[ad]Le elezioni americane di quest’anno sono storiche per diverse ragioni. La piu’ importante di tutte e’ che il candidato democratico e’ un afro-americano. E’ la prima volta che questo accade. Molti potranno pensare che non sia poi sta gran cosa. Non e’ cosi’.
Stiamo parlando di un paese che fino a 150 anni fa considerava legale la schiavizzazione dei neri, fu necessaria una guerra civile che duro’ oltre 4 anni con molti spargimenti di sangue per imporre la fine dello schiavismo, quella era gente che non era molto ragionevole da questo punto di vista anche perche’ grazie allo schiavismo ci facevano profitti enormi e come cantava Pino Daniele “n’copp ‘e soldi a’ gente nun guarda ‘n faccia a nisciun’”. Un paese dove non c’era uguaglianza di diritti tra bianchi e neri fino a meno di 50 anni fa. Un paese dove il razzismo permea la cultura dominante di molti stati a tutt’oggi.
Persino i piu’ distratti non faranno fatica a crederci vista la messe di film holliwoodiani sul tema che ci ha inondato per anni.
Il fatto e’ senza dubbio rilevante e costituisce molto piu’ una novita’ rispetto alla candidatura a vicepresidente di una donna per il partito repubblicano come e’ avvenuto per Sarah Palin scelta a sorpresa da McCain. Quest’ultima cosa era gia’ avvenuta nel campo democratico nel 1984 quando il candidato Walter Mondale scelse come compagna di ticket presidenziale Geraldine Ferraro (scelta poi rivelatasi infelice sia per l’incapacita’ intrinseca della donna sia per gli scandali riguardanti il marito di lei, il risultato fu una sconfitta catastrofica in favore del presidente uscente Ronald Reagan).
C’e’ una forma di sessismo nella societa’ americana, le donne vengono viste come meno capaci e come inadatte ad un ruolo di comando, tuttavia non sono infrequenti i casi di governatrici senatrici o deputate. Nel caso dei candidati di colore abbiamo invece non solo una sorta di sottovalutazione ma anche una forma di disprezzo e di odio da parte di larghi strati della parte dominante della societa’ ovvero i WASP (white anglo saxon protestant).
Essere presidente non e’come essere governatore o senatore, e’ la carica piu’ alta e senza alcun dubbio molti bianchi americani si farebbero cavare un occhio piuttosto che accettare il fatto che un nero diventi presidente degli USA.
Questa e’ una delle ragioni per le quali ritengo l’umanita’ meritevole di estinzione.
Questo corpo cancrenoso coincide in gran parte con l’establishment dei repubblicani americani e con i loro alleati, negli USA ed altrove.
I democratici piu’ che altro questo genere di dominio lo hanno subito o ci si sono adeguati per un bel pezzo prima di provare qualche forma di reazione.
Se le mie parole possono sembrare espressione di odio (non certo razzismo non essendo essi una razza ma solo una associazione criminale) sappiate che Howard Dean, segretario del partito democratico americano, ha esternato lo stesso odio e lo stesso disprezzo in questi anni. Per chi si ritiene fan del “buonismo” sappia che Howard Dean ha preso il comando di un partito allo sbando e lo ha portato in pochissimo tempo (grazie anche ad altri fattori di cui parleremo in un altro post) a prendere il controllo sia del Senato che della Camera, e presto forse anche della casa bianca, questo per fare capire quanto sia ridicola l’argomentazione addotta da alcuni leader del PD italiano per giustificare la loro mancanza di nerbo nel rispondere agli attacchi, il buonismo non e’ un modo per vincere ma per perdere certamente. Alla faccia dei buonisti che porgono l’altra guancia non capendo che il vero obbiettivo di questa gente spietata e capace di tutto non e’ la guancia ma il collo, e che non sono li per ferire ma per uccidere.
A volte accarezzo l’idea di vedere vincere McCain sapendo che questo comportera’ una accelerazione all’inevitabile declino americano di cui si e’ parlato in un precedente post. Ma l’idea di veder vincere questi repubblicani, razzisti, avidi, guerrafondai, che nascondono dietro la parola patriottismo una forma becera di imperialismo, che nascondono dietro un fanatismo religioso la voglia di oscurantismo e di controllo assoluto, mi da troppo fastidio. Per questo in un modo o nell’altro faccio il tifo per Obama (penso che comunque la cosa non sorprendera’ nessuno).
Dopo questo preambolo torniamo al tema del post. Quanto vale il razzismo da un punto di vista elettorale? Sara’ danneggiato Obama da questo fatto?
