[ad]Pierluigi Bersani potrebbe vincere al primo turno, sbaragliando gli avversari con più del 50% dei voti. Ne è convinto Miguel Gotor, uno dei curatori della campagna del segretario del Pd, che oggi è intervenuto a Prato nel corso di un’iniziativa dedicata dal comitato elettorale per Bersani premier. Lo storico e opinionista si è sbilanciato in maniera netta, tanto da motivare i militanti e da convincere al contempo che la speranza sia suffragata da un trend nelle intenzioni di voto. “Abbiamo sondaggi riservati, che ci dicono che vincere sarà difficile, ma assolutamente fattibile già al primo turno – ha esordito, per poi concedere una precisazione dal sapore polemico verso il mondo mediatico –. Parlo di sondaggi riservati e non di quelli che vengono lanciati nel tritacarne della competizione politica come a Ballarò”.
La popolare trasmissione di Raitre – con essa i sondaggi realizzati da Ipsos di Nando Pagnoncelli –, in realtà, non è stata l’unica destinataria degli strali dello storico, che osserva con una certa ostilità l’atteggiamento del mondo dei media verso Bersani: “Sapevamo fin dall’inizio che il mondo mediatico ci sarebbe stato ostile o al massimo neutrale. Rispetto ad un mese fa, però, le cose sono cambiate nel paese e sono cambiate in meglio per la nostra competizione”.
Nel mirino, comunque, ben presto è finito l’avversario diretto di Bersani, il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Con un filo conduttore, il mondo mediatico. “Bersani avrebbe potuto avvalersi della regola dello statuto, che contemplava la candidatura automatica per palazzo Chigi del segretario del Pd. Avrebbe potuto farsi incoronare in un palazzetto dello sport, portando 10.000 persone, arrotolarsi le maniche di una camicia bianca, far vedere dei video”. Gotor ha in breve elencato l’immaginario della comunicazione del rottamatore, offrendo nella storia popolare di Bersani un altro approccio verso il consenso: “Ha sposato uno stile di fare politica improntato al coraggio e alla sfida, altrimenti nella sua vita sarebbe rimasto relegato a Bettola”.
Di contro ha rimproverato la subalternità verso il berlusconismo a Renzi: “Alcuni suoi consiglieri sono stati prima i consiglieri di Berlusconi”. Nella rottamazione, pertanto, Gotor osserva uno dei fumogeni del dibattito politico in vista delle elezioni legislative del prossimo anno. Spingendosi probabilmente oltre il confine della delegittimazione, poco fa a Prato, ha insistito su Renzi gettando un’ombra di intesa con l’ex premier sulla sua candidatura: “E’ uno strumento per dividerci, non è il Demiurgo di questa operazione. Ha ricevuto da altri l’opportunità di candidarsi e lui da ragazzo ambizioso la sta sfruttando”.
Al modello politico di riferimento degli ultimi 20 anni e alla recente sfida della campagna di Renzi, Gotor ha elogiato il caso Pisapia, dove il Pd nel 2011 perse le primarie salvo ottenere uno dei migliori risultati come lista elettorale alle amministrative. “Ha saputo tenere insieme – è stato il riconoscimento – l’ondata di civismo con la disponibilità del Pd a trasformarsi in infrastruttura politica del territorio”. Un elogio non casuale e che si inserisce nel dibattito per le primarie pochi giorni dopo la puntata milanese del format renziano, nella quale – a sorpresa – ha fatto capolino anche il sindaco di Milano, scatenando subito una ridda di voci su un suo endorsement per il secondo turno.