA-ROMAGNA

Nelle ultime amministrative il Nord Est è andato al voto soprattutto nelle sue zone più “rosse”. L’Emilia-Romagna, la provincia di Venezia. Posti da sempre considerati se non roccaforti, di certo zone in cui giocare “in casa”. Grazie a questo il PD fu primo partito nel 2004 e rimane ancora oggi primo partito. Il suo principale avversario, il PDL, soffre e cala perdendo voti a favore della Lega.
Proprio la Lega è la vera vincitrice del giro amministrativo nella zona “rossa” del Nord Est. Con un aumento del 168% ed un guadagno di più di 11 punti percentuali riesce ad ottenere risultati simili a quelli del Nord-Ovest (in cui, lo ricordiamo, vi sono le vallate piemontesi e lombarde!). Praticamente inconsistenti le liste civiche, spesso nemmeno presentate. A livello di coalizione è da notare come il centrodestra abbia effettuato il sorpasso rispetto al 2004 passando da -15% a +1%. Anche l’Udc può cantare vittoria, riuscendo ad aumentare i propri voti.

IL CENTRO:  L’ULTIMO BASTIONE DEL CENTROSINISTRA

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[ad]C’è ancora una fortezza per il centrosinistra. Un posto da cui ripartire. Sono le zone rosse del centro. Qui la perdita è pesante, più pesante che al nord. Però qua vi erano anche più voti da perdere. Per questo il centrosinistra rimane ancora la coalizione più forte, con la maggioranza dei voti, ed il PD resta primo partito largamente sopra la media nazionale. Godono di relativa salute, tenendo meglio grazie ai voti in uscita del partito maggiore, anche i suoi possibili “alleati”di sinistra e la lista di Antonio Di Pietro. Il calo però non può lasciare tranquilli.

Ed infatti anche questa fortezza soffre lo stato d’assedio, come dimostrano gli smottamenti nel sud delle Marche e la perdita di Prato città nonché l’accerchiamento della provincia di Roma nel Lazio. Nella zona Sud  l’attacco è portato dal PDL e dalle liste minori del centrodestra. Da Nord scende invece la Lega, capace di aumentare il proprio peso di più di sette volte (ma va detto che nel 2004 proprio non si presentò in molte delle amministrazioni del Centro Italia). Ancora troppo debole, ma già in grado di tallonare i partiti della sinistra in una regione non amica come le Marche (dove poche migliaia di voti la separano dall teoricamente meglio radicate liste comuniste).

IL SUD: LA QUESTIONE MERIDIONALE E LA FORZA DELLE LISTE MINORI

Il crollo delle forze “progressiste” è per quasi la metà concentrato in una zona specifica: il Meridione. Nel Sud il PD non solo perde lo scettro di primo partito, ma scende addirittura sotto il 20%. I socialisti alleati di Vendola limitano i danni, ma perdono la metà dei voti di cinque anni fa. Nel 2004 la differenza a favore del centrosinistra sembrava incolmabile, con 25 punti di distacco. Ora il centrodestra sfiora la maggioranza assoluta dei voti, nonostante l’assenza dell’Udc. Questo mette in serio dubbio la riconferma dei governatori di centrosinistra il prossimo anno alle Regionali (ricordiamo che sono “rosse” tutte le regioni del Sud che andranno al voto nel 2010).

Da cosa è dato il successo del centrodestra? Non certamente dalla prestazione del PDL, di un soffio sopra il 20% in una zona dove nel 2008 ha riscosso risultati eccezionali. La colpa non è però solo del calo di affluenza, come visto alle elezioni Europee. Al Sud il PDL ha un grande avversario, suo alleato: le liste civiche e minori della sua stessa coalizione. Una forza eterogenea in grado di costituire la prima realtà politica del Meridione nel voto amministrativo. Liste locali, guidate da personaggi influenti nelle varie zone. Le vere artefici del successo del centrodestra in grado di sostenere un PDL in affanno e difficoltà, facendo rimanere i voti nel “perimetro”. Calano invece le terze forze, per metà riunite intorno alla pugliese Poli Bortone che punta a seguire l’esempio del Movimento per l’Autonomia di Lombardo in Sicilia.