Teniamo presente alcune cose. Innanzitutto il voto razzista non va ai democratici da oltre 40 anni. Nel 1964 infatti Lindon B. Johnson promulga il “Civil Rights Act” in favore dei neri americani. Molti bianchi del sud (ovvero gli stati della vecchia confederazione sconfitta nella guerra di secessione da Lincoln tra il 1861 ed il 1865, quindi Virginia, Alabama, North carolina, South Carolina, Mississipi, Texas ecc…) voltarono le spalle facendo diventare quella che era sempre stata una roccaforte democratica una roccaforte repubblicana, con pochissime eccezioni riguardanti singoli stati in poche delle seguenti elezioni e sempre perche’ si trattava di votare qualcuno del sud come Carter o Clinton.
Detto questo e’ abbastanza chiaro che l’impatto sulla corsa dovrebbe essere gia’ scontato nei sondaggi, e chi e’ apertamente razzista dovrebbe gia’ essere abbondantemente contato come sicuro elettore di McCain.
Secondo questo studio questo fattore interessa almeno il 15% della popolazione americana, per chi volesse approfondire c’e’ questo interessante articolo:
http://www.politico.com/news/stories/0408/9761.html
Da questo articolo si deduce una cosa importante, cioe’ che molti non dicono apertamente di essere razzisti ma vivono l’idea di votare un nero con estremo disagio.
Questo e’ quello che viene chiamato Bradley Effect.
Il nome viene da Tom Bradley candidato governatore della California nel 1982, era stato sindaco di Los Angeles per diversi anni ed era favorito nei sondaggi.
Nelle urne perse nettamente, segno che chi aveva risposto ai sondaggi non aveva detto la verita’ ed aveva celato il proprio intento dietro una dichiarazione di indecisione.
Perche’ la gente non disse la verita? Perche’ e’ nella natura umana mentire quando c’e’ da dire qualcosa che potrebbe gettare discredito verso chi la deve dire. Discredito di qualsiasi forma. Molti semplicemente non volevano sentirsi dire di essere razzisti, o semplicemente non volevano che l’intervistatore dall’altro capo del telefono pensasse questo.
Il discorso non vale solo per il razzismo e non solo per gli USA. Nel 1992 i Tories erano dati perdenti dai sondaggi e vinsero, si disse che era a causa degli “shy tories” ovvero i conservatori timidi che non avevano risposto ai sondaggi ma erano andati a votare. In Italia c’e’ un 6% di persone che sistematicamente si vergogna di dire che vuole votare o che ha votato il nano. Non importa se l’interlocutore dall’altra parte non sa quale sia il tuo voto (per esempio negli exit-poll dove sei chiamato a riprodurre in maniera segreta lo stesso voto che hai dato pochi minuti prima nell’urna reale), e’ una cosa psicologica contro la quale c’e’ poco da fare visto che loro stessi non sanno perche’ hanno votato il nano. Questi stessi magari agli amici avevano detto che avrebbero votato altro perche’ si vergognavano, per poi confessare in caso di vittoria fornendo spiegazioni puerili. Trattandosi di una scelta irrazionale, senza alcuna logica ed il piu’ delle volte addirittura autolesionista, la spiegazione assume talvolta connotati grotteschi (tipo “se mi devono rubare almeno voglio che lo faccia qualcuno che lo sa fare bene e non in maniera confusa come quegli altri li’”).
Per fare un esempio lampante basti pensare ai sondaggi sul sesso fatti dalle riviste patinate femminili. Ce ne sono a iosa. I risultati se incrociati danno degli esiti esilaranti. Gli uomini tendono a dire di aver fatto molto piu’ sesso di quanto abbiano in realta’ fatto e le donne molto meno, lasciando supporre che il sovrappiu’ di sesso dei maschi sia stato consumato con delle extraterrestri.
Immaginate un ragazzo del liceo (di quelli della borghesia bene) timido, che ha appena preso un “palo” dalla propria compagna di classe e che gia’ di suo muore dalla vergogna all’idea di tornare in classe il giorno dopo, che risponde al telefono alla signorina che le chiede quando ha fatto sesso la prima volta. Che volete che dica? Farfugliera’ una balla, rosso in faccia e con la voce tremante. In fondo sta parlando con una che lui non conosce ma che conosce lui visto che lo ha appena chiamato al numero di casa.
Situazione opposta la ragazza risponde al telefono all’intervistatore, gli potra’ mai dire che ha appena finito di scopare con il socio del padre di 20 anni piu’ grande di lei?
Decisamente no.
