Elezioni USA: cronaca di due giorni di campagna elettorale in Virginia
[ad]Un’altra entusiasta è la signora Gail, 64 anni, originaria del Texas e recentemente trapiantata qui ad Alexandria: “Finalmente posso votare in uno Stato in cui il mio voto conta qualcosa! In Texas ho sempre votato per i Democratici, ma tanto lì perdiamo sempre! Qui finalmente posso vincere! Andrò sicuramente martedì mattina e mi piacerebbe molto anche potervi aiutare, ma ho avuto un infarto qualche mese fa ed è bene che me ne resti calma a casa. Ma voi andate avanti, bussate a tutte le porte!”.
Meno entusiasta è invece Fred, afro-americano di 52 anni: “Sì, sì, non vi preoccupate, voto Obama. Non che abbia fatto molto per me, ma lo voto lo stesso. La settimana scorsa sono andato a due ore da qui per sentire un suo discorso, ho fatto la fila per altre due ore e non sono nemmeno riuscito a fargli una foto da vicino. Sono molto deluso, ma va bene, voto per lui comunque. A che ora aprono i seggi?”
Alexandria, come detto, è massicciamente democratica, ma la campagna di Obama sta lavorando intensamente per mantenere gli alti margini di vittoria ottenuti nel 2008. Se qui si vincesse solo di misura, vorrebbe dire che la Virginia andrebbe molto probabilmente a Romney, dato il suo vantaggio nel resto dello Stato.
Continuiamo il nostro giro domenica mattina e ci spostiamo 150 chilometri piu’ a sud, nella contea di Henrico, appena a nord di Richmond. La contea di Henrico e’ l’emblema della Virginia politica degli ultimi decenni: storico bastione repubblicano espugnato da Obama nel 2008. I volontari democratici sono al lavoro per mantenere il loro vantaggio nella contea (circa il 10% nel 2008). I volontari che ci accolgono domenica mattina ci dicono che l’obiettivo per questo fine settimana è di bussare ad un milione di porte in tutta la Virginia (ambizioso, a dir poco) e che loro stanno facendo la loro parte.
Il panorama da queste parti cambia radicalmente rispetto ad Alexandria. Le case nei sobborghi di Richmond diventano piu’ sontuose, la cilindrata delle auto cresce, i giardini impeccabili sembrano venir fuori da un dipinto e grossi cani si affacciano da quasi tutti i cancelli. Le insegne di sostegno per Romney si moltiplicano, quelle per Obama sono quasi una rarita’. I volontari democratici qui vanno alla ricerca di quelli che secondo le meticolose statistiche raccolte sono gli elettori “democratici a intermittenza”. Ossia quelli che sono registrati come affiliati al partito, ma che non sempre si presentano alle urne.
Molti di loro aprono volentieri la porta, si affacciano e sorridono. “Si, voto per Obama, ma non mi va di dirlo troppo in giro: qui sono tutti repubblicani” rispondono in molti. Una signora ci va giù duro e ci sussurra “in questo quartiere votano tutti per Romney: è semplicemente disgustoso”. Pochi altri, evidentemente più a loro agio, hanno invece messo il loro manifestino pro-Obama in giardino. “Avete visto il manifesto, no? Sono dalla vostra parte, andate a bussare ad altre porte se volete investire meglio il vostro tempo”.
Contattiamo un centinaio di persone anche qui, molti non sono in casa (è domenica mattina e da queste parti a quest’ora si va a messa), ma chi ci apre è in genere molto disponibile e gentile. In tutta la giornata, solo una signora, evidentemente di cattivo umore, ci caccia via in malo modo.
A giudicare dalle passeggiate di questo fine settimana, la base democratica in Virginia, seppur con qualche eccezione, sembra motivata a rieleggere Obama. Tutto però dipenderà da quanti davvero andranno a votare martedì. In uno Stato così in bilico, poche migliaia di voti potrebbero fare la differenza. Il risultato finale potrebbe quindi essere in mano ai tanti Fred che popolano la Virginia. Sperando, per chiunque decidano alla fine di votare, che il loro voto non sia determinato da una foto scattata o meno.