Crisis report Novembre 2012
L’international Crisis Group ha elaborato il rapporto mensile sulle crisi internazionali e sulle loro evoluzioni, il Crisis Watch. Ecco le principali notizie.
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Nuove violenze sono scoppiate nello Stato di Rakhtine del Myanmar (Birmania) il 21 ottobre coinvolgendo le comunità Buddiste e Musulmane. I dati ufficiali segnalano che il bilancio delle vittime del recente focolaio di tensioni inter-comunali, che in gran parte hanno coinvolto la musulmana Rohingya e la buddista Rakhine, è di almeno 89, con 136 feriti e più di 5.000 case date alle fiamme. Più di 30.000 persone sono state sfollate ufficialmente. I gruppi per i diritti umani hanno usato immagini satellitari per dimostrare che Rohingya e altre comunità musulmane sono obiettivo esplicito in questa ultima ondata di violenza.
Il 19 ottobre un’autobomba a Beirut ha ucciso otto persone, tra cui il capo dell’intelligence del Libano Wissam al-Hassan, e decine di feriti. L’opposizione sostiene che vi sia il coinvolgimento siriano e ha chiesto le dimissioni del primo ministro Najib Mikati e del suo governo. L’attacco ha scatenato manifestazioni e scontri nella capitale e in altre città, aumentando le tensioni settarie in Libano: ci si sforza di contenere le tracimazioni derivanti dal conflitto nella vicina Siria.
Nella penisola coreana, Seul ha annunciato il 7 ottobre un accordo con gli Stati Uniti per l’ampliamento della gamma del suo sistema di missili balistici. La Corea del Nord ha condannato la mossa come parte di un piano per invaderla, e ha sostenuto che ha missili capaci di raggiungere il continente americano. Il 19 ottobre Pyongyang – nel suo comunicato più forte degli ultimi mesi – ha minacciato attacchi militari su una postazione dalla quale attivisti sud-coreani hanno in programma di lanciare con un paracadute dei volantini di propaganda per il Nord.
In Guinea-Bissau, un presunto tentativo di colpo di stato attuato il 21 ottobre da un gruppo di soldati del gruppo etnico Felupe è fallito. Sospettato di colpo di stato il leader Pansau N’Tchamá è stato rapidamente arrestato e tre complici sono stati uccisi, scatenando timori di una reazione contro la minoranza Felupe. Il governo ha accusato il Portogallo, l’ex capo di stato maggiore Zamora Induta e il Primo Ministro estromesso Carlos Júnior di coinvolgimento nel colpo di stato. I leader dell’opposizione, d’altra parte, credono che il colpo di stato sia una manovra del governo volta a creare un pretesto per reprimere gli oppositori.
Il Presidente delle Filippine Benigno Aquino ha firmato un accordo di pace con il Fronte islamico di liberazione Moro (Milf), il gruppo di ribelli più grande e meglio armato del paese. L’accordo, che prevede la creazione di un nuovo governo autonomo regionale chiamato Bangsamoro in sostituzione della fallita Regione Autonoma del Mindanao musulmano, è la migliore possibilità degli ultimi anni per la pace. Entrambe le parti hanno avuto cura di sottolineare il duro lavoro che ci attende in termini di attuazione dell’accordo.
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