Dal blog: chi c’è dentro il Movimento 5 Stelle?

Pubblicato il 3 Novembre 2012 alle 20:09 Autore: TP Blog
Movimento 5 stelle

[ad]Ciò che il Movimento intende fare è rompere questi legami mortiferi, rinunciare ad un successo sicuro, prodotto dal clientelismo e dal voto di scambio, per inseguire progetti realizzabili che mirano al bene collettivo dei cittadini. Una forza politica, in un Paese ingessato come l’Italia, non può più continuare ad avere rapporti di servaggio e ossequio nei confronti di ambienti in limine con l’illegalità e della miriade di associazioni, reti d’impresa, istituzioni ecclesiastiche e categorie varie verso le quali mostra piaggeria prima del voto, e riconoscimento quando deve predisporre una legge o firmare una delibera per ripagarsi delle preferenze che queste le hanno procurato. Così si creano le lobby, che si annidano dietro una commissione parlamentare o comunale o regionale, accovacciate nella foschia pronte a riscuotere il credito in quanto portatrici di voti.

Una forza politica, se vuole che la politica diventi una componente decisiva,  deve certamente confrontarsi con i vari membri della società ma non esserne il tornaconto. Un provvedimento in favore di chi ha procacciato consensi servirà a quella ristretta fetta di persone divenute categoria, ma ne scontenterà sempre la maggioranza. Da qui nascono molte scelte che in passato hanno condotto alle baby pensioni per accontentare certo sindacalismo, o leggi opache sul falso bilancio per dare la pappa a taluna imprenditorialità all’italiana. E gli esempi potrebbero richiedere l’aiuto di Diderot per una nuova enciclopedia.

Se la politica vuole riaffermare la sua azione deve essere libera di poter decidere per i cittadini, da cui deve essere giudicata (nel Movimento, ogni sei mesi, ciascun eletto si sottopone al giudizio dei cittadini che possono votare on line per la sua conferma o meno). La politica deve varare leggi neutre e che non abbiano a cuore alcun interesse particolare di lobby, partiti, mafie, ordini e vari. E deve assolutamente dare voce ai cittadini medesimi tramite lo strumento del referendum a cui va tolto il quorum (per qualificarlo) e le leggi di iniziativa popolare che si devono poter discutere in Parlamento. Ad oggi, qualsiasi cittadino può raccogliere 50000 firme per una legge d’iniziativa popolare ma il Parlamento non ha l’obbligo di discuterla e dopo due legislature questa decade come suggerimento legislativo. Come accaduto alla legge d’iniziativa popolare, firmata da 350mila cittadini, sulle Liste Pulite presentata da Grillo nel 2007 (c’era Prodi), mai discussa e destinata a morire con la fine di questa legislatura. Tra l’altro si proponeva di vietare la candidatura ai condannati e di mettere il limite dei due mandati: temi che adesso vengono branditi come vessilli da Governo e partiti, ma che, nel 2007, suscitarono un’ondata unita di pensiero unico che bollò come demagogiche e qualunquiste quelle rivendicazioni popolari e democratiche.

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