L’America cambia “pelle”… ancora una volta, e non cambia solo il colore…

Pubblicato il 27 Ottobre 2008 alle 09:04 Autore: Gianluca Borrelli
L'America cambia: un poster di Obama in Colorado

[ad]L’america a differenza dell’Italia e’ un paese dinamico che cambia in fretta.
Non ha molta storia alle sue spalle, gli edifici piu’ antichi risalgono alle missioni spagnole del diciassettesimo secolo, ma non vi aspettate chissa’ che, il resto viene rinnovato e fagocitato in fretta di generazione in generazione.
I cambiamenti architettonici riflettono in realta’ la fluidita’ sociale, la freschezza e la giovanilita’ dell’ideale americano, che rifugge stagnazioni e ammuffimenti guardando sempre al futuro e mai al passato. Non ci sono grandi drammi nella mobilita’ del lavoro perche’ in america anche nei periodi difficili e’ sempre possibile avere una opportunita’, Le classi sociali sono piu’ permeabili che altrove, questa e’ la chiave del tanto decantato “sogno americano”.
Questa vitalita’ si riflette anche nelle dinamiche politiche ed elettorali.

Certo rispetto a qualche anno fa fa sensazione che un afro-americano sia sul punto di diventare Presidente degli Stati Uniti, sopratutto se pensiamo che solo 44 anni fa gli afro-americani non godevano degli stessi diritti dei bianchi (fino cioe’ al “Civil Rights Act” promulgato la Lindon B. Johnson nel 1964), e che addirittura fino a 150 anni fa i neri erano in schiavitu’ in molti stati del sud (fino alla guerra di secessione vinta da Lincoln che sosteneva l’abolizione dello schiavismo). Avevamo gia’ parlato del razzismo nelle elezioni americane, qui invece scendiamo ancora piu’ in profondita’ nell’analizzare cio’ che cambia sottotraccia nel tessuto sociale americano.
A parte questo aspetto certamente non secondario, ma contingente, si puo’ osservare  uno dei  piu’ profondi mutamenti sociali e demografici americani degli ultimi anni,  rispetto all’andamento delle elezioni. E’  un mutamento carsico qualcosa che demolisce alla base certezze solidificate negli anni e viene fuori osservando dei dettagli come quello che stiamo per introdurre e che da’ la misura di come i cambiamenti a volte assumano la caratteristica di autentici ribaltamenti:

Mentre nel 1976 i democratici (Carter) vincevano gli stati piu’ poveri e i repubblicani i piu’ ricchi ora accade l’esatto opposto (sebbene per i repubblicani continuino a votare in maggioranza gli stra-stra-stra-ricchi che pure sono tanti in america ma non cosi’ tanti da incidere sensibilmente). Questo articolo, che evidenzia questo incredibile ribaltamento, e’ da antologia:
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2008/06/28/AR2008062802124.html?hpid=topnews

pensate che dei 12 stati piu’ ricchi nel 2004 ben 10 andarono saldamente a Kerry e solo 2 a Bush.

Quali sono questi 2 stati?

Facciamo un’altra domanda.

Ci sono 2 stati che sono repubblicani dal 68 quasi senza soste e che ora sembrano essere decisamente nel mirino di Obama piu’ di tutti (Ohio, Iowa NH e NM sono swing state che sono sempre nel mirino a prescindere io parlo di 2 stati dei quali qualche anno fa non si sarebbe parlato nemmeno per scherzo di metterli nella colonna democratica).

Questi 2 stati sono il Colorado e la Virginia.

L'America cambia: un poster di Obama in Colorado

Come il nostro Lorenzo Pregliasco ha spiegato in questo suo eccellente video, se questi 2 stati andassero ad Obama la mappa cambierebbe in maniera talmente radicale da rendere possibile la vittoria dei democratici anche se essi perdessero Ohio, Florida e Pennsylvania, i 3 grandi stati che fino ad ora si erano ritenuti assolutamente indispensabili per essere eletti presidente degli Stati Uniti. La cosa comporterebbe una svolta epocale rispetto alle elezioni precedenti.

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L'autore: Gianluca Borrelli

Salernitano, ingegnere delle telecomunicazioni, da sempre appassionato di politica. Ha vissuto e lavorato per anni all'estero tra Irlanda e Inghilterra. Fondatore ed editore del «Termometro Politico».
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