Se dall’altra parte c’e’ qualcuno che fa la domanda la reazione in base al grado di “vergogna” (ma anche solo alla voglia di compiacere per quieto vivere, se sai che ti ha chiamato un sondaggista notoriamente vicino al PD per un sondaggio elettorale gli dici che voti PD anche se non e’ vero, a volte lo si capisce dall’inflessione della voce dell’intervistatore) non ci si puo’ sorprendere se i sondaggi poi non riescono a fotografare la realta’ con la dovuta precisione. Se qualcuno pensa che questo effetto dovrebbe essere scontato e calcolato dai sondaggisti basti pensare che tutti gli istituti di sondaggio in Italia hanno commesso lo stesso errore nel 2006 e nel 2008, e che negli altri paesi non fanno certo meglio.
Ricapitolando potremmo riassumere il Bradley Effect come quella deviazione nei sondaggi che li rende meno accurati ed attendibili, deviazione dovuta alla voglia di evitare conflitti con l’interlocutore, alla voglia di non essere giudicato male o semplicemente alla voglia di compiacere chi ti fa la domanda.
Questo potrebbe rendere i sondaggi a favore di Obama non attendibili e presentare delle amare sorprese per il partito democratico americano, ma non e’ certo. C’e’ anche chi suppone che siccome si fanno solo telefonate ai numeri fissi il campione non includa abbastanza giovani, che hanno oramai solo il cellulare, che come si e’ ormai capito sono a favore di Obama con percentuali molto alte. Secondo quest’ultima ipotesi infatti ci sarebbe almeno un 2% da aggiungere in media ai valori di Obama per ottenere un risultato piu’ attendibile. Questa ipotesi fu fatta anche 4 anni fa con Kerry ma non si dimostro’ valida, ora si dice che l’appeal di Obama tra i giovani e’ sensibilmente superiore a quello di Kerry, il che e’ ragionevole ma tutto sta a capire in che misura la cosa incida. L’effetto “razziale” e l’effetto “cellulari” potrebbero persino compensarsi.
Un brillante studio del blog “538″ dimostra l’esistenza di un “Reverse Bradley Effect” in molti stati del sud, nei quali i neri tendevano a non dire che votavano Obama per non mostrarsi razzisti al contrario. Per quanto possa sembrare strano e’ cosi’. Questo effetto addirittura supera quello che va nella direzione opposta. Almeno questo si e’ visto durante le primarie del partito democratico nella lotta tra Obama e la mitica gallina da combattimento Hillary Clinton. Attenzione, quelle primarie sono state fatte solo tra gli iscritti al partito democratico e non su tutto l’elettorato, quindi il campione potrebbe non essere comunque rappresentativo. Chi si vuole leggere l’intero articolo lo trova qui:
http://www.fivethirtyeight.com/2008/04/reverse-bradley-effect-fact-or-fiction.html
in questo grafico si capisce chiaramente che c’e’ una distinzione molto forte tra gli stati del nord (con la scritta in rosso) e gli stati del sud (con la scritta in blu).
Nel sud infatti i sondaggi sulle primarie hanno sottostimato notevolmente il risultato effettivo ottenuto poi da Obama.
Considerando che il campione non e’ comunque rappresentativo di tutta la popolazione c’e’ da credere comunque che Obama possa avere un leggero vantaggio al sud ed un leggero svantaggio al nord soprattutto negli stati dove la percentuale dei neri e’ intorno al 10%. Cioe’ Obama sembra andare meglio rispetto ai sondaggi dove i neri sono talmente pochi da poter essere ignorati come in Vermont (puo’ sembrare strano ma Obama e’ andato benissimo in stati “bianchissimi” dove i neri non essendo percepiti come una minaccia non hanno generato alcun razzismo dovuto a paura) o talmente tanti da non poter essere “segregati e ghettizzati” come per esempio nella citta’ di Washington.
Cosa succedera’ a novembre? Non so ma se vogliamo tenere d’occhio uno stato che potrebbe rivelarsi decisivo e che potrebbe essere interessato al “Reverse Bradley Effect” (visto che l’effetto razziale e quello cellulari potrebbero compensarsi) allora suggerisco di puntare gli occhi sulla Virginia. Stato mai come in queste elezioni in bilico. Se invece ci vogliamo focalizzare sul Bradley effect diretto dovremo andare in stati del mid-west come Wisconsin e Michigan. Guardate questo video, l’ottimo Chuck Todd spiega che molti degli indecisi di questi 2 stati molti sembrano essere molto attenti ai problemi economici, sono molto critici sulla guerra in Iraq, sono veramente stufi dell’amministrazione Bush, dicono che voteranno democratico sia alla camera che al senato, ma poi se gli chiedi chi voteranno alla presidenza si bloccano, ti dicono che sono indecisi ma non ti vogliono dire perche’… Secondo Chuck Todd Obama deve ottenere una base solida di voti certi di almeno il 48% in questi stati altrimenti puo’ avere problemi seri e brutte sorprese. Il video lo trovatre cliccando qui: