Russia, la festa nazionale dà la stura alla xenofobia

Pubblicato il 8 Novembre 2012 alle 16:54 Autore: Marco Residori

[ad]Domenica scorsa, 4 novembre, si è celebrata in Russia la “Giornata dell’unità popolare”. Introdotta nel 2004, su proposta del Consiglio interconfessionale russo, la ricorrenza rimembra le eroiche gesta della milizia popolare, guidata dal mercante Kuz’ma Minin e dal principe Dmitrij Požarskij, prodigatasi, il 4 novembre 1612, al fine di liberare Mosca dall’occupazione polacco-lituana. Nell’arco delle ultime edizioni, la giornata, si è trasformata però in palcoscenico per le rivendicazioni degli ultra-nazionalisti che, fiutata la portata mediatica dell’evento, ne hanno istituito la vetrina del loro berciare xenofobo e della loro condanna alla corrotta élite del Cremlino. Il binomio tra xenofobia e antiputinismo trova infatti terreno fertile nella parte di società russa che, dalle prime manifestazioni del dicembre scorso, ha rimpolpato le crescenti membra dell’opposizione. Uno dei suoi principali leader, Alexei Navalny, recentemente eletto a capo del Comitato interno attraverso le primarie telematiche del 20 ottobre, mai ha mancato l’appuntamento con le celebrazioni richiamanti all’unità popolare e mai ha nascosto le sue simpatie per gli orgogliosi striscioni (“Russia for the Russian”) dietro i quali le teste rasate srotolano le loro frustrazioni. Le basi di reclutamento del galoppante nazionalismo, costituite dagli stadi e dai movimenti ultras che in essi prendono vita, varcati i cancelli sportivi, silenziosamente si ingrossano al loro debutto in società. Pensare che i deprecabili sentimenti xenofobi, nella Patria del nazionalismo di Stato, si limitino a ridotti settori della società sarebbe infatti un errore. La capillare diffusione del fenomeno manifesta tutta la propria reale portata in occasioni quali la ricorrenza della scorsa domenica. Un’opposizione, da una parte, dichiarante le proprie intenzioni di riforma democratica dello Stato e, dall’altra, battezzante i fanatici cortei sbandieranti simboli anti-semiti e neo-nazisti, dimostra la naturalezza dello sdoganamento nella società dei sentimenti identitari e del loro radicamento. L’ennesima partecipazione alle manifestazioni di Alexei Navalny, riservatosi il pudore di non sfilare in prima fila (come in altre occasioni), apre questioni sulla sostanza della democraticità dei cambiamenti di cui si fa promotore. Egli, pur conoscendo il proprio ruolo di interlocutore privilegiato in buona parte dei salotti diplomatici, non ha evitato le annuali scorribande delle teste rasate, delegittimando così la sua immagine agli occhi di chi, all’estero, si premura nel sostenere il suo sforzo di opposizione ad un regime ingordo di potere e di controllo.

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Il leader ultra-nazionalista Alexei Navalny

La naturalezza nello sdoganamento dei sentimenti xenofobi, e il loro esteso radicamento all’interno della società, è stata riaffermata inoltre, il mese scorso, dalla pubblicazione del manuale “Guida per Lavoratori Immigrati” (http://spbtolerance.ru/media/2012/09/vostok-zapad-rus.pdf) da parte delle autorità locali pietroburghesi. Il documento, redatto dall’Ong “Sguardo al futuro” su commissione del Comune, possedeva lo scopo di illustrare agli immigrati centro-asiatici (è stato distribuito, oltre che in russo, in tagico, uzbeko e kirghizo) pratiche di buona condotta volte a facilitare la loro integrazione nella società russa. Ciò che crea sgomento, oltre alla perplessità suscitata dall’indicazione di alcune pratiche di comportamento da tenere in pubblico (evitare di indossare vestaglie o tute sportive abbinate a scarpe laccate, evitare di stare accovacciati sui talloni per strada, non cucinare sui balconi o per strada), è la rappresentazione grafica dei personaggi del fumetto-vademecum. Se i premurosi protagonisti russi sono infatti rappresentati con sembianze umane, i laboriosi lavoratori centro-asiatici prendono le sembianze di un rullo da vernice, una cazzuola, un pennello e una scopa, chiaro riferimento al ruolo assegnato loro dalla società russa e pesante etichetta di benvenuto difficilmente removibile.

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L'autore: Marco Residori

Marco Residori, studente presso il corso di laurea "Mass media e Politica" della facoltà di Scienze politiche "Roberto Ruffilli" (unibo), nato nel 1988 e cresciuto a Milano. Aree di interesse/ricerca: sociologia dei consumi culturali e comunicativi, zone di frontiera tra ue-nuova europa (nuove russie e balcani) attualmente vive in Ukraina. Il suo blog personale è "Crossbordering"